Resistenza, esistenza e zaatar


Salman Natur, il monologo palestinese racconta nella sua autobiografia Viaggio dopo viaggio del suo viaggio a Londra, portando con se un sacchetto di zaatar, come tanti palestinesi che non possono mettere piede fuori della Palestina senza il sacchetto si zaatar

“Perché hai questo sacchetto?

Perché se un giorno non potrò comprarmi da mangiare a Londra, avrò il mio cibo zaatar, e gli ho chiesto: Do you know zaatar? 


Si sono allontanati e mi hanno lasciato da solo nel mio silenzio e le mie perplessità: come hanno occupato il nostro paese per trent’anni e non sanno distinguere il timo macinato (lo zaatar) dalla polvere da sparo? O hanno paura dello zaatar perché fa bene alla memoria, e vogliono eliminarla totalmente?”

Lo zaatar per un palestinese non è solo un alimento da mangiare, ma è un simbolo che rappresenta il legame del palestinese con la sua terra, Israele con la scusa della protezione della pianta considerandola una pianta protetta, la verità che volevano dare supporto ai loro progetti di coltivazione del timo per venderlo poi ai palestinese, “Poveri palestinesi, adesso che non possono più raccogliere il timo, come fanno a mangiare lo zaatar? allora lo coltiviamo e glielo vendiamo”

Io, ho sempre viaggiato con un sacchetto di zaatar, anche con una bottiglia di olio d’oliva quando sono stata in Egitto e in Norvegia, e difficile non mangiare lo zaatar per un periodo, perché siamo convinti che fa bene alla memoria e ci rende “intelligenti”. 

Come nelle valigie dei palestinesi, lo zaatar ha viaggiato da un posto all’altro, ed è stato regalato ad amici, conoscenti in giro per il mondo, molti anche l’hanno conosciuto dai saggi, romanzi, poesie nella letteratura palestinese, come ad esempio ha detto Mahmoud Darwish nella sua poesia Tibaq scritta per Edwad Saed “Porta il tuo paese con te ogni volta che vai e sii narcisista se necessario” parlava dello zaatar che un palestinese lo trasporta ovunque va, nella sua poesia invece per Ahmad Alzaatar (Ahmad Alarabi) dice: per le mani di pietre e timo …questo inno… per Ahmad, dimenticato tra due ali. Il poeta palestinese Abdellatif Aqel nella sua poesia Amore alla palestinese, descrive il suo amore per la sua amata Palestina, una bella donna che lui vive per lei, e non vuole altro che il suo amore.. per sopravvivere mangio zaatar. Una famosa frase che si dice di un’autore sconosciuto: Restiamo qui finche restano gli olivi e il timo (zaatar), sono due elementi che rafforzano il legame tra il palestinese e la sua terra. 

Circa un mese prima di partire per l’Italia, quindi a Gennaio, ero andata con i miei amici Amira e Bader a piantare il timo, così per il mese di Aprile avremmo preparato pietanze, pane e anche il tè con il timo (zaatar) invitando ovviamente tanti amici amanti della natura e soprattutto del timo (zaatar), sempre al nostro villaggio.

    

Niente feste e incontri per il momento, siamo tutti a casa, io anche sono a Padova da due mesi, anche in ottobre ero in Italia con i miei nipoti, abbiamo fatto un bel giro iniziato a Padova e finito a Lugano, anche quella volta avevo il sacchetto di zaatar con me, quello secco ma anche quello fresco per la prima, perché una mia amica che vive a Vienna mi ha detto che se lo avvolgo con un canovaccio e poi lo metto sottovuoto arriva fresco, visto che adesso ci sono e voli diretti, infatti è arrivato fresco, e siccome ero sempre in giro l’ho messo nel congelatore, e ovviamente dimenticato, finche quando sono tornata questa volta i miei mi hanno detto che c’è un sacchetto di erbe nel congelatore dall’altra visita, e non sappiamo cosa sia…. Io: sì, il timo fresco… fine della storia e inizio della ricetta qui. 

Ingredienti: 

Timo fresco (erano circa 2 etti) 

800 g Farina tipo 0 di buona qualità (la scelta delle materie prime è molto importante) 

Acqua q.b 

Lievito ( Ho usato il lievito madre attivo) 100 g 

100 ml di olio d’oliva 

Un cucchiaino di sale 

Un cucchiaino di curcuma 

Procedimento: 

In una ciottola grande mettere la farina, il timo, il lievito, il sale e la curcuma e mescolare bene bene gli ingredienti. 

Versare l’acqua piano piano fino ad ottenere un impasto morbido, io uso l’acqua sempre a temperatura ambiente, il tempo di attesa della lievitazione sarà più lungo, va benissimo, ho preparato il pane in un pomeriggio che sembra non finisce mai… c’era troppo vento fuori e Julia mi faceva da ombra. 

Coprire l’impasto con la pellicola e lasciare a lievitare. 

Lievitato; fare delle piccole palline e stenderle 

                                                                               

Lasciare a riposare 10 minuti e mettere in forno statico al massimo per qualche minuti

Altre ricette simili a questa:

VAI ALLA RICETTA


Nessun commento...

Inserisci un Commento

Devi effettuare il Login per inserire un commento.

[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]