Sarò sincera. Non sono un’integralista. Non credo che nella vita, così come nella cucina, debba essere sempre tutto bianco o nero. Non mi piacciono gli estremismi, in senso generale. Credo che sia tutto più complicato di così. E, in fondo, penso che questo sia un po’ anche il bello. Ho smesso di mangiare la carne secoli fa, per tanti, tantissimi motivi. Non l’ho mai rimpianto, perché non l’ho mai amata. E non l’ho mai cucinata, mai. Forse per questo motivo non sono una fan di quelle scuole di pensiero che cercando di ricreare in versione vegetariana i sapori dei piatti tradizionalmente a base di carne. Se stai mangiando qualcosa di completamente diverso, come fai a pretendere che abbia lo stesso gusto, la stessa consistenza, lo stesso odore? Credo abbia molto più senso invece imparare ad apprezzare sapori, consistenze e profumi diversi, allenare il palato, aprirsi a qualcosa di nuovo. Ma non sono un’estremista, dicevamo. E so bene che quando ti trovi a non poter più mangiare alcuni dei tuoi piatti preferiti – o dei piatti che semplicemente facevano parte della tua tradizione culinaria – si crea un po’ di scompenso. Non parlo tanto di quando scegli di non mangiare qualcosa, ma di quando sei costretto a farlo. Il concetto è vecchio come il mondo: quando non puoi avere qualcosa, lo desideri tantissimo. E Dio solo sa quanto vorrei mordere una brioche alla crema, mangiare una cheesecake fatta come si deve, affondare il cucchiaio in una teglia di tiramisù e appiccicarmi le mani sulla ciotola della gelatiera mentre mangio il gelato appena fatto della nonna che si scioglie in bocca. DIO SOLO LO SA. Mi mancano i dolci, mi sembra ovvio. E poi la pizza. Dio, la pizza (ci sto lavorando, e ci sto lavorando molto molto bene, lasciatemelo dire). In quei momenti in cui daresti tutto il tuo mondo per una fetta di pizza, la tua mente fa una cosa straordinaria: impara ad adattarsi e si fa soddisfare da qualcosa che pizza non è, certo (di cosa stiamo parlando?!?) ma in qualche modo te la ricorda. Non tanto nel gusto (dai, sul serio, di cosa stiamo parlando?), ma nell’idea. Sarò sincera (di nuovo): questa non è una pizza, la chiamo così perché così l’hanno definita sul web e così la cercherai sul mio blog. E così la troverai. Ma NON E’ UNA PIZZA ok? Puristi, state tutti calmi. E’ un’alternativa. Ne ho provate tante versioni, tutte mollicce, tutte troppo frittatose. Ma come si fa anche solo a pensare che quelle possano ricordare lontanamente una pizza? Dai, siamo seri. Questa è la mia versione senza glutine, di certo non sostituirà mai una pizza vera, ma per chi non può permettersela magari sarà una piccola gioia. Un diversivo. Un palliativo. Per curare il male al cuore. Ingredienti (per 1 pizza grande) 150 g di cavolfiore (circa 1/4) 2 uova 2/3 cucchiai di farina di cocco* 1 punta di sale timo (opzionale) *la farina di cocco NON è cocco rapè e non ti consiglio di sostituirla con altro perché ha una capacità di assorbire i liquidi altissima e sarà lei ad aiutarti a rendere la tua wannabe pizza meno molliccia. Puoi, a piacere e come alternativa, provare a usare insieme alla farina di cocco e semi di girasole/zucca tritati (o altra frutta a guscio tritata) ma non sostituirla completamente e tieni a mente che così facendo il risultato non sarà mai uguale. Taglia a pezzi il cavolfiore dopo averlo lavato e asciugato. Mettilo nel mixer insieme al sale, le uova, il timo. Frulla tutto fino a formare una crema e poi aggiungi la farina di cocco, un cucchiaio per volta, sempre mescolando. Regolati con le quantità in modo da ottenere un impasto cremoso ma non liquido (dipenderà dal cavolfiore e dalla grandezza delle uova). Stendi l’impasto fra due fogli di carta forno spennellati d’olio formando un disco – io inizialmente mi aiuto con un mattarello, poi mi piace lasciare i bordi più spessi mentre con l’aiuto delle mani appiattisco di più il centro per creare uno strato sottile in modo che diventi più croccante. Inforna a 200°C per circa 20 minuti o fino a doratura. NB: se vuoi una pizza leggermente croccante devi cuocerla bene, quindi il forno dovrà essere ben dorato. Puoi farcire la tua pizza con salsa di pomodoro e formaggio di capra (o vaccino, se la tua alimentazione lo prevede), in quel caso considera di tenere la base al forno qualche minuto in meno perché dovrai infornarla nuovamente una volta farcita. Se invece usi un pesto, verdura cotta e formaggio fresco, puoi farcirla a cottura. Nella versione in foto: pesto di cavolo nero, zucca e radicchio di Treviso tardivo cotti al forno, semi di zucca e formaggio fresco di capra.
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