Still Alice – Perdersi: un film per emozionarsi

Adoro Julianne Moore e tutti i suoi lavori, oggi ho visto il film in cui lei è stata premiata come migliore attrice agli Oscar 2015: “Still Alice”, in cui una donna si racconta, racconta la sua malattia, le sue perdite, le sue gioie e dolori, ma contrariamente a tanti altri film drammatici, il tema della malattia viene affrontato senza nessuna retorica, viene mostrata sola la pura sincerità di una donna con sintomi inesorabili, restando sempre concentrati sulla persona, su di lei, Alice.

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 Alice Howland è una professoressa di letteratura, poco più che cinquante, con un legame speciale con parole e comunicazione. Comincia a soffrire di Alzheimer, il primo segnale le arriva mentre sta tenendo una conferenza e non trova più le preziose parole per portare avanti il discorso. Una seconda avvisaglia le sovviene quando sta facendo jogging, Alice si perde, seppur facendo il suo giro abituale, non capisce dove si trova e non riconosce l’ambiente che la circonda. In lei la preoccupazione cresce in modo esponenziale, decidendo di sottoporsi ad alcuni accertamenti medici, le viene diagnosticato un esordio precoce di perdita della memoria. È insieme all’amorevole marito che rende nota la situazione ai tre figli ed è toccante il rapporto che Alice vivrà soprattutto con la più piccola e ribelle, Lydia. Il tempo passa e lo spettatore è sempre più chiamato a seguire il dramma fisico ed emotivo della protagonista, che vedrà sfumare la sua identità, personalit e tutto quello che ha costruito, ritrovandosi a vivere giorno per giorno, momento per momento.

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Penso di aver pianto più dei tre quarti del film e soprattutto alcune frasi mi hanno toccata particolarmente. Le voglio condividere con voi e chissà magari qualcuno verrà toccato nel profondo proprio come me :)

Non sto soffrendo. Io sto lottando. Sto lottando per rimanere parte della vita. Per restare in contatto con quella che ero una volta. Così, vivi il momento, è quello che mi dico. E’ davvero tutto quello che posso fare, vivere il momento. (Alice)

Vedi, non è sempre lo stesso…voglio dire, ho dei giorni buoni e dei giorni brutti. Nei miei giorni buoni mi sento, come dire, come una persona normale, in quelli brutti mi sento come se non riuscissi a ritrovare me stessa. Insomma, io mi sono sempre definita in base alla mia intelligenza, alla proprietà di linguaggio, alla capacità di argomentare, e adesso certe volte ho la sensazione di vedere le parole che galleggiano davanti a me e non riesco a raggiungerle e così mi perdo, non so chi sono e cosa perderò ancora. (Alice)

Se pure sto soffrendo, io mi sto battendo. Sto lottando per restare parte della realtà. Per restare in contatto con quella che ero una volta. (Alice)

Perché niente è perso per sempre, in questo mondo c’e una sorta di progredire doloroso: desideriamo ciò che abbiamo lasciato indietro, e sogniamo ciò che è avanti. O almeno credo che sia così! (Alice)

Buongiorno. È un onore essere qui oggi. La poetessa elisabeth bishop una volta ha scritto “l’arte di perdere non è difficile da imparare”. Così tante cose sembrano pervase dall’intenzione di essere perdute che la loro perdita non è un disastro. Non sono una poetessa. Sono una persona che convive con l’esordio precoce dell’alzehimer e, in quanto tale, mi trovo ad apprendere l’arte del perdere ogni giorno. Perdo l’orientamento, perdo degli oggetti, perdo il sonno ma soprattutto perdo i ricordi. In tutta la mia vita ho accumulato una massa di ricordi che sono diventati in un certo senso più preziosi tra tutti i miei averi. La sera in cui ho conosciuto mio marito, la prima volta in cui ho tenuto tra le mani un libro, la nascita dei miei figli, le amicizie che ho fatto, i viaggi per il mondo. Tutto quello che ho accumulato nella vita, tutto quello per cui ho lavorato con tanto impegno ora inesorabilmente mi. Viene strappato via. Come potete immaginare o anche come sapete questo è atroce. Ma c’è ancora di peggio. Chi ci può più prendere sul serio quando siamo così di santi da quello che eravamo? Il nostro strano comportamento e il nostro parlare incespicante cambia la percezione che gli altri hanno di noi e la nostra percezione di noi stessi. Noi diventiamo ridicoli, incapaci, comici ma non è questo che noi siamo. Questa è la nostra malattia e come qualunque malattia ha una causa, ha un suo progredire e potrebbe avere una cura. Il mio più grande desiderio è che i miei figli, i nostri figli, la prossima generazione non debba affrontare quello che sto affrontando. Ma tornando all’oggi sono ancora viva. So di essere viva. Ho delle persone che amo profondamente, ho delle cose che voglio fare nella vita. Me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le cose ma ho ancora dei momenti nella giornata di pura allegria, di gioia e vi prego non pensate che io stia solo soffrendo. Seppure sto soffrendo io mi sto battendo sto lottando per restare parte della realtà, per restare in contatto con quella che ero una volta. Così “vivi il momento” è quello che mi dico. È davvero tutto quello che posso fare vivere il momento è non massacrarmi più del necessario per imparare l’arte di perdere. Una cosa che cercherò di conservare è il ricordo di aver parlato qui oggi. Se ne andrà lo so che se ne andrà. Potrebbe essere già sparito domani. Ma è talmente importante per me parlare qui oggi come la mia vecchia ambiziosa me stessa che era tanto affascinata dalla comunicazione. Grazie di questa opportunità. Ha un importanza enorme per me. Grazie. (Alice, tiene un discorso per chi soffre di Alzheimer come lei)

Posso vedere le parole che galleggiano davanti a me ma non riesco a raggiungerle, e non so più chi sono e cosa perderò ancora. Odio quello che mi sta succedendo. (Alice)

Volo notturno per San Francisco: inseguire la luna attraverso l’America. Dio, quanti anni che non salivo su un aereo. Arrivati a 11.000 metri abbiamo raggiunto la tropopausa, la grande fascia di aria calma. Con l’ozono che è lì, soltanto a un passo. Sognavo di arrivarci. L’aereo ha superato la tropopausa, l’aria tranquilla, ed è giunto al bordo esterno, all’ozono sfilacciato e lacerato in brandelli consunti simili a vecchie tele di sacco. E questo era impressionante. Ma ho visto qualcosa che potevo scorgere solo io per la mia capacità di scorgere certe cose. Anime stavano salendo, dalla terra, laggiù in basso. Anime di defunti, di persone morte per la fame, per la guerra, le epidemie. Salivano fluttuando come paracadutisti al contrario. Con le mani sui fianchi, ruotavano e giravano. E le anime univano le mani, si agganciavano alle caviglie formando una trama, una grande rete di anime. E le anime erano molecole di tre atomi d’ossigeno, erano di ozono. II bordo esterno le assorbiva ed era riparato. Perché niente è perso per sempre. In questo mondo c’è una sorta di progredire doloroso. Desideriamo ciò che abbiamo lasciato indietro e sogniamo ciò che è avanti, o almeno credo che sia così. (Lydia)

Se avete qualche film da consigliarmi ho le orecchie e gli occhi sempre aperti! :)

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