o anche dell’inveterata necessità delle cene scaccia-pensieri…
Eravamo tre amiche… a “Il Numeroundici” in Via San Martino 47, Pisa; tuttavia, anche in mancanza del bar e in assenza di caffè e coca-cola, sono sicura che Gino Paoli sarebbe contento di sapere che non sono mancate le profonde disquisizioni su anarchia e libertà, su individui e solidarietà, su speranze e possibilità… il tutto condito con una buona dose di “Perché…” (molto interrogativi) e “Sarà…” (molto dubbiosi).
Eravamo tre amiche… a “Il Numeroundici” in Via San Martino 47, Pisa; tuttavia, anche in mancanza del bar e in assenza di caffè e coca-cola, sono sicura che Gino Paoli sarebbe contento di sapere che non sono mancate le profonde disquisizioni su anarchia e libertà, su individui e solidarietà, su speranze e possibilità… il tutto condito con una buona dose di “Perché…” (molto interrogativi) e “Sarà…” (molto dubbiosi).
Siamo sedute su delle panche in legno massiccio: la politica del locale prevede che sia il cliente a scegliere il tavolo e apparecchiare, per poi dirigersi verso l’enorme bancone-frigo in fondo alla sala e ordinare, dopo aver passato in rassegna le varie proposte a Km 0 scritte con del gesso colorato sulla grande lavagna a destra.
Noi, da buone amiche, decidiamo di partire con un primo condiviso, because caring is sharing, ma soprattutto perché le porzioni sono medio-abbondarti (vivaaa!!!) e non vogliamo toglierci la possibilità di assaggiare qualche secondo. Optiamo quindi per un ricco piatto di Strozzapreti al ragù di cinghiale: il sugo, seppur macinato finemente, è molto saporito, non troppo unto e perfettamente equilibrato; del resto si sa: le carni nere sanno di selvatico e il rischio che risultino un po’ stucchevoli è sempre dietro l’angolo.
Altro giro altra corsa (e altra ciccia): è il turno del Capriolo in umido, del Controfiletto di manzo e di cavallo, annaffiati con il vino rosso della casa. Ancora una volta la selvaggina incontra le nostre aspettative: la carne è tenera e il salmì piccantino; ma anche la carne rossa non delude: il sapore ferroso del cavallo accompagnato dal gusto leggermente amaro della senape e quello “bruciacchiato” del manzo grigliato addolcito dal contorno di patate arrosto ci lasciano pienamente soddisfatte.
Non ci resta che chiudere con un dessert: una bella fetta di torta fatta in casa al cioccolato e gianduia, dolce e corposa, e passa la paura…
…Vi chiederete: “Ma quale paura?” E io che ne so, ognuno c’ha le sue; qualcuno però una volta ha detto che l’amicizia non è una grande cosa, ma un milione di piccole cose, e se dopo aver condiviso una cena di ciccia con i vostri amici vi è rimasto anche un solo misero timore, mi dispiace cari miei, ma la torta non ve la meritate.
Eleonora Anastasio
Eleonora Anastasio