A’ Putia, che in dialetto siciliano significa ‘la bottega’, nasce come enoteca e rivendita di prodotti gastronomici (tra cui i salumi di suino nero dei Nebrodi): oggi è sempre una enoteca, molto ben fornita, con una piccola cucina. Piccola in senso letterale, visto che lo chef Salvatore Augello lavora, con un aiuto cuoco, in uno spazio a vista all’ingresso del ristorante di non più di due metri quadrati. Per ovvi motivi di spazio, la cucina prevede pochi piatti, preparazioni espresse ma rapide e privilegia la qualità della materia prima alla lavorazione.
Ora, se cercate una cucina creativa e sorprendente, con accostamenti inconsueti, questo locale non fa per voi. Se invece volete provare una cucina siciliana verace, piatti davvero tradizionali senza variazioni o alleggerimenti per accattivarsi i gusti dei turisti (per intenderci, sto parlando dei piatti che trovate anche su questo blog, quelli che mia nonna, mia madre e io prepariamo da sempre a casa) allora vi consiglio di fare una sosta da A’ Putia. Vi dico subito che il rapporto qualità-prezzo è molto equilibrato e diventa addirittura conveniente guardando ai prezzi dei secondi piatti. Le porzioni sono decisamente abbondanti, come è tradizione nella ospitalità siciliana.
Il locale è piccolo (e quindi la prenotazione è obbligatoria), l’ambiente rustico-chic, con ceramiche siciliane, bottiglie, pomodori rosseggianti e prodotti locali in esposizione e il menù ha una offerta limitata orientata soprattutto al pesce, freschissimo. Anche se qualche alternativa per chi preferisce la carne c’è sempre. Gli antipasti – che accontentano anche gli amanti della carne con il misto di salumi, formaggi e verdure siciliane (9,5 euro), il piatto di salumi di suino nero dei Nebrodi o la degustazione di formaggi tipici (entrambi a 12 euro) – prevedono insalata di pesce stocco (9,5 euro) e una caponata di pesce spada con mandorle (9,5 euro), in cui le verdure non sono fritte ma semplicemente stufate, alleggerendo così il piatto e al contempo valorizzando il gusto del pesce spada dello Stretto.
Molto buono il ricco misto di crudi di mare marinati al momento con pesce spada, tonno, alici, salmone, gamberi rossi di Mazara e cous cous agli agrumi (12 euro). La marinatura fatta sul momento è una garanzia di assoluta freschezza del pesce da un lato e dall’altro il breve tempo in cui il pesce resta a contatto con il succo limone fa sì che esso non ‘cuocia’ e non prenda acidità, ma solo un sentore fresco e agrumato. Se amate il gusto del pesce è un antipasto da non perdere.
Tra i primi (da 10 a 14 euro), tutti espressi e conditi in modo molto semplice, ravioli con scampi e gamberi di Mazara, una semplice ma gustosa pasta con bottarga di tonno di Favignana, pistacchio e limone verdello, busiate (i tipici maccheroni siciliani fatti con il ferretto) con pesto di agrumi e spaghetti al nero di seppia, guarniti con mandorle e ricotta salata, come nella tradizione catanese.
Tra secondi, dal prezzo davvero conveniente (12-14 euro), una ottima tagliata di tonno con la cipollata siciliana in agrodolce: il tonno cotto al punto giusto e la cipolla di Tropea ancora croccante, con un sentore agrodolce non aggressivo.
Molto delicati gli involtini di pesce spada, diversi da quelli a cui sono abituata (più ricchi), serviti con una crema di peperoni e un pesto leggero. Sfizioso lo spezzatino di calamari con cous cous. In menù anche piatti tipici della tradizione messinese come il pesce spada a ghiotta o i filetti di pesce alla Liparota, tipico delle Isole Eolie.
Tra le ‘cose duci’, ossia i dolci (da 4,5 a 5 euro), i tartufi di Pizzo Calabro in vari gusti (ovviamente non fatti dal ristorante), un delicato gelo di cannella, il semifreddo al pistacchio e alle mandorle, e l’immancabile cassata siciliana.
A fare da sfondo ai piatti un bellissimo lungomare, quello di Giardini Naxos, con un mare trasparente e bei vasi con fichi d’India, uno dei simboli dell’isola. E qui non posso che sospirare, perché mangiare fuori nel dehor del ristorante, con un simile panorama davanti, sarebbe magnifico, il sogno di ogni turista. E di ogni siciliano. Ma la fila ininterrotta di auto che passano per quella che altro non è che la via Nazionale, che attraversa come un lungo serpente tutti i paesi siciliani, con conseguenti rumori, inquinamento, miasmi, penalizza certamente chi decide di godersi una cena nella veranda sul marciapiede. E quindi, se potete, chiedete un tavolo all’interno. In ogni caso, consigliatissimo.
(visitato il 29 giugno 2016)