Le Copate – per la sfida N. 54 dell’MTChallenge

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Quando si pensa ai dolci senesi vengono subito alla mente il panforte e i ricciarelli. Seguiti a ruota da cantucci, panpepato e cavallucci. Eppure proprio due anni fa ne ho scoperto un altro di cui non avevo mai sentito parlare: le Copate!

Una sosta per il caffè in un bar del bellissimo corso di Siena, la voglia di un dolcetto piccolo di accompagnamento e l’occhio mi scappa su questo vassoio pieno di cialde ripiene:  le Copate le ho conosciute così!

Le Copate sembrano essere nate intorno al 1400 – ai tempi probabilmente si chiamavano Nebulae –  grazie all’intuizione di un monaco olivetano. Egli mescolò zucchero, miele, mandorle e noci cuocendo il tutto a lungo su fuoco basso. Poi lasciò intiepidire il composto diventato scuro per la caramellizazione dello zucchero e, per assaggiarlo, lo spalmò su un’ostia! Soddisfatto del risultato ottenuto prese l’abitudine di rifare questa preparazione per i giorni di festa. Dopo un po’ di volte, per evitare che i dolcetti si attaccassero tra di loro, apportò una piccola modifica: ricoprì il composto con un’altra ostia. Da lì in poi il nome Nebulae fu tramutato in Copate, probabilmente dal latino copatus = accoppiato.

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Le prime Copate avevano quindi all’interno un croccante molto più scuro di quello che siamo abituati a trovare oggi.  Sembra infatti siano state le monache del convento di Montecellesi, anni dopo, ad introdurre nell’impasto l’albume d’uovo che rende più chiaro il colore!

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Con questa ricetta, fatta per la prima volta, partecipo alla “dolcissima” sfida MTChallenge lanciata questo mese da Eleonora e Michael del blog Burro e Miele che ha come tema “Il Miele”.

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Prodotto affascinante che, prima dell’arrivo dello zucchero, era l’unico utilizzato per addolcire bevande e cibi. La produzione di miele era un tempo molto diffusa nei conventi e monasteri in quanto i monaci avevano l’esigenza di avere una grande produzione di cera per illuminare gli ampi spazi: la chiesa, il refettorio, lo scriptorium, le stanze delle preghiere… Era usanza quindi installare tante arnie nei giardini adiacenti e avere un gruppo di monaci dediti all’apicultura. Questo spiega anche il perché tanti dolci a base di miele hanno avuto origine proprio tra le mura dei monasteri.

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Io ho apportato qualche piccola modifica alla ricetta aggiungendo anche qualche semino di finocchietto “ubriaco” (che avevo già utilizzato nella schiacciata all’uva) e dei dadini di albicocca secca. Infine mi sono divertita a inserirne qualcuna su uno stecco per una presentazione più “spiritosa”!

Ah, dimenticavo…le Copate sono perfette abbinate a un bicchierino di Vin Santo!

Cosa ti occorre:

  • 450 g di miele millefiori
  • 75 g di zucchero semolato
  • 200 g di mandorle tostate e tritate
  • 100 g di noci tostate e tritate
  • 50 g di albicocche essiccate denocciolate tagliate a pezzettini
  • 50 g di zucchero vanigliato
  • 3 albumi d’uovo montati a neve
  • una confezione da 100 cialde

Come si fa:

  1. Fai cuocere  a fuoco basso, continuando a mescolare, il miele con lo zucchero semolato. Usa una pentola dai bordi alti
  2. dopo circa 30 minuti unisci gli albumi d’uovo montati a neve ferma e mescola delicatamente il composto e cuoci fino a quando non prende consistenza
  3. aggiungi anche la frutta secca tritata, i semi di finocchietto , il cedro e lo zucchero vanigliato mescolando energicamente fino a ottenere un composto morbido ma elastico
  4. mentre il composto è ancora ben caldo, ma non bollente, prendi con un cucchiaino una piccola porzione di composto e adagialo su una cialda. Coprilo quindi con un’altra cialda e schiaccia delicatamente

Vi lascio infine questa bellissima e utilissima infografica di Daniela del blog Acqua e Menta comodissima per avere a colpo d’occhio una panoramica su come abbinare correttamente il miele!

 

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