Un buon piatto di pasta, adeguatamente condito, è una poesia, un’arte raffinata, sottile. Vorrei vedere chi rinuncia ad assaporare un piatto di golosi spaghetti, ma non quelli con la pummarola n’coppa, anche se vedo già i nasi arricciati dei puristi, quelli che hanno mandato Marco Polo e il suo viaggio in Cina in pensione, dimenticando che, quei mitici fili dorati, hanno origini millenarie e pare siano frutto proprio degli ingegnosi cugini dagli occhi a mandorla.
La cucina Giapponese non equivale sempre e solo al sushi, esiste una vastissima quantità di pietanze altrettanto gustose. Sicuramente una bella ciotola di ramen è una di queste. Questi speciali spaghetti in brodo hanno lontana origine in Cina, ma da secoli fanno parte della tradizione culinaria del Sol Levante, tanto che ogni località li reinterpreta in modo differente. La componente principale di questo piatto è il brodo dashi, il famoso quinto gusto detto umami alla base della vera cucina giapponese, ottenuto con alga kombu e katsuobushi, a cui la maggior parte delle volte si unisce un brodo fatto con pollo o maiale e verdure.
Popolarissimi in Giappone dove vengono consumati regolarmente in ogni stagione dell’anno: caldi e corroboranti nei mesi invernali e nella particolare versione fredda l’estate.
Certo sono pochi i locali che li propongono alle nostre latitudini uno tra questi è ZAZA RAMEN che si distingue per non essere l’ennesimo ristorante giapponese, ma una sintesi riuscita di due culture, italiana e giapponese, che si incontrano in via Solferino a Milano.
Già dal nome: Zazà che è, nella versione italiana di Lupin III, una popolarissima serie manga, il simpatico Ispettore che spesso si vede intento a mangiare Ramen. Già questa scelta è metafora, condita con un pizzico di ironia, di un prodotto popolare giapponese proposto al pubblico italiano. Se poi è vero che il Ramen è il piatto più popolare in Giappone, qui, nel cuore di Milano, ne troviamo una versione nobilitata, ma non affatto stravolta, rigorosa nell’impostazione ma attenta agli ingredienti della cultura gastronomica italiana.
Il Ramen qui è la tradizione giapponese attualizzata e contestualizzata, un piatto fatto di tre elementi base, declinati in varianti diverse, brodo, pasta fresca, fatta in casa ogni giorno, e guarnizioni di verdura, carni o frutti di mare. Le versioni Zazà Ramen sono, prima di tutto, più delicate, utilizzano ingredienti di prima scelta e tutte le preparazioni sono realizzate direttamente sul posto.
Per la stagione estiva nel menù sono state inserite, come vuole la tradizione nipponica, le versioni fredde hiyashi ciuca assolutamente da assaggiare.
Ramen freddo nelle versioni con pollo, con salmone e avocado o nella deliziosa versione verde (per la presenza di alghe nel l’impasto delle pasta) servito con caviale di Capelano, senza dimenticare gli stuzzichini e gli antipasti e i particolari dolci sempre di origine giapponese.
Per chi è capace o vuole cimentarsi, il ramen va mangiato con le bacchette risucchiando i tagliolini senza preoccuparsi troppo di fare rumore. Anzi, in Giappone è segno che si sta apprezzando. Il brodo non andrebbe bevuto anche perché è normalmente molto grasso e salato. Comunque, berlo tutto in un ristorante è segno che il ramen è davvero di una bontà fuori dal comune.
i dolci di tradizione giapponese come il soffice pandispagna e il gelato di fagioli neri senza lattosio |
Gli ideatori di Zazà Ramen sono uno chef di fama internazionale e un imprenditore giapponese che hanno trovato nell’Italia la loro patria d’elezione.
Brendan Becht, nasce in Olanda da una famiglia di collezionisti d’arte contemporanea, inizia giovanissimo la sua carriera a Londra, al Connaught Hotel sotto la guida di Michel Bourdin, quindi si sposta a Parigi dove lavora con Pierre Hermé al Fauchon e poi con Alain Senderens al Lucas Carton, per poi approdare a Milano da Gualtiero Marchesi prima di specializzarsi in aperture di ristoranti italiani in Giappone. Un forte senso estetico, e una naturale curiosità per la sperimentazione ereditati nella sua formazione culturale e artistica prima e professionale poi, lo vedono creatore dello “sushi italiano”, perfetta sintesi di profonda conoscenza degli ingredienti regionali italiani, padronanza delle tecniche di lavorazione giapponesi, ricerca continua e colpo d’occhio perfetto. Oggi Brendan, dopo aver girato il mondo in lungo e in largo, all’insegna della cucina più sofisticata, approda a Milano con un’idea di semplicità. L’altro ideatore del locale Kevin Ageishi, è un imprenditore giapponese di Niigata da 20 anni in Italia ad occuparsi di moda e responsabile della parte finanziaria del progetto.
ZAZA RAMEN è inoltre un locale in continuo cambiamento infatti dalla attuale collaborazione tra Matteo Ceretto Castigliano e si rinnova il consueto appuntamento che Zazà Ramen dedica all’arte contemporanea, appuntamento ormai consolidato in cui Brendan Becht chiama a misurarsi con lo spazio del celebre locale di via Solferino
Noti artisti contemporanei. L’opera di Matteo (aka CT) affonda le sue radici nella cultura del Writing. Dalle prime sperimentazioni, influenzate dagli stili più classici dei graffiti, è passato in modo progressivo ad una ricerca minuziosa capace di cogliere ed evidenziare i cambiamenti del paesaggio urbano.
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