Recensioni: I Ruggeri, in tavola la tradizione messinese rivisitata

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In una città come Messina, affacciata sul mare Ionio, trovare una cucina di pesce di buona qualità, sia in versione tradizionale sia rivisitata in chiave moderna non dovrebbe essere un problema. Così non è: la mia città, devo ammettere, non si fa notare sicuramente né per spirito di imprenditorialità né per capacità di innovare nel comparto della ristorazione. I ristoranti che vanno per la maggiore sono infatti quasi sempre gli stessi e propongono una cucina saldamente ancorata a uno stile legato alla tradizione, con poca innovazione e minimo sforzo di fantasia, e quasi sempre un po’ ingessati e dedicati ai grandi eventi. Negli anni, inoltre, molti locali storici di livello hanno chiuso i battenti, e sono stati rimpiazzati da pizzerie, pub e brasserie che guardano a un pubblico giovane, con una cucina meno impegnativa e costi di conseguenza. In questo contesto, merita un plauso l’iniziativa dei fratelli Franco e Alvise Ruggeri, che animano il ristorante I Ruggeri – boutique restaurant in una delle zone più frequentate del centro storico, nelle immediate vicinanze del Teatro Vittorio Emanuele (non a caso il locale si pone anche come meta privilegiata per il dopo teatro, anche semplicemente per bere un buon calice e gustare un dessert). Il papà Franco e il figlio Alvise hanno le idee chiare, anche grazie alle precedenti esperienze nella ristorazione: il ristorante consta di due piccoli ambienti, con pochi tavoli, colori caldi sui toni dell’arancio, luci basse, un’atmosfera intima e accogliente. Alle pareti, si snodano lunghe panche con molti cuscini colorati e tanti quadri. La mise en place è semplice ed elegante, con runner chiari e piccoli centro tavola a base di frutta secca e fresca.

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La cucina dei Ruggeri è prevalentemente di pesce, con una piccola selezione di carni (stinco di maialino senese, agnello e scottona). E quotidianamente propone diversi piatti fuori menu ideati sulla base del pescato locale e della stagionalità. La scelta è quella di valorizzare le materie prime con preparazioni semplici ed essenziali: per questo motivo, è bandita la frittura e si privilegiano i crudi, le cotture veloci (in padella, alla griglia o al vapore). I piatti della tradizione siciliana e messinese in particolare dominano il menu: dalla pasta con le sarde al pesce spada a ghiotta, dalla parmigiana di pesce spatola al tortino di alici alla caponata di mare. Non mancano però piccole incursioni in altri territori o abbinamenti più particolari. Dopo una piccola entrè di benvenuto e un calice di bollicine offerti dalla casa, abbiamo cominciato con gli antipasti (da 12 a 15 euro) e abbiamo provato una tartare di salmone gravlax (marinato in sale zucchero ed erbe aromatiche) con cipolla rossa di Tropea, pompelmo rosa e burrata di Andria: un piatto dai sapori puliti e ben equilibrati, in cui la naturale dolcezza della cipolla di Tropea si è sposata per concordanza con la dolcezza della burrata che viene contrastata bene dalla nota acida del pompelmo.

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Abbiamo proseguito con un tortino di alici gratinate con salsa agli agrumi e pinoli tostati, chiaramente nel solco della tradizione siciliana ma reso particolare dalla corposa salsa all’arancia. Un piatto semplice ma interessante, che valorizza bene le caratteristiche del pesce azzurro.

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Ottima la qualità della materia prima nella tartare di tonno e dei gamberoni rossi di Mazara del Vallo, accompagnati da olio extravergine di oliva siciliano e una selezione di sali naturali. Ho apprezzato la decisione di lasciare al commensale la scelta dei condimenti in base al proprio gusto.

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Decisamente positivo il giudizio anche sul quarto antipasto, tipicamente messinese: una parmigiana di pesce spatola o pesce bandiera, servita in piccole monoporzioni e accompagnata da una semplice salsa di pomodoro. Ottima la croccante crosticina di pane grattugiato, piacevole l’equilibrio complessivo degli strati di pesce e melanzane. La presentazione minimale nobilita questo piatto tradizionale rendendolo elegante.

