Lunedì 14 novembre 2016

Quando ero piccolo, i giorni in cui con la mia famiglia andavo in pizzeria, mi posizionavo nell’angolo del bancone da lavoro del pizzaiolo, incantato da quella farina che volava come polvere di fata e dalla magia di come un panetto di pizza così piccolo riuscisse ad allargarsi senza strapparsi.
Non so perchè alla fine non abbia fatto il pizzaiolo ed abbia scelto la strada della cucina. Credo principalmente per colpa di alcune persone incontrate nella mia vita, come i fratelli Carlo e Tommaso Totaro con il terzo moschettiere Giuseppe Gentile (per me e tutti “Peppino”), chef nella scuola di polizia di Foggia (perchè lì si mangiava davvero bene, altro che ristoranti!) dove sono cresciuto e dove mi hanno cresciuto (inutile girarci attorno…e di questa cosa ne parlo anche nel mio libro). I miei ricordi più belli sono proprio legati a quella cucina, dove mi rifugio nei miei ricordi quando ho un po’ di nostalgia dell’infanzia o quando mi accorgo che sto crescendo troppo.

Ieri è successa un po’ la stessa cosa qui:
ristorante pienissimo, frenesia tra una comanda e l’altra, con i piatti che correvano come su un nastro di cucina giapponese in modalità circuito Daytona
e all’improvviso arriva questo bambino di sette, massimo otto anni, che si posiziona all’angolo del pass, con gli occhi grandi come oblò, incantato da quella magia che aveva catturato me a suo tempo.
Nostalgia. Rivedo me stesso. Lo faccio venire accanto a me, gli spiego come posizionare una salsa e gli faccio chiudere un paio di piatti prima di dare il segnale al personale di sala di farli uscire.
Il bambino è poi corso dalla mamma, gridando “Mamma, mamma, mi ha fatto cucinare!”.
Che potenza i bambini, senza la loro immaginazione saremmo davvero un pianeta senza speranza. 
Ad ogni modo, sono contento. Questa settimana, finalmente, sono riuscito a far uscire l’ultimo VLOG
Ci tenevo molto, perchè quello che ho detto è una porta su tutto ciò che sarà l’evoluzione del mio concetto da qui in avanti. In fondo
la cucina è un elemento comunicativo e attraverso un piatto riusciamo ad arrivare a toccare l’intimità dei nostri commensali,

quindi fare un video e raccontare a modo mio ciò che voglio esprimere, comunicare, è qualcosa che devo fare così come sono un cuoco e non posso sottrarmi alla mia indole creativa. La CREATIVITÀ. Che bella parola, perchè permette di materializzare ciò che abbiamo in testa e che rappresenta direttamente ciò che siamo, chi siamo. Diventa anche una finestra che ti fa sorridere per qualcosa che hai solo nella tua testa e che alle volte non puoi spiegare al mondo che ti circonda. Altre volte invece sì. Come l’altro giorno, che al ristorante è venuto un ospite da solo. Ha ordinato due piatti scelti a caso dalla carta. Niente vino. Mentre mangiava scriveva su un block notes. Sono partite le rotelle quasi a tutti.

“È un critico! È qui per fare una recensione!”

Io mi sono messo a ridere e mi hanno preso per pazzo. Nella mia testa ho immaginato che fosse un signor Tizio Qualunque che stava semplicemente mangiando e, mentre lo faceva, stava scrivendo cosa dover comprare al supermercato una volta uscito dal ristorante.

Prospettiva e creatività.
La creatività è quella prospettiva che permette di incontrare se stessi, conoscersi meglio e ritrovarsi allorquando ci si è persi. Io, forse, un po’ mi ero perso e il vlog è stato l’epilogo di un riassemblamento introspettivo. “Mi ero accovacciato per allacciarmi le scarpe” mi ripeto qualche volta, così da qui in avanti, con lo zaino sulle spalle, il viaggio è più comodo, anche perchè la strada da fare davanti è ancora tanta.

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