La lunga vita di Marianna Ucrìa, di Dacia Maraini

 Bellissimo.
Non ho ancora letto altro di Dacia Maraini e ho volutamente cominciato
a conoscerla attraverso questo romanzo perché la storia di Marianna
mi attraeva e affascinava. Non sono stata smentita.
L’autrice scrive in maniera impeccabile e trascinante, senza lasciare nulla al caso
e con una cura minuziosa ma piacevole dei particolari.
Marianna, dal canto suo, è semplicemente adorabile.
Fragile per via della sua menomazione, enorme e fatale per l’epoca in cui vive,
ma forte e dai tratti moderni nella sua visione unica della vita e del mondo.
Un libro che cattura e che spinge a non lasciare mai la lettura.
Peccato solo per alcuni dettagli a mio avviso ridondanti (nomi e titoli nobiliari
che a tratti annoiano e spezzano il ritmo altrimenti piacevole) e peccato per
il finale che lascia qualche dubbio e una interpretazione abbastanza libera.
LA TRAMA

Marianna appartiene a una nobile famiglia palermitana del Settecento. Il suo destino dovrebbe essere quello di una qualsiasi giovane nobildonna ma la sua condizione di sordomuta la rende diversa: “Il silenzio si era impadronito di lei come una malattia o forse una vocazione”. Le si schiudono così saperi ignoti: Marianna impara l’alfabeto, legge e scrive perché questi sono gli unici strumenti di comunicazione col mondo. Sviluppa una sensibilità acuta che la spinge a riflettere sulla condizione umana, su quella femminile, sulle ingiustizie di cui i più deboli sono vittime e di cui lei stessa è stata vittima. Eppure Marianna compirà i gesti di ogni donna, gioirà e soffrirà, conoscerà la passione.

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