Curiosi, appassionati, amanti del caffè, sempre pronti ad assaggiare, sperimentare novità, spendereste 85 euro per una tazzina di caffè?
Il caffè più caro al mondo costa appunto 85 euro a tazzina, si chiama Black Ivory, caratteristica particolare il suo aroma che si percepisce dopo che durante il processo di digestione avviene una fermentazione particolare, i chicchi con cui viene realizzato vengono raccolti dagli escrementi degli elefanti.
In precedenza si considerava il caffè più caro al mondo il Kopi luwak, un caffè indonesiano da trentacinque euro a tazzina, prodotto con lo zibetto, un roditore che si nutre di bacche di caffè che una volta digerite e espulse vengono raccolte, finiscono in torrefazione, anche in questo caso durante la digestione i chicchi fermentano dando al caffè un aroma particolare, questo secondo gli estimatori.
A rubare la scena e il primato al Kopi luwak ci pensa il Black Ivory, costo oltre il doppio del caffè indonesiano, a conferirgli aroma particolare e questo prezzo sono il profumo con note di cacao, sentori di tabacco, spezie, cuoio, un retrogusto che ricorda la ciliegia, simile al te’, delicato, tutte queste caratteristiche derivano da ciò che avviene durante la digestione nello stomaco degli elefanti thailandesi.
Il processo produttivo prevede che i chicchi di thai arabica prodotti a 1500 metri vengano portati a ogni famiglia del villaggio che custodisce elefanti, i chicchi vengono mescolati insieme ad altri alimenti come il riso, banane, tamarindo, una volta che l’elefante mangia si attende che avvenga la digestione che dura da dodici a settantadue ore, una volta che gli elefanti hanno defecato vengono raccolti i chicchi fra gli escrementi.
Vengono poi lavati, asciugati e fatti essicare al sole, avviene una selezione, un macchinario ne valuta la densità, operatori ad hoc scartano quelli con difetti o troppo piccoli, si cerca di sceglierli della stessa grandezza per garantire una tostatura uniforme, un chilo di Black Ivory si ottiene con trentatre chili di chicchi, parte della vendita è destinata a una onlus a difesa degli elefanti.