No, non ho sbagliato il Titolo del post: è voluto…l’anima in pace c’è l’ho quasi sempre, il girovita invece Nì…
Premettendo che questo non sarà un post su diete “salvafaccia” (e fianchi) in vista della prova costume -converrete che un blog di cucina è il posto meno appropriato per certi discorsi- né sarà un inno sull’autoaccettazione della propria morfologia fisica (anche se Io davvero ho accettato con serenità di non poter mai arrivare alla taglia 42 per via dei fianchi larghi che si tramandano da madre in figlia di generazione in generazione), voglio invece parlarVi di una ragazza -aka Io- che nonostante il lavoro che fa, un po’ ci crede che curando i propri scompensi ormonali al proprio peso “ideale” (ideale secondo me) può arrivarci.
Tutto nasce dall’incontrollabile desiderio di scoprire come mai, nonostante un’alimentazione sana non riuscissi a vedermi in forma come volevo (e attenzione, non sto parlando della visione Barbie, bensì di una versione più “asciutta” di me stessa). Succede che smetto di tentare con le tisane miracolose e le saune e vado dal medico esponendogli le mie perplessità. Mi dice che mi farà fare degli esami e 24 h dopo sono in fila fuori allo studio dei prelievi in prima postazione. Come sempre un po’ di rogne per fare il prelievo, l’infermiera alle prime armi la becco puntualmente Io, ma soprassediamo. Qualche giorno più tardi torno dal medico per fargli leggere delle carte piene di asterischi che manco la schedina del totocalcio. Mi guarda e mi dice che ho degli scompensi ormonali dovuti alla tiroide e che posso stare a dieta quanto voglio, se non mi curo è difficile che torni in forma. La notizia in parte mi risolleva ed in parte mi demoralizza. Forse la paura degli aghi, delle punture, dei medici è prerogativa da bambini, Io avrei dovuto esser più ravveduta e responsabile, avrei dovuto esser meno infantile, non avrei dovuto predicar bene razzolando male, per la serie: è inutile che dici ai Tuoi figli che non devono aver paura del Dottore quando Tu in primis non è che sia poi così tanto propensa…insomma, ammissione di peccato a parte, inizio la cura e a distanza di poco sento già di aver fatto pace (in parte) con il mio girovita. Avrei però potuto esporre il mio problema al medico molto molto tempo fa, magari oggi avrei già risolto ed invece ho procrastinato manco fossi un’adolescente in preda ad un raptus senza motivo apparente…morale del post (e no, non citerò una parabola dalla Bibbia – anche se mi piacerebbe tanto!), come sempre il fidato Shakespeare non sbaglia mai:
Usa il tempo, non lasciare che scivoli via.
La ricetta di oggi.
Capita anche a Voi d’Estate di aver voglia di dolce, ma non aver assolutamente intenzione di accendere il forno?!
Al prossimo racconto commestibile,
A.
**La Padella in Ghisa doppio becco color ciliegia è di LeCreuset.