Recensioni: Modì, una (bella) sorpresa mediterranea a Torregrotta

Ristorante Modì a Torregrotta

Giuseppe Geraci non ha mai pensato di andare via da Torregrotta, dove è nato. Anzi, ha creduto profondamente nelle risorse del territorio e nella possibilità di realizzare il suo ristorante in un luogo che nessuno potrebbe definire ‘turistico’, nonostante la vicinanza con Milazzo e le isole Eolie. Così questo giovane chef di  27 anni, insieme all’altrettanto giovanissima moglie Alessandra Quattrocchi, oggi guida il ristorante Modì, un locale che ha aperto i battenti nel 2011 (a soli 21 anni) e che, da marzo 2017, ha trovato la sua sede definitiva in una moderna villetta appena fuori Torregrotta, con una grande terrazza che guarda il mare e le isole. Per me, che conosco Torregrotta e i suoi dintorni, e che conosco l’offerta della ristorazione locale, ben fatta, di qualità ma decisamente rustica, oppure focalizzata sui ricevimenti per matrimoni e catering, trovare un ristorante con la misura e l’eleganza di Modì è stata una sorpresa. Diplomato all’Istituto del turismo di Milazzo e poi all’alberghiero, oggi, Geraci è anche tesoriere dell’Associazione Cuochi Messina. La prima parola che mi viene in mente per definire lo stile in cucina del ristorante Modì è “pulito”, perché senza eccessi e senza fronzoli, leggero, che si basa saldamente sulla tradizione siciliana e sull’utilizzo delle materie prime locali, cui lo chef aggiunge quel pizzico di personalità che rende un piatto originale.

Il locale ha circa 40 coperti, che restano invariati sia in inverno sia in estate, nonostante la terrazza consenta di raddoppiare i posti. In cucina, oltre allo chef, ci sono due persone mentre la sala è affidata alla ferma cortesia della giovane Alessandra, sommelier Ais. La carta del ristorante Modì cambia a seconda delle stagioni e si limita a sei antipasti, sei primi e sei secondi, oltre ad alcuni piatti del giorno che lo chef Geraci improvvisa con ciò che di nuovo e fresco trova sul mercato. Per la quasi totalità si tratta di un menu di pesce, con piccole proposte di carne e vegetariane. Il rapporto qualità prezzo è sicuramente molto vantaggioso, le porzioni sono abbondanti ma servite in modo elegante. Il costo degli antipasti è compreso tra 10 e 13 euro, quello dei primi tra 10 e 13 euro, quello dei secondi è compreso tra 10 e 18 euro. Dolci tra 5 e 6 euro. Il cliente può scegliere anche tra tre menu degustazione, serviti per almeno due persone: il primo (Isola di sapori) è composto da sei portate di pesce (compreso il crudo di mare) al costo di 40 euro; il secondo (profumi di Sicilia) è composto da 9 portate (tra carne e pesce) a 60 euro; il terzo è una degustazione di cinque piatti a scelta del cliente dalla carta, al costo di 50 euro.

L’arredamento è semplice e scarno, con belle pareti in cui dominano il bianco e il color tortora. I tavoli moderni e minimali sono illuminati da lampade a sospensione. Poche ceramiche bianche ad ingentilire l’ambiente, anche perché le vere protagoniste del locale sono le grandi vetrate (con bellissimi infissi in legno) che danno sulla terrazza facendo filtrare l’inconfondibile luce del cielo siciliano. L’attenzione al cliente comincia con la degustazione di olio extravergine di oliva, varietà Biancolilla della azienda Val Paradiso di Favara (Agrigento) e con i grissini di farina di Tumminia fatti in casa. Il pane è, invece, fornito al ristorante Modì da un panificio esterno ed è l’unico elemento che non viene preparato in sede. Tra gli antipasti, ho scelto il crudo di pesce (13 euro): calamari a julienne, gamberoni rossi di Mazara del Vallo, pesce spada con arancia candita, pesce lampuga (capone) con pesca bianca e carpaccio di ricciola. Il crudo è accompagnato da sale di Mozia e olio extravergine di oliva.

Ho assaggiato anche uno sfizioso gambero rosso di Mazara del Vallo, marinato al rum e servito con mela verde e granita al mojito: bella presentazione, abbinamento azzeccato tra l’acidità della mela verde croccante, la freschezza della granita e il sentore di rum vaporizzato sul piatto al momento del servizio. Sicuramente un piatto freschissimo e molto centrato per la stagione estiva.

Poi ho provato il mosaico di mare (13 euro), vario e sfizioso: nove piccoli bocconcini caldi e freddi a base di pesce che lo chef elabora quotidianamente. In questo piatto si trovano assaggi di stampo tradizionale, come l’insalata di polpo, le cozze, le polpette di pesce, la sarda allinguata (impanata e fritta), ma anche sfizi più creativi come l’ombrina impanata nel cocco rapé (a scaglie), un’insalata di calamari al pesto, una tartelletta di zucchine con gambero rosso, un cannolo di pane con melanzane e pesce azzurro.

Tra i primi piatti, ho ordinato uno dei piatti storici dello chef Geraci: le chicche di pasta fresca con melanzane, crema di ricotta salata e gamberoni (12 euro). Un piatto sempre in carta, anche se con ripieni diversi a seconda della stagione: sei tortelli ripieni, serviti su una bisque di gamberoni, realizzati con una sfoglia di pasta fresca all’uovo, cotta al dente e saporita. Persistente e piacevole la farcia di melanzane e ricotta salata e accattivante l’abbinamento con i gamberoni appena scottati.

Ancora, ho assaggiato un mischiato di pasta di Gragnano  in zuppa di pesce e crostacei (12 euro). Una porzione molto abbondante, anche un po’ eccessiva, ma decisamente golosa per il gusto e l’equilibrio dei sapori, tendenti al dolce ma ben calibrati. La pasta è stata risottata all’interno della zuppa, che ha assunto una consistenza cremosa, con ricchi pezzi di polpa di pesce e gamberi. Pur conoscendo la difficoltà di cottura del mischiato, che contiene formati che necessiterebbero di cotture diverse, avrei però preferito una pasta leggermente più al dente. Oltre alla pasta fresca fatta in casa, il ristorante Modì utilizza soltanto due tipologie di pasta siciliana, firmate dal pastificio Piazza (Moio Alcantara) o dal pastificio Campo (Erice, Trapani).

Visto che in carta ho trovato anche un risotto, ho voluto mettere alla prova lo chef su uno dei piatti cruciali per ogni cucina che si rispetti. Quindi ho assaggiato il carnaroli “Pilavecia”, con caciocavallo ragusano Dop, tartare di ricciola, limone e pepe rosa (12 euro). Davvero un risotto ben eseguito, all’onda, con tempi di cottura perfetti, accompagnato da un bel sentore di limone, non tale da sovrastare la delicatezza della ricciola cruda. Piatto in equilibrio tra grasso e acido, con il limone che bilanciava il grasso del caciocavallo. Personalmente, non amo il pepe rosa, ma ho molto apprezzato questo piatto.

Tra i secondi piatti, ho provato un secondo del giorno e un secondo di carne. Ottimi i filetti di lampuga (pesce capone), con cipolle caramellate, menta e salsa di arance (14 euro). Si tratta di una variazione di un piatto siciliano (il pesce con la cipuddata), che trova una buona espressione nell’abbinamento tra il gusto agrumato della salsa di arance e il dolce della cipolla. Cottura perfetta della lampuga, con pelle croccante e interno morbido e rosa, al cuore.

Buono, anche se decisamente nel solco della cucina tradizionale, il filetto di maiale nero dei Nebrodi alle erbe aromatiche, glassato con miele di ape nera dei monti Nebrodi, nocciole e una riduzione di aceto balsamico. Mi è piaciuta la nota lieve del miele, in grado di esaltare la carne di maiale.

Chiudiamo con i dolci, realizzati tutti in casa (5-6 euro). Anche in questo caso la carta consente di scegliere tra sei referenze. Prevalgono i dolci al piatto. Ho provato un tortino di mele, accompagnato da gelato alla vaniglia e salsa al cioccolato bianco. Un classico, ben eseguito, che appaga sicuramente il palato ma senza stupire.

Poi un ottimo gelato alla Malvasia delle Lipari, con terra di piparelle (un biscotto tipico messinese a base di mandorle) e capperi di Salina canditi. Davvero buono il gelato, cremoso e dal gusto intenso di Malvasia, servito alla giusta temperatura. Piacevole l’abbinamento con la nota speziata delle briciole di piparelle, e con la nota ancora sapida, nonostante la canditura, del cappero. Un dessert che mangerei nuovamente più che volentieri.

Buona (ma decisamente da rivedere per quanto riguarda la porzione, troppo abbondante a fine pasto) la crema di ricotta, con cialda di cannolo, cannella e gel di arance amare. Si tratta di una delle numerose variazioni, e scomposizioni, del cannolo siciliano. Croccante, non unta, ma un po’ troppo spessa la scorza del cannolo; gustosa la crema di ricotta che immagino possa essere molto più ricca di sapori in autunno inoltrato e non ai primi di settembre. Ho trovato molto interessante l’abbinamento con le arance amare. Chiusura con biscottini al limone e caffè espresso, offerti dallo chef.

Carta dei vini prevalentemente di impronta siciliana, con qualche buona etichetta italiana, con ricarichi medio alti. Ottima scelta di liquori e di vini dolci e passiti. Il prezzo pagato per il pasto è decisamente leggero per la qualità del cibo che è arrivato in tavola. Il servizio è cortese e preciso, i piatti sono spiegati molto bene, con dovizia di particolari su ingredienti e tecniche di cottura. Un indirizzo sicuro anche per chi si trova a Messina.

(visitato nel settembre 2017)

Modì
via Bucceri – Contrada Maddalena
Torregrotta (Messina)
telefono: 345 092 8345

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