The Original New York Cheesecake

Eccomi!

Dopo qualche settimana di silenzio (e relax) sono tornata!
In realtà non sono ancora completamente tornata, nel senso che sono ancora in vacanza per qualche giorno e quindi approfitto di quest’ultima settimana di sole cocente e acqua cristallina per fare scorte di energia e vitalità in vista di un autunno ed un inverno pieni di novità e tantissima voglia di fare, di mettermi in gioco, di realizzarmi, ma soprattutto di abbandonare l’ansia snervante che mi aveva accompagnato all’inizio di questo 2O17, per vivere serenamente e con il giusto equilibrio psicofisico, ogni singolo istante, ogni evento, ogni giorno, ogni battito e ogni respiro di vita, dedicandomi con tutta me stessa e l’entusiasmo che mi è possibile e già da qualche tempo sta tornando a esondare, a me e alle persone che amo.

Ho voglia di iniziare a fare nuove esperienze nell’ambito lavorativo, di cimentarmi nell’ambito delle risorse umane perché,  paradossalmente, benché la questione “cosa farai da grande” mi abbia spesso messo in difficoltà, nonostante sin dal liceo avessi le idee piuttosto chiare su ciò che mi sarebbe piaciuto diventare, la questione mi ha afflitto non poco negli ultimi tempi, ma questo ambito mi è parso un giusto e motivante compromesso.

Prima di intraprendere il mio percorso universitario in Filosofia, studiai il più possibile per superare i test di medicina; mi sarebbe piaciuto diventare medico, ma forse non abbastanza da riprovare dopo aver fallito una volta. Sono troppo emotiva, sensibile ed impressionabile e dentro di me, gli ultimi due anni di liceo era maturato un forte interesse per la filosofia e la psicologia. Mi affascinava soprattutto l’esistenzialismo, la complessità e la profondità di quei ragionamenti che mi toccavano nel profondo e decisi che quella sarebbe stata la mia strada. Volevo laurearmi discutendo una tesi in cui filosofia e psicologia si univano nell’affrontare e approfondire il discorso sui disturbi del comportamento alimentare, e ci riuscii portando davanti ad una commissione un elaborato che scrissi in un mese e di cui andrò sempre fiera.

Continuai la specialistica in scienza filosofiche, un po’ demoralizzata perché nel frattempo avevo appreso che il mio progetto di inserirmi in un’equipe di medici che si occupano di queste patologie, in veste di mediatore tra le pazienti (o meglio,  i pazienti, perché ahimè oggi i DCA affliggono entrambi i sessi in un numero sempre maggiore), psichiatri e dietisti. 
Purtroppo, benché come mi disse una dottoressa, queste figure siano fondamentali nel trattamento dei DCA proprio perché inizialmente la delicata e fragile situazione in cui vertono i pazienti sia molto precaria e la diffidenza nei confronti di chi vuole aiutarli a guarire sia un ostacolo enorme da superare, i finanziamenti per tali progetti non sussistono.

Non abbandonerò il mio progetto, magari in un futuro potrei essere comunque d’aiuto con i miei lavori, ma ora, una volta conclusa la tesi specialistica in merito alla schizofrenia alla luce dell’antropanalisi di Binswanger e la sua espressione nell’arte e nella matematica ( sto leggendo ora la biografia su John Nash, un personaggio che stimo molto, una personalità difficile, apparentemente ruvida e magari insopportabile, ma leggendo questo libro, si comprende l’enorme sofferenza e l’immensa sensibilità del genio dei numeri, di questa Beautiful Mind) che mi sto accingendo a terminare,  sento il bisogno di intraprendere una nuova strada in cui umanità, psicologia, etica e diritti umani sono comunque presenti. 
Il mondo delle risorse umane mi è parso un ottimo compromesso: benché ultimamente la realtà del lavoro e la sua incertezza per noi nuove generazioni mi abbia abbastanza angosciato (come ahimè succede a molti miei coetanei), ho sempre creduto che il lavoro debba essere un diritto che non deve essere negato a nessuno. 
Ogni persona, ogni candidato, ogni potenziale collega e lavoratore, va rispettato e sin dall’inizio valutato per i suoi meriti; sono questi che vanno riconosciuti e premiati, sono le capacità di ognuno che vanno coltivate e potenziate affinché colui che è stato ritenuto idoneo ad intraprendere quell’impiego, possa eccellere e sentirsi realizzato senza frustrazioni inutili o pressioni esagerate.

Credo nella meritocrazia,  nella realizzazione di se stessi in un mestiere che sia coinvolgente, istruttivo, occasione di crescita personale e professionale, lontano da qualsiasi tipo di alienazione, poiché è esso stesso la nostra primaria fonte di sostentamento materiale ma anche psicologico. 
È un tassello fondamentale della nostra esistenza, che va coltivato e di cui prendersi cura come se fosse una parte di sé; perché effettivamente questo è, il pezzo iniziale del puzzle che permetterà di unire tutti gli altri permettendoci di crescere in modo sano, adulto, responsabile, autonomo, indipendente  che un giorno ci consentirà di iniziare a costruire una famiglia nostra, ramo svettante di quell’ albero che affonda nel terreno le sue possenti radici che mai verranno estirpate.
Ho voglia di intraprendere questa nuova strada, ho voglia di fare tante cose, e piano piano ve le racconterò.
Ma lavoro e università a parte, la mia “mezza mela”, la mia famiglia, i viaggi, me stessa, lo sport e ovviamente il blog con le sue ricette, i racconti e la fotografia, saranno imprescindibili tasselli della mia quotidianità.

E ora, dopo tante parole, vi addolcisco con la torta del mio quarto di secolo, la New York Cheesecake dei miei 25 anni che appena tornerò a Milano rifarò  (con teglie e dosi più appropriate rispetto a quelle che avevo in montagna

Altre ricette simili a questa:

VAI ALLA RICETTA


Nessun commento...

Inserisci un Commento

Devi effettuare il Login per inserire un commento.

[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]