E’ veramente strano quanto sia importante per me il cibo. Quanto ritenga fondamentale avere la tavola imbandita del giusto pasto. Ogni giorno, ogni festività ogni ricorrenza deve avere il suo rituale culinario. Quale piatto debba esserci la domenica, quale calore debba scaldare il mio corpo nelle giornate fredde e umide. Quale sfizio possa rincuorarmi negli attimi di sconforto. Il piacere della sua preparazione di tutti i passaggi fatti nelle corrette tempistiche con gli stessi movimenti e i medesimi ingredienti. Il gusto sta nel poter creare la meraviglia. L’attesa della cottura lenta, silenziosa e invitante.
Un Piatto da portata di porcellana fina con i bordi blu di prussia e oro e tutta la famiglia seduta in attesa della venuta dell’arrosto più succulento. Tu tedofora di luce aromatica e fumante , portatrice di salse burrose e acidule. Il cibo non può solo saziare, ti deve raccontare la sua storia, la sua evoluzione, il suo essere felicemente anacronistico. I sapori di ogni regione. Le alici fritte ripiene di ricotta e maggiorana dalla liguria, Ossobuchi con gremolata dalla lombardia, Porcini impanati e fritti dal piemonte,canederli trentini, cappelletti emiliani, peposo Toscano..
Ho avuto la fortuna di avere due genitori, golosi e curiosi, che mi hanno fatto assaggiare tutto, conoscere coltivazioni, pascoli e tradizioni regionali.
Piano piano ho capito cosa mi appassionava. Studiavo diritto civile e sognano il manzo alla bourguignonne. Frequentavo le lezioni di economia e elencavo strumenti e ingredienti per un eccellente clafoutis alle ciliegie. Il primo libro nelle mie mani fu il manuale di cucina di Gualtiero Marchesi. Una befana me lo lasciò davanti al camino. Di nascosto dai miei fingevo di studiare ma in realtà ero immersa nella salsa olandese, risotto alla milanese e brasato di vitellone con morellino di scansano. Mi appuntavo i suggerimenti a piè pagina e speravo un giorno di poter provare tute quelle meravigliose ricette. Per me Lo chef Marchesi era un guardiano delle tradizioni,un amante delle sfide, un genio che rappresentava solo fra tanti l’eleganza, la saggezza e la storia della cucina.
Mi insegnò la voglia di abbinare sapori, consistenze e colori e l’importanza di un goccio di olio in più e una presa di sale in meno.