Combatto la tua idea che è contraria alla mia
ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita
perché tu possa esprimere la tua idea, sempre e liberamente.
(Sandro Pertini)
In confronto a 20 anni fa, la consapevolezza sul cibo, che abbiamo tutti acquisito è ammirevole, ma la demonizzazione crescente è psicologicamente a parer mio un pò preoccupante. Cresce, giustamente, la nostra attenzione per gli alimenti e le bevande che mettiamo sulle nostre tavole ed in particolare, per gli ingredienti presenti nei cibi che consumiamo quotidianamente. Siamo preoccupati dell’impatto a lungo termine che certi ingredienti potrebbero avere sulla nostra salute e su quella dei nostri figli e siamo sempre più disposti a pagare un prezzo maggiore per i prodotti alimentari che quantomeno asseriscano di non contenere gli ingredienti indesiderati. In questi ultimi anni è evidente il radicale cambio di mentalità della maggioranza delle persone, che vedono il cibo come fonte di benessere e si approcciano alla propria alimentazione in modo più selettivo, tutti cerchiamo di essere sempre più informati su ciò che mangiamo, su come questo o quel cibo sia stato prodotto, sulla sua provenienza e su quali siano le sue caratteristiche nutrizionali. Il desiderio che ci guida è quello di non essere semplici consumatori passivi, ma protagonisti sempre più attivi delle nostre scelte alimentari e da qui il crescente numero di persone che per motivi diversi scelgono di cambiare il loro rapporto con il cibo: vegetariani, vegani, sostenitori del chilometro zero, consumatori esclusivamente di prodotti bio ecc. Però … c’è un però. In un’ epoca in cui i canali di comunicazione a nostra disposizione sono in costante proliferazione, è drammatico rendersi conto di quanto siamo bombardati da notizie virali, informazioni prive di filtro e consigli gratuiti su cosa dovremmo o non dovremmo mangiare. Sarà capitato a tutti di leggere in rete, in un social piuttosto che in un sito, o nelle pubblicità bombardanti, che un certo alimento non lo si dovrebbe mangiare perché: fa ingrassare, fa male, alza il colesterolo, gonfia la pancia , è cancerogeno o genericamente …. è puro veleno per l’organismo. Fino a che le fonti di informazione continueranno a non essere filtrate, queste cose continueranno a succedere, sconosciuti si sentiranno autorizzati a questionare sul nostro modo di alimentarci e l’unica nostra arma sarà quella di perseguire la ricerca di informazioni da fonti attendibili. Purtroppo in contrapposizione alla consapevolezza alimentare si è sviluppata la demonizzazione del cibo. Non del cibo in senso generale, ma dei singoli alimenti, che con una sorta di cadenza apparentemente programmata, vengono presi di mira e incolpati di effetti sulla salute che dovrebbero spaventarci, e spesso ci riescono, così da farci desistere dal consumo di quel particolare alimento. Puntualmente, alla demonizzazione di un cibo segue l’esaltazione di un altro, suo simile o sostituto creato e messo in commercio appositamente per il consumatore attento alla salute. Il problema è che alcuni colossi dell’industria alimentare hanno creato un impero in questo modo, facendo dei prodotti sostitutivi un business. E magari dopo anni di demonizzazione di un prodotto, quello viene rivalutato per poi passare a demonizzare proprio il suo “sostituto salutare” e il business ricomincia. Certo, ormai è assodato che l’ortofrutta rappresenta una bella fetta della dieta ideale, allo stesso modo, abbiamo imparato che le carni rosse vanno consumate con parsimonia, esattamente come gli alcolici, che gli zuccheri raffinati, così come le farine, vanno sostituiti con quelli integrali, che non esiste condimento più sano di qualche cucchiaio di un buon olio extravergine. Ma … l’aria resta inquinata e così le falde acquifere e il terreno … e allora ? Io semplicemente seguito ad essere una consumatrice attenta e responsabile, prediligo i prodotti Bio e il consumo a KM 0, le farine macinate a pietra, i dolci e i lievitati fatti in casa, l’olio extravergine comprato direttamente dal produttore, ma il tutto vissuto con leggerezza, senza ansia, senza demonizzare nessun prodotto alimentare in particolare, insomma senza eccessi. Seguitando ad essere consapevole della mia vita in generale, dando al cibo la sua giusta collocazione, senza estremismi, anche perché, per cultura e carattere io non riesco proprio ad appoggiare e a comprendere nessun tipo di oltranzismo né culturale, né religioso, né tanto meno legato al cibo. Voglio seguitare ad aprire un barattolo di crema di cacao e nocciole senza sensi di colpa, perché come il mio nutrizionista mi ripete sempre “nulla fa male una volta ogni tanto” soprattutto se fa bene all’anima e crea un sorriso. E così oggi vi lascio più che una ricetta, un’idea super veloce per portare in tavola una piccola golosità che sarà sicuramente apprezzata da grandi e piccini. Questi piccoli cornetti di pasta sfoglia si preparano in 5 minuti e in 10 saranno già finiti, non rispecchiano forse la consapevolezza alimentare, ma fidatevi faranno nascere un sorriso spontaneo sul volto di chiunque!
Ingredienti
Per 12 pezzi
1 rotolo di pasta sfoglia rotonda
Crema di cacao e nocciole q.b.
Nocciole tritate
Zucchero di canna
latte
Procedimento
Srotolate la pasta sfoglia e dividetela in 4 parti, quindi dividete ogni quarto in 3 spicchi. Adagiare un cucchiaino di crema di nocciole o di nutella, e un pochino di nocciole tritate, sulla base di ogni spicchio (non più di un cucchiaino altrimenti fuoriesce). Arrotolate dalla base verso la punta, sigillate e ripiegate leggermente all’interno le estremità così da formare un piccolo croissant. Seguitate con gli altri spicchi poi poggiateli tutti su una teglia che avrete precedentemente ricoperto di carta forno, spennellateli di latte e cospargeteli con zucchero di canna. Infornate in modalità areata a 180° per 12/15 minuti, finché non risulteranno ben dorati. Sfornateli, lasciateli intiepidire e serviteli.
Buon appetito!
Buona vita
e alla prossima ricetta!