Il liquore di achillea, chiamato anche taneda, Ebòlabò, liquore di erba iva e liquore di erba rotta, è un piccolo capolavoro tipico delle nostre zone alpine dal gusto equilibrato, aromatico e avvolgente e dalle proprietà digestive, antinfiammatorie e balsamiche che lo rendono un prezioso alleato per il benessere dopo i pasti.
Oltre ad essere assai piacevole al palato, un po’ du temps perdu e perfetto da regalare a Natale ad amici e parenti proprio come il liquore di ciliegie della nonna, questo elisir, realizzabile con infiorescenze sia fresche che secche, riflette la sapienza erboristica delle popolazioni montane, che da secoli utilizzano l’achillea (anche sotto forma di infusi e cataplasmi) a scopo curativo.
Infatti l’achillea, il cui nome deriva da Achille, il leggendario eroe omerico che, secondo Plinio, la usava per curare le ferite dei suoi Mirmidoni durante l’assedio di Troia su consiglio del centauro Chirone, è ricca di principi benefici ed è nota per le sue proprietà antiossidanti, sedative, antinfiammatorie, digestive, cicatrizzanti, tonificanti, antispastiche, diuretiche ed analgesiche.

La ricetta valtellinese del liquore, che mi ha dato risultati migliori delle altre che ho provato, prevede l’uso dei capolini raggruppati in corimbi compatti a forma di ombrello dell’Achillea moscata (Achillea erba-rotta subsp.moschata), varietà presente in tutta la catena alpina, che cresce spontanea tra 1500 e 2800 m di altitudine e fiorisce da fine maggio a inizio ottobre.

Tuttavia è anche possibile utilizzare quelli dell’achillea millefoglie (Achillea millefolium), tenendo presente, però, che se li si adopera al posto delle infiorescenze dell’achillea moscata, si otterrà un liquore dal sapore più delicato e dal profumo meno intenso e aromatico.
Qualora si voglia raccogliere i capolini freschi di persona, bisogna, innanzitutto, saper distinguere l’achillea da altre piante simili non commestibili e che possono essere velenose e informarsi bene sulle norme locali che ne disciplinano la raccolta (quella della muscata è regolamentata in alcune zone montane).
Altrimenti usa le infiorescenze essiccate (facilmente reperibili nelle erboristerie), che consentono do ottenere ugualmente un prodotto finito ottimale.
La quantità di zucchero da utilizzare dipende dalle preferenze personali: è possibile aumentarne o diminuirne la dose a proprio piacimento (ma senza scendere sotto i 300 g) a seconda di quanto dolce si vuole che sia il liquore.
In ogni caso, è bene utilizzare unicamente i fiori della pianta ed evitare l’impiego delle sue foglie, che lo renderebbero eccessivamente amaro.
Preparazione del liquore di achillea secondo la ricetta valtellinese
Esecuzione della ricetta: facile
Tempo occorrente: 15 minuti + 5 minuti di cottura (+ tempi di riposo)
Costo: basso
| Ingredienti per circa 2 l di liquore |
| 80-90 g di capolini freschi di Achillea Moscata o di Achillea Millefolium (o 60-70 g di capolini secchi) |
| 1 l di alcool alimentare a 95° |
| la buccia di 1/2 arancia non trattata (opzionale) |
| la buccia di 1/2 limone non trattato (opzionale) |
| 1 l di acqua naturale in bottiglia |
| 400-500 g di zucchero |
Procedimento
Se hai raccolto i capolini freschi di Achillea in montagna in un luogo incontaminato o usi quelli essiccati, non lavarli e mettili direttamente in un vaso di vetro capiente.
Altrimenti dai loro una rapida sciacquata sotto l’acqua corrente e falli ben asciugare all’aria per 24 ore prima di metterceli.
Poi versaci sopra l’alcool, aggiungi le eventuali bucce di agrumi non trattati lavate e asciugate accuratamente, chiudi il vaso con il suo tappo e scuotilo.
Sistemalo in un luogo buio e fresco e, agitandolo di tanto in tanto, lascia riposare il suo contenuto per 1 mese.
Trascorso questo tempo, filtra il tutto attraverso un colino a maglie molto strette o un filtro del caffè all’americana o un telo di cotone a trama fitta pulito.
Una volta che avrai separato l’alcool dai solidi, raccoglilo in una grossa ciotola, elimina le bucce degli agrumi e metti le infiorescenze nello schiacciapatate.
Spremile ripetutamente, filtra il liquido che ne fuoriuscirà ed aggiungilo alla ciotola.
Dopodiché versa l’acqua in una pentola, portala a bollore, spegni il fuoco, unisci lo zucchero e, rimestando con il cucchiaio di legno in continuazione, fallo sciogliere del tutto.
Quando lo sciroppo di zucchero si sarà raffreddato completamente, aggiungilo alla ciotola, mescola e, infine, filtra il liquore di achillea ottenuto attraverso una garza sistemata nell’imbuto, imbottiglialo e chiudilo ermeticamente.
Conservalo in cantina o in un luogo fresco protetto da fonti di luce e di calore e aspetta 30-40 giorni prima di gustarlo liscio a temperatura ambiente, freddo con cubetti di ghiaccio o diluito nel caffè o in acqua calda.
Essendo frequente che alcuni sedimenti si depositino sul fondo e che il liquore di achillea cominci a perdere dopo 2 anni le sue caratteristiche organolettiche, scuotine la bottiglia prima ci consumarlo e finiscila nel giro di 24 mesi.
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Credito foto in evidenza: Eugene Kim per Flickr.com
Credito foto achillea moscata: Hugh Knott per Flickr.com
Credito foto achillea millefoglie: Andreas Rockstein per Flickr.com

