La cucina é una questione di “Karma”

A PARLARE di locali e ristoranti in genere mi trovo sempre un po’ in difficoltà perché l’idea che sfiora (o bombarda) la maggior parte delle menti è che si sta facendo pubblicità. E non mi piace. Però la storia di Nitin Dogra e del suo “Karma” sarebbe un peccato non raccontarla.

È la storia di una rinascita fra due culture, quella indiana e quella italiana, che alla fine festeggia la sua riuscita sull’epica breve di una torta e che mostra come la bontà – di cuore, di materie prime, di formazione professionale e pure di destino – raggiunga traguardi ambiti e ricompense meritate.
Nitin Dogra, ristoratore originario dell’India del Nord che ha vissuto in Italia fin da quando era piccolo, ha appena festeggiato i due anni di attività del suo ristorante etnico e lo ha fatto con una torta preparata per l’occasione da Antonio Calosi, un genio della pasticceria di casa nostra, che da qualche mese collabora con il “Karma” preparando dessert dove la tradizione è quella orientale ma l’invenzione è sua. Una collaborazione di successo, declinata al sapore di mango, cioccolato, cocco, riso, ginger… Le suggestioni fra una tradizione e l’altra si inseguono e si riflettono fino a produrre un concerto di sapori capace di farsi ricordare.

Ma la storia del “Karma” è anche e soprattutto la storia del suo fondatore, Nitin, un figlio d’arte – la famiglia ha una lunga tradizione nella ristorazione – che ha vissuto fra due mondi, l’India e l’Italia, innumerevoli esperienze formative prima che il suo karma, appunto, gli indicasse che era il momento di mettere a frutto le conoscenze maturate in tanti anni di pratica. Aprire un ristorante etnico – che non sia cinese o giapponese – in una città di provincia è una sfida coraggiosa, richiede impegno, dedizione e molta, moltissima capacità, almeno quanta ne serve per farsi apprezzare tanto da avere i tavoli pieni ogni sera. Nitin lo ha avuto questo coraggio, ha seguito il suo karma e si è buttato. Lui dice che è stato sempre il karma che ha messo sulla sua strada prima un nuovo membro dello staff, che ha impresso una svolta “ecologica” alla filosofia etnica del ristorante – adesso usano quasi tutte materie prime a km zero e per i bambini solo bibite senza caffeina e con lo zucchero di canna al posto degli edulcoranti abituali – e poi Antonio, capace di scrivere parole nuove nel dizionario della pasticceria di tradizione orientale. Nonostante ci abbia provato, ancora non ho digerito completamente un concetto complesso come quello della filosofia del karma, appunto, ma l’idea che dietro la nascita di una cucina capace di dare emozioni ci sia un percorso di formazione personale oltreché professionale mi piace moltissimo. É un fiore di speranza nel nostro quotidiano spesso indifferente e un po’ scettico.

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Fra i molti piatti deliziosi, mi piace segnalare del “Karma” i dolcetti al mango e cocco, l’antipasto Dosa, una crêpe di farina di riso e legumi con ripieno di verdure e, ovviamente, il Chicken Tikka Masala e il Chicken Tikka semplice. Io normalmente beve tè , ma ci sono anche vini e birre per chi li preferisce.
Come canta Ruggeri, il futuro è un’ipotesi, ma per Nitin Dogra il futuro è Karma.

http://www.ristorantekarma.it

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