Oggi vi ripropongo la ricetta più tipica della Pasqua calabrese: ‘a cuzzupa, il dolce semplice che scalda il cuore. Le versioni sono tante, in quanto ogni famiglia ha il suo ingrediente segreto, ma tutte sono ugualmente buone. C’è chi usa il lievito madre, chi il lievito di birra oppure quello disidratato, l’importante alla fine è che la cuzzupa sia soffice, morbidosa. Stavolta mi sono divertita con le forme e, seguendo il filo dei ricordi, ho messo pure le uova.
Secondo la tradizione le uova utilizzate per la decorazione dovrebbero essere quelle deposte dalle galline ( certamente per chi ha un pollaio ) nei giorni 24/25 marzo, data del concepimento di Gesù. E sempre tra il sacro e il profano, in epoca magnogreca questo pane dolce dalla forma circolare veniva preparato per celebrare la primavera e la rinascita. E l’uovo è proprio il simbolo della nascita e della resurrezione. Ma, poichè durante il periodo quaresimale era vietato consumare cibi di origine animale, l’uovo veniva incastonato sulla cuzzupa e mangiato alla fine del digiuno, cioè la mattina di Pasqua. E sempre parlando di tradizioni si racconta che la preparazione delle cuzzupe non poteva avvenire il Venerdì Santo per il divieto di mangiare carni e di manipolare alimenti di origine animale come la sugna. E infatti era il Giovedì Santo che le impastavamo con mia mamma, anche sei poi si infornavano il Sabato Santo se… le temperature erano basse, se…era stato messo troppo zucchero, se…
Ricordate comunque che:
- le uova debbono essere sempre in numero dispari;
- la dimensione della cuzzupa è sempre proporzuonata all’età;
- vige ancora per i fidanzati il detto ” cu’ novi rinnova, cu’ setti s’assetta”. Se la suocera regala al ragazzo una cuzzupa con nove uova il fidanzamento continua, se invece sono sette il matrimonio è prossimo.
Ecco le mie cuzzupe appena sfornate!
La mia ricetta delle cuzzupe la trovate qui, leggermente diversa da quella tradizionale per l’uso del lievito di birra e per una lievitazione aggiuntiva che mi permette di averle più soffici.