Questo piatto racchiude nella sua bontà due eccellenze della mia terra: i fagioli cosaruciari di Scicli e la farina di Tumminia o Timilia, un grano antico siciliano, che lavorato con macine a pietra, ci regala una farina integrale con un alto valore proteico e un basso contenuto di glutine. Negli ultimi anni stiamo per fortuna riscoprendo il valore dei grani antichi che, in quanto non modificati e poco lavorati, riescono a prevenire il diffondersi di intolleranze, prima fra tutte quella al glutine. Il fagiolo cosaruciaru (in dialetto significa cosa dolce) è un fagiolo bianco con piccole macchioline marroni intorno all’ilo. Grazie ad un gruppo di agricoltori, molto legati al recupero delle tradizioni, la sua coltivazione è tornata in auge ed è stato dichiarato Presidio Slow Food.
Questi fagioli non hanno bisogno di essere tenuti molto in ammollo e la loro cottura è molto rapida. Li faccio bollire prima con acqua e una foglia d’alloro. Poi li scolo e proseguo la cottura con un soffritto di cipolla, sedano e carota.
Preparo la pasta impastando 100 g di farina di Tumminia e un uovo per persona. Ottengo un impasto bello sodo, faccio riposare per un quarto d’ora circa.
A suon di mattarello mio marito mi aiuta a stendere la sfoglia a mano.
Tagliamo dei pezzi di forma irregolare.
Intanto aggiungo dell’acqua ai fagioli nella quantità necessaria per la pasta che devo cuocere. Quando ha raggiunto il bollore, unisco i maltagliati. Bastano pochi minuti per la cottura.
Finisco il piatto con un filo d’olio extravergine d’oliva a crudo. Buon appetito!