In questi giorni impazzano sul web ricette di dolcetti a forma di pipistrelli, fantasmi e qualsiasi soggetto macabro; anche se la globalizzazione ci impone tuffi in culture diverse dalla nostra, piuttosto che demonizzare questa festa anglosassone, vorrei piuttosto riscoprire le nostre radici culturali. In Sicilia la Commemorazione dei defunti assume una connotazione del tutto particolare: innanzitutto per noi è la Festa dei Morti, a voler rimarcare il sentimento di gioia piuttosto che di tristezza.
Quasi a voler instillare nel cuore dei bambini l’idea che in fondo la Morte altro non è che l’unico modo per rinnovare la vita. Nessuna paura quindi nei confronti della morte, quanto piuttosto il voler festeggiare questo legame indissolubile tra quelli che ci hanno lasciato e i piccoli della nostra famiglia.
Quando ero piccola, tra noi bambini c’era molta attesa per questa festa: i morticini non si sarebbero mai scordati di noi lasciandoci un regalo, il giocattolo che desideravamo, oppure noci, fichi secchi, qualche forma di cotognata o di mostarda e qualche melograno.
A Ognissanti si faceva pure un piccolo pane votivo che a Scicli chiamavamo “Armi Santi” (anime sante) da regalare alle persone bisognose in suffragio delle anime del Purgatorio. Questi piccoli pani venivano chiamati anche “Sammugghirmùzza” (dal nome di San Guglielmo, protettore della nostra città); si racconta che questo Santo si fosse recato a Malta, in un periodo di tremenda carestia, per comprare del grano. I semi di quel frumento diedero origine ad un raccolto molto abbondante. Da allora San Guglielmo veniva sempre collegato al pane.
Impastare della semola rimacinata di grano duro con acqua tiepida, lievito madre, sale.
Formare con le mani dei salsicciotti della lunghetta di 40/50 cm circa.
Piegare a mo’ di testa con le braccia incrociate e poi segnare con la lama di un coltello incidendo dei segni.
Fare lievitare per un paio d’ore, quindi infornare a 200° per 20 minuti.
Eccole qui le mie anime sante!