Pannocchie per Simone

A dir la verità, stavolta vi doveva toccare una ricetta di funghi. Purtroppo, il tipo che ci vuole non si trova nei negozi in questo periodo, perciò rimandiamo e vediamo una cosa facile facile che dedico al mio conoscente di Roma, su sua esplicita ed insistente richiesta.

  • Pannocchie di mais dolce, una a testa (v. nota all’inizio della ricetta)
  • Burro (v. nota alla fine della ricetta)
  • Sale fino

Visto che la ricetta in sé è una sciocchezza, cominciamo dalle chiacchiere. Le pannocchie di mais dolce si trovano fresche nei negozi solo in questo periodo. Come ho già avuto modo di dire (qui), è una verdura che perde moltissimo sapore con la conservazione, perciò fate in modo di comprarle il più fresche possibile e di cucinarle immediatamente. Ripeto anche che il mais dolce è una varietà specifica: le pannocchie di mais che si coltivano da noi servono più che altro come mangime per le bestie e non si possono mangiare in questo modo, quindi non pensiate di procurarvele rubandole in un campo! Se volete comunque essere poco onesti, o almeno poco corretti, cercate le confezioni arrivate più di recente in negozio, che di solito – giustamente – vengono messe dietro a quelle più vecchie e hanno la data di scadenza più lontana.

I modi di prepararle sono innumerevoli, ma di questi, uno è talmente più pratico e talmente migliore come risultato che penso di poter dire che gli altri sono proprio sbagliati. Pulite le pannocchie dalle foglie esterne e dalle barbe e mettetele così come sono, senza né sale né altro, nel forno preriscaldato a 180°C. Fatele cuocere per circa 30–35 minuti. Se le tenete vicino alla resistenza superiore, qualche chicco comincerà appena a prendere colore.

Quando sono cotte, salate le pannocchie e conditele sfregandole con un pezzo di burro crudo. Ce ne vorrà molto più di quel che pensereste e più ne mettete, più buone saranno. Potreste aggiungere qualche spezia, ma per quanto mi riguarda è superfluo: se le pannocchie sono fresche e il burro è buono non ne vale la pena.

Attenzione: se e solo se il burro è buono! Ho già raccontato anche questa storia (qui), ma in riassunto… il burro in Italia fa schifo, e non possiamo farci niente. Per una ricetta come questa, è d’obbligo comprare burro centrifugato, cioè burro come si fa in tutto il resto del mondo. Si trova in tutti i negozi minimamente forniti, per riconoscerlo, leggete l’etichetta (è scritto in bella mostra) e guardate il prezzo (è abbastanza più alto). Al limite, comprate burro che viene dall’estero! Se doveste per forza fare le pannocchie col burro “normale”, cioè burro mezzo irrancidito, allora vi consiglio di fonderlo e farlo colorire un po’, poi aggiungeteci qualche spezia forte come paprika affumicata o direttamente un miscuglio per cucina messicana o simili. Quel che preferite, ma non burro e basta.


Per chi ha tempo da perdere, vale la pena raccontare qualche curiosità scientifica sul mais dolce e le piante a fiore in generale.

La parte che si mangia del chicco di mais e degli altri cereali è una struttura chiamata endosperma, che non è una struttura della pianta madre, bensì fa già parte della generazione successiva e ha il corredo genetico di quest’ultima.

In effetti, l’endosperma non fa nemmeno parte dell’embrione figlio della pianta madre, ma ne è tecnicamente il fratello gemello, poiché nelle piante a fiore (cioè quasi tutte quelle che vi verrebbero in mente), ogni granello di polline ed ogni ovulo contiene due cellule riproduttive, che formano due individui distinti, cioè appunto l’embrione e l’endospema, che serve solo per fornire nutrimento all’embrione stesso.

Se non fosse chiaro quanto heavy metal è questo stato di cose, se nella nostra specie le cose andassero alla stessa maniera, la gravidanza si svolgerebbe più o meno così: ogni donna produce sempre due ovuli stettamente attaccati, che alla fecondazione incontrano due spermatozoi distinti e che poi iniziano a svilupparsi indipendentemente. Uno degli embrioni, però, cresce molto più velocemente, diventando molto molto più grande e grasso. Quando è chiaro che la gravidanza è fuori pericolo ma prima della nascita, l’embrione più piccolo inizia a mangiare vivo il fratello gemello, divorandolo fino a non lasciarne traccia.

Nel mais dolce, il fatto che il chicco accumuli così tanto zucchero prima di maturare dipende da un singolo gene recessivo. Siccome l’endospema non è parte della pianta madre, ma ha il corredo genetico di entrambi i genitori, il mais dolce va coltivato del tutto isolato, a considerevole distanza da qualsiasi altra varietà. Se, infatti, uno degli ovuli contenuti nella pannocchia immatura fosse stato fecondato dal polline di una pianta di un’altra varietà, il seme che ne risulta non esprimerebbe il gene recessivo, e sarebbe perciò già da subito duro e amidaceo.

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