Oggi voglio spendere qualche buona parola per un libro che a me è davvero piaciuto.
Anime pezzentelle è la storia di una famiglia napoletana che si forma durante
la seconda guerra mondiale e che completa il suo percorso nell’immediato dopoguerra.
Alla base di questa storia c’è un pezzo di Italia autentico, spesso dimenticato;
è il cuore, semplice e affaccendato, di un Paese che cerca di rialzarsi dopo una lunga
e penosa pagina di storia e che trova nella semplicità dell’amore per la
famiglia la sua ragione di essere.
Mi è piaciuto in particolare il tenerissimo rapporto padre/figlio,
descritto senza eccessi ma profondo e delicato, almeno quanto quello che
lega moglie e marito e che trapela senza inutili romanticismi da ogni pagina.
Il protagonista viene fuori dalle pagine di questo libro in maniera vivida e
realistica e si fa voler bene dal lettore, teneramente.
Ero pronta ad un finale scontato che invece non è arrivato, riservandomi anche
la sorpresa di un epilogo che conferma la validità di questa storia,
molto ben narrata da questa scrittrice che fino ad ora non conoscevo ma che
comincio oggi ad apprezzare.
LA TRAMA
Stefano e la sua famiglia, subito dopo la guerra, sono costretti a lasciare Napoli per l’America, come tanti altri che abbandonano radici e amori in cerca di fortuna. Ma nel nuovo continente la vita non si dimostra benevola. Stefano decide di seguire la voce del cuore e tornare in patria: imparerà così ad apprezzare quel mondo umile dal quale proviene… L’autrice, in questo romanzo, dipinge un meraviglioso affresco della società italiana nel secondo dopoguerra.
“A Napoli la gente affonda e riemerge in continuazione”: in quell’affondare e in quel riemergere, in quell’alternarsi di avversità e fortune, di incontri e di addii, c’è la storia di una famiglia, dal triste prologo di Concetta, rinchiusa in manicomio e privata dei figli, alle vicende incentrate intorno al nipote Stefano, ai genitori, al fratello e alla sorella, all’amata Maria.