Il tempo è volato e siamo già al 27 di marzo perciò il CLUB DEL 27 è di nuovo all’opera. Dal mese scorso, ogni 27 del mese, rifaremo le ricette del TEMA DEL MESE dell’MTC. Infatti durante la sfida ognuna di noi si dedica a quella e così tante ricette collaterali ma interessantissime rischierebbero l’oblio. Per impedirlo la mitica Van Pelt ha lanciato questo nuovo gioco, che ha avuto già un gran successo. Quindi il 27 di ogni mese: STAY TUNED!
Oggi ci occuperemo del TEMA DEL MESE, dedicato alla APPLE PIE e a tutte le torte del genere, sia dolci che salate. Io tanto per non smentirmi ne ho fatta una dolce, la TARTE AU CHOCOLAT, che in cuor mio rappresenta l’essenza stessa dell’erotismo alimentare.
L’autore della ricetta è Frèdèric Cassel (noto pasticcere della brigata di Hermé) e questa tarte è davvero fantastica, con un guscio croccante e friabile di pasta frolla sablée alle mandorle ed un ripieno morbido, fondente, liscio al palato.
Un grande merito della meraviglia di questa tarte, va indubbiamente al cioccolato. E pensare che il cacao fu totalmente ignorato da Cristoforo Colombo nel 1502, quando i chicchi gli furono donati dagli indigeni dell’isola di Guanaja. Ci vollero altri 17 anni perchè il cacao fosse scoperto dagli europei e precisamente da Hernan Cortés.
La pianta era conosciuta in America fino dall’epoca degli Olmechi, civiltà mesoamericana apparsa intorno al 3000 a.c. che ebbe il massimo splendore intorno al 1500 a.C. e poi subì un inarrestabile declino. Questo popolo abile nei commerci, gettò le basi di tutte le culture insediatesi nell’America Centrale, mettendo in piedi il Calendario, poi perfezionato dai Maya e introducendo il cacao nelle cerimonie religiose. Saranno poi i Maya a fare del cioccolato il protagonista della vita sociale. Il cacao era utilizzato nei riti funebri, nelle cerimonie sacre, come moneta di scambio e come ingrediente base delle bevande per i guerrieri prima della battaglia, presumibilmente addizionato con foglie di coca per aurmentare l’effetto eccitante. Nella mitologia Maya, i semi pestati e consumati in forma liquida, erano assimilati al sangue del Dio Sole e facevano parte di riti e sacrifici umani ed animali, in seguito ripresi anche da Toltechi e Aztechi.
L’origine della pianta è tutt’oggi non chiarita, ma ci sono dei miti bellissimi che ne raccontano la nascita.
Uno di questi narra di una principessa, che preferì farsi uccidere, piuttosto che rivelare il nascondiglio in cui il marito, il re guerriero, aveva nascosto il tesoro. Dallo scorrere del suo sangue, sarebbe nato il cacao che, a memoria del tragico evento, avrebbe conservato il colore rosso scuro ed il sapore amaro.
Bellissimo anche il mito legato al dio Quetzalcoatl, il “serpente piumato”, divinità creatrice, raffigurato con una maschera con becco di uccello e denti di serpente. E’ lui che porta la pianta sulla terra, donandola ai suoi abitanti, ed insegnando loro a preparare la bevanda schiumosa a base di cacao e acqua, chiamata xocoatl, cioè acqua amara, ovvero cioccolata. Secondo la leggenda Quetzalcoatl (dio della luce) fu messo in fuga dal dio delle tenebre Tezcatlipoca. Ma il suo ricordo rimase vivo e fu ripreso sia dai Toltechi che dagli Aztechi che pensavano ad un ritorno del dio che li avrebbe fatti trionfare sul mondo. Il dio veniva rappresentato con tratti somatici diversi da quelli degli indigeni: pelle chiara e capelli biondi. Così per ironia della sorte quando Cortés, sbarcò con i suoi uomini, sulle coste americane, al re Montezuma, dovette sembrare il divino serpente che avevano tanto atteso. Quindi Cortés fu accolto come un dio dalla corte atzeca e in onore dell’ospite fu preparