Manco a farlo apposta il
calendario del cibo italiano dedica la giornata a due alimenti che sono tipici della mia città, la lumaca e la rana.
Fino agli anni 60 la mia città Marcianise era una città fortemente rurale, trasformata radicalmente dall’industrializzazione degli anni 70. La popolazione ha perso quasi completamente quella tradizione contadina, ed è per questo che le rane e le lumache vengono considerate oggi dai più giovani un alimento per stomaci forti. Fortunatamente oggi grazie ad alcuni imprenditori agricoli della provincia di Caserta sono nati tantissimi allevamenti di lumache. Le rane invece sono un problema, dopo l’industrializzazione è sparita dal nostro territorio, anche se Marcianise la rievoca tramite la sagra delle rane ad una usanza ormai scomparsa. Marcianise era il paese delle rane grazie ai Regi Lagni, canali di bonifica realizzati dai Borboni agli inizi del 600. In questi canali fluivano acque limpide , dove gli agricoltori si abbeveravano e attingevano acqua per irrigare i loro campi. In queste acque c’erano abbondanti anguille, ammarielli di fosso e rane a quantità industriali, per questo gli abitanti di Marcianise venivano chiamati ranognari, per l’antica e particolare abitudine di pescare e mangiare le rane, abitudine questa che si ritrova in moltissime aree umide d’Italia. La rana o in dialetto ranogne, era il cibo povero e popolare e il “medico condotto” consigliava il brodo di rana nell’alimentazione dei bambini in stato influenzale. La rana rappresentava una preziosa risorsa alimentare per i contadini che non potevano acquistare la costosa carne rossa , perchè ricca di ferro e proteine. Nella maggior parte delle cantine della zona anni fa e ancora oggi (importate da Vercelli) le rana venivano consumate impanate e fritte, però in un antico documento del 1810 del dott. fisico Gregorio Jannotta, “tutte le classi di questo circondario spesso, fanno uso delle ranocchie in tutto l’anno, che si pescano nei regi lagni circa due miglia lontano nel sud di Marcianise, le quali fatti in zuppa sono molti salubri…..” questa ricetta ho cercato di immaginarla come seguendo la descrizione del Jannotta.
Ingredienti per 4 persone:
500 g di rane
300 g di pomodoro san marzano
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
2 bicchiere di acqua
1 pizzico di peperoncino
prezzemolo
olio extra vergine di oliva
sale e pepe q.b.
Procedimento:
Già le rane non sono ben viste dalle nuove generazioni…., poi se mi metto a spiegare pure come l’ho sgozzate, nessuno le compra più… Porto avanti la tesi di non pubblicare nessun piatto che abbia un alimento congelato, con le rane non è stato facile….
In un tegame fate soffriggete a fuoco lento il trito di cipolla, aglio e peperoncino, aggiungete il pomodoro e l’acqua calda, e lasciate cuocere per 25-30 minuti a fiamma dolce con un coperchio. Aggiustate di sale e aggiungete le rane ed un altro bicchiere d’acqua calda, fate cuocere per 15′-20′ minuti con il coperchio. Spegnere la fiamma e lasciare riposare per altri 10′, impiattare e guarnire con il prezzemolo e volendo pepe macinato a momento accompagnate da bruschette.