Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride


Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.

O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E’ diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana. 







Oggi a Milano, presso il Castello Sforzesco, sarà celebrato l’ultimo saluto al filosofo, scrittore e semiologo Umberto Eco, che ha lasciato questo mondo lo scorso 19 febbraio.
Mi piace ricordare anche lui su queste mie pagine di cucina, viaggi, foto e racconti, come ho fatto in passato per il professor Oliver Sacks, sebbene potrebbe sembrare un luogo inconsueto. Che si tratti di cibo, foto, storie, viaggi, lavoro, … ciò che facciamo è sempre frutto della nostra formazione, qualunque essa sia. Nella mia formazione, fin da ragazzina, è stato presente questo grande scrittore, ecco perchè mi piace ricordarlo anche qui.
Su uno degli scaffali del mio studio c’è sempre la prima copia acquistata de Il nome della Rosa. Lo lessi molto giovane, quando ancora le mie amiche mi davano della matta, e ricordo ancora quel tuffo nel passato, quel fascino indescrivibile, quel mistero fatto realtà, quel desiderio di verità. 
Negli anni ho seguito Umberto Eco anche su Twitter e riusciva sempre, ad ogni tweet, a farmi pensare e pensare e a strapparmi un inevitabile sorriso. Una grande mente, come ce ne sono state e ce ne sono ancora tante. C’era quando io sono arrivata in questa vita e ha fatto compagnia alla mia mente, aprendo non pochi orizzonti davanti a me, fino a pochi giorni fa. 
Oggi ho deciso di salutarlo su queste pagine, citando La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi. Perché l’ho scelta? Perché è la poesia che mi rappresenta meglio in questa giornata e perché Umberto Eco diceva sempre che dovremmo imparare a mente qualcosa ogni giorno, per mantenere viva la nostra memoria e quindi la nostra anima. E dunque, cosa c’è meglio di una poesia da imparare e memoria? E’ proprio imparando poesie a memoria che le persone della mia generazione hanno trascorso le scuole elementari e medie. Arrivederci Maestro.



“Chi non legge, 
a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. 

Chi legge avrà vissuto 5000 anni: 

c’era quando Caino uccise Abele, 
quando Renzo sposò Lucia, 
quando Leopardi ammirava l’infinito. 

Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

Umberto Eco





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