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Tra i primi piatti (10-16 euro), serviti in porzioni decisamente abbondanti, abbiamo provato innanzitutto uno dei piatti del giorno: ravioli ripieni di branzino, conditi con un ragu di branzino e pomodorini e un ristretto di sugo di pesce. Un piatto decisamente ricco di sapore e ben presentato, anche se il ristretto era leggermente troppo sapido rispetto all’interno del raviolo, molto delicato.

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Ancora, dei semplici spaghetti alla bottarga di tonno, conditi con un trito di prezzemolo e pomodoro. Bene la cottura della pasta, al dente, ma anche qui un eccesso di sale dovuto alla fortissima salinità della bottarga ha dato al piatto – comunque buono – più sapore del necessario.

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Infine, il piatto a mio parere migliore: la pasta con le sarde. Bucatini fatti a mano e cotti al dente (sembra semplice ma non è cuocere al dente i bucatini), con un sugo ricco di sarde fresche, finocchietto selvatico, pinoli e uva passa, qualche pezzetto di pomodoro e delle mandorle tostate che danno un bel tocco croccante. Ordino spesso la pasta con le sarde al ristorante in Sicilia, perché è uno dei piatti che faccio spesso e la considero una prova attendibile della qualità della cucina e il risultato è spesso deludente: i Ruggeri possono vantare un’ottima pasta con le sarde, non esitate a provarla. In carta anche una stuzzicante pasta con calamari e Malvasia e la carbonara di mare.

Due i secondi che abbiamo provato (da 15 euro a secondo del pescato), uno di carne e uno di pesce: ottimo lo stinco di maialino senese su crema di patate. Carni morbidissime e rosee cotte a bassa temperatura, con una laccatura perfetta, in una porzione decisamente abbondante e sufficiente per due persone: perfetto per chi ama la carne e soprattutto vuole provare un piatto diverso, visto che in Sicilia lo stinco non ha nessuna tradizione. Poi ho voluto assaggiare gli involtini di triglia, farciti con un ripieno di pesce e pane grattugiato leggermente troppo unto, guarniti con mandorle tostate e uva passa e accompagnati da patate al forno. Anche questo secondo in porzione decisamente abbondante. Amo le triglie e ho trovato interessante l’idea dell’involtino (soprattutto considerando la quantità di spine da togliere dai filetti): il sapore della triglia era netto e di forte personalità, ma non mi ha convinta pienamente il ripieno. Inoltre, avrei aggiunto al piatto qualche nota acida, proprio per sgrassare il palato, magari a base di frutta fresca. In carta vi segnalo anche la caponatina di frutti di mare, polpi e calamari, la millefoglie di pesce spada all’eoliana e le polpette di tonno alla ghiotta, ricetta tradizionale messinese.

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Come dolce abbiamo scelto il semifreddo di cannolo siciliano: una crema di ricotta gelata servita con una sbriciolata di scorza di cannolo e una densa salsa al cioccolato. E’ un dolce piacevole e fresco, che però a mio parere guadagnerebbe da una drastica diminuzione della salsa al cioccolato, troppo invasiva rispetto alla delicatezza della crema di ricotta, che è l’ingrediente principale del cannolo e che, per la qualità della materia prima, meriterebbe di essere valorizzata meglio.

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Infine, un sorbetto di limone e una piacevole nota alcolica, mentre a fine cena con il caffè e gli amari è stata offerta una piccola selezione di biscotti locali: piparelli e insudde, entrambi a base di mandorle. La carta dei vini ha un’ampia selezione di bianchi e rossi siciliani, ma non mancano vini di caratura nazionale e una buona scelta di bollicine, dalla Franciacorta allo champagne, anche in virtù dell’abbinamento preferenziale con i piatti a base di pesce. Ricarichi nella media. Decisamente consigliato se vi capita di passare da Messina.

(visitato nel dicembre 2016)

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