Ci sono diversi modi di fare la birra, da chi diligentemente prepara la propria ricetta e va a produrla a casa d’altri, la Beer Firm, a chi ha il necessario per far tutto da solo, veri e propri birrifici in grado di produrre un quantitativo più o meno elevato delle proprie birre.
C’è poi chi trova una strada propria, originale, forse unica. Una strada che nasce da un’idea molto precisa, che si concentra con dedizione e gusto su un aspetto specifico della produzione di birra e che si riflette della (auto)definizione di Cantina Brassicola.
Un’idea che risponde al nome di Ca’ del Brado, realtà giovanissima con la quale ci siamo imbattuti per la prima volta, dopo averne sentito parlare con entusiasmo, allo scorso EurHop. Nel contesto dell’evento romano, eravamo rimasti piacevolmente colpiti dalle persone dietro l’idea, attirati dal peluche del bradipo al loro stand ma conquistati dalle birre. Avevamo avuto modo di saggiare alcune delle loro produzioni in quell’occasione, ma è solo dopo una prova più attenta e meditata tra le mura domestiche che ci sentiamo di confermare la bontà del progetto e delle birre che propone.
L’elogio della lentezza
Nata in zona Bologna, la Cantina Brassicola Ca’ del Brado si concentra sull’”affinamento e fermentazione di mosti di malto attraverso maturazioni in tini di legno con diverse caratteristiche”. Un procedimento non senza tradizione, ma sicuramente dalle tantissime potenzialità legate al nostro territorio ed alle radici del nostro paese, alla lavorazione del legno e ad una cultura vinicola superiore a quella brassicola. Questo tipo di lavoro sulla trasformazione da mosto a birra richiede studio, per trovare le fermentazioni più adatte alle singole ricette, ma soprattutto tempo.
Ed è proprio quest’ultimo fattore che ritroviamo anche nella scelta del nome della Cantina bolognese: il primo significato da ricercare nel termine Brado è quello che guarda all’etimologia greca, a Bradùs inteso come lento, perché il lavoro messo in piedi dai ragazzi cella Cantina ha bisogno di cicli produttivi molto lunghi.
Il secondo significato di Brado richiama invece l’espressione “allo stato brado”, facendo riferimento ai lieviti selvaggi che usano nelle loro produzioni e, “per accentuare la rusticità”, alle flore batteriche che si trovano nel legno che ospita i mosti in fermentazione, nei quali è sempre presente una parte viva che non sarà mai totalmente controllabile.
Tutto è relativo
In quest’ottica di lentezza, anche le birre a più rapida fermentazione di Ca’ del Brado richiedono tempi di tutto rispetto. Parliamo della Piè Veloce, la linea di brett-ale della Cantina, con il nome che richiama esplicitamente Achille proprio per questa caratteristica: si parla di quattro/cinque mesi di fermentazione, rapidi in quanto produzione della loro gamma di prodotti, lunghi se pensiamo ai normali cicli di birrificazione.
“L’idea di queste birre era di valorizzare il lavoro dei lieviti selvaggi brettanomyces, fin dalla fermentazione primaria”, ci hanno spiegato i ragazzi di Ca’ del Brado, “enfatizzando le caratteristiche proprie dei ceppi Brux e Lambicus” per una linea di brett-ale che comprende Piè Veloce Brux, Piè Veloce Brux Cascade, Piè Veloce Lambicus, Piè Veloce Lambicus Golding.
Proprio per favorire ed accentuare le caratteristiche dei due ceppi Brux e Lambicus, i mosti di partenza “sono diversi e studiati per valorizzare il successivo lavoro del lievito”. Nel dettaglio, per esempio, la Piè Veloce Lambicus che abbiamo avuto modo di provare con attenzione presenta una percentuale rilevante di cereali quali frumento e segale, oltre ad una luppolatura di tipo inglese, generando toni fruttati che vanno dall’albicocca matura agli agrumi, un che di terroso ed una componente acidula piacevolissima accompagnata com’è all’amaro delicato. Si tratta di una birra, fermentata in grandi botti che in precedenza ospitavano vino, che si beve molto piacevolmente, che ci lascia con una secchezza decisa che disseta e rinfresca. Richiede ovviamente una certa predisposizione per il mondo delle sour, ma si rivela accessibile a tutti per la delicatezza e l’equilibrio.
La cura e la passione
L’attenzione dedicata da Ca’ del Brado alle sue produzioni è evidente anche nella componente estetica, dal tappo bianco che ospita le lettere del logo all’immagine delle etichette disegnate e inchiostrate a mano da Dartworks (progetto originalissimo dell’illustratore italiano Davide Mancini), “classiche ma moderne al tempo stesso, come è la filosofia del nostro progetto”.
Per la Piè Veloce hanno giocato sul mito di Achille e la tartaruga, sostituendo quest’ultima con il bradipo che è simbolo della Cantina, con una microdifferenza, che ci hanno sfidato a trovare, tra l’illustrazione che accompagna la Brux rispetto a quella della Lambicus.
Il risultato è un progetto che nel suo insieme appare tra i più interessanti nel panorama brassicolo nostrano, che alla linea di brett-ale della Più Veloce affianca una farmhouse ale come la Invernomuto, delle sour ale (tra le quali spicca la Pu’er Sour Ale, la Anniversario 2017 che è un vero gioiello) e delle Italian Grape Ale. Una realtà che terremo d’occhio e vi consigliamo di provare alla prima occasione!
Photo credit: Erika Sciamanna