L’Italia nel Piatto: 2 Maggio – Verdure ed erbe spontanee di primavera
Andare a verdure è uno dei passatempi che preferisco, ma ahimè non le conosco bene e allora approfitto delle donne che ogni mattina al mercato ne portano così tanta e così varia per farne rifornimento. Eh si, non sono vegetariana, ma mi avvicino e la cicoria è la mia preferita insieme alle erbe di campo che da noi prendono il nome di pracaridhi.La cicoria è una pianta che cresce spontaneamente in tutta la mia Regione, le foglie vengono utilizzate nella preparazione di minestre, mentre con le radici durante la II guerra mondiale la povera gente preparava un surrogato del caffè, una bevanda amarostica dal colore abbastanza scuro. Il piatto di oggi è riconducibile alla tradizione culinaria dei pastori, i quali erano soliti raccogliere le cicorie e prepararle con pane e pecorino. E così la facilità di reperimento delle materie prime unita alla semplicità della preparazione hanno trasformato un piatto semplice in una portata veramente gustosa, oltre che completa e nutriente. Non dobbiamo dimenticare infatti che la cicoria è un ortaggio benefico per la nostra salute, è utile per il fegato e i reni, disintossica e depura e combatte anche la sonnolenza.
1 Kg di cicoria selvatica
2 spicchi d’aglio
1 peperoncino piccante
1 fetta di pane raffermo
una manciata di pecorino grattugiato
sale q.b.
olio evo
Preparazione
Pulite la cicoria e lavatela più volte sotto l’acqua corrente per eliminare la terra. Una volta ben pulita lessatela in abbondante acqua salata, quindi scolatela e lasciatela sgocciolare nello scolapasta.
In una padella fate rosolare in abbondante olio evo l’aglio con il peperoncino, aggiungete la cicoria e fatela saltare a fuoco vivace. Poco prima di togliere dal fuoco aggiungete la mollica di pane raffermo e amalgamate. Infine spargete il pecorino, mescolate e lasciate sul fuoco ancora per qualche minuto.
Fate riposare la verdura prima di servirla, anzi se la preparate il giorno prima è ancora meglio, ” stranghiata ” ( riposata e riscaldata ) è ancora più buona.
E adesso facciamoci un giro nelle altre cucine d’ Italia
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S’ERBUZU