Pennellate ocra, seppia, ramato, bruno, ruggine, rame e grigi di colori a olio e acrilico. Occhi tristi che chiedono aiuto per la La sposa bambina, la tela che riguarda i diritti umani e dipinta dall’artista persiano Babak Monazzami, che vanta diverse esposizioni a Milano. Una tela che non è mai stata esposta in nessuna sua mostra in Italia, ma il 17 novembre era sul palco dell’Università Sapienza di Roma per il Nostalgia Film Festival. E qualche giorno dopo era nella sala dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale per il giorno delle proiezioni del documentario “Stai fermo lì”, un ritratto tragico, commovente e intimo del giovane persiano. A raccogliere e filmare i pensieri di Babak, i suoi tragici e talvolta rocamboleschi racconti è la giornalista Clementina Speranza, alla sua prima esperienza in veste di regista. “Monazzami è anche un artista, numerosi sono i dipinti di Babak che si avvicendano come scenografia e tra i racconti del documentario, per questo ho voluto la presenza di Babak e di uno dei suoi quadri perché è come se venissero fuori dalla pellicola”, spiega la giornalista-regista.
Ed è a Napoli all’interno del Festival del Cinema dei Diritti Umani che Clementina Speranza e il giovane eroe persiano ricevono il premio per la Pace dall’Ambasciata di Svizzera in Italia per il documentario stai fermo lì. A guidare la delegazione dell’Ambasciata di Svizzera in Italia, la Prima Segretaria Julie Meylan che afferma: “I diritti umani rappresentano un valore cardine per la Svizzera. Sono parte integrante della nostra tradizione, della nostra storia e della nostra politica estera”. Erano presenti la Console Onoraria per la Campania, Raffaella D’Errico e altri rappresentanti diplomatici: Mariano Bruno, Console Onorario del Principato di Monaco, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli; Francesca Giglio Console Onoraria delle Filippine; Stefano Ducceschi, Console Onorario della Germania; Gianluca Eminente, Console Onorario dell’Islanda; Valentina Mazza, Console Onoraria del Kazakhstan; Maria Luisa Cusati, Console Onoraria del Portogallo; Jacopo Fronzoni Console Onorario della Slovenia.
Il film “Stai fermo lì” è stato elogiato per la rappresentazione realistica della società repressiva iraniana, cui è nato il protagonista, racconta come egli trova la libertà di essere se stesso e di come sia stato difficile per lui accettare lo stato di rifugiato politico e non poter ritornare nel suo Paese e tra le sue montagne. Mostra il coraggio di chi lotta per costruire un futuro migliore e lascia a tutti un potente messaggio di speranza e di libertà. “Facciamo i complimenti alla giornalista Clementina Speranza e all’indomabile protagonista Babak Monazami” afferma Raffaella D’Errico, Console Onoraria della Svizzera in Campania “Questo giovane è stato costretto a non vivere, a restare fermo da quando aveva 3 anni, prima a causa della guerra Iran-Iraq e da lì un’escalation di non attribuzione di quelli che sono i diritti umani fondamentali dell’uomo; poi, attraverso varie peripezie, è riuscito a fuggire dall’Iran e a rifugiarsi in Italia. Tutti gli uomini hanno il diritto di vivere in pace e liberi dalla paura e dalla miseria, dobbiamo sottolineare, quindi, il coraggio di Babak che si è sottratto alle ingiustizie e di Clementina che ci racconta la storia di Babak in questo bellissimo documentario. Di fronte alle confrontazioni violente del mondo attuale non dobbiamo mai dimenticare i destini individuali che la violenza sconvolge. L’Ambasciata di Svizzera desidera sottolineare l’importanza di eventi che, come questo, consentono di discutere dei diritti umani”.
Il documentario è un insieme di aneddoti, un susseguirsi di episodi. Il titolo non è casuale ma si rifà a una canzone di Giusy Ferreri, il giovane persiano, infatti, è stato protagonista di un video musicale con la celebre cantante. È stato scelto perché Babak, rievocando la registrazione della clip, ha affermato che il titolo della canzone, Stai fermo lì, è il leitmotiv della sua vita: da una parte lui scappa e dall’altra sta fermo lì. Il montaggio è stato affidato al catanese Salvatore Gulisano, fotografo e regista. La copertina del documentario: un dipinto che rievoca un tappeto persiano con al centro i tratti a matita che delineano il volto del protagonista. In rosso e verde su fondo bianco (i colori della bandiera Iraniana) alcuni versi di una poesia che parla di libertà.
Oggi Babak, dopo 20 anni in Europa, non ha ancora trovato sicurezza e riconosciuti tutti i diritti.
L’articolo “Stai fermo lì”, la storia da film di Babak Monazzami proviene da Isabella Radaelli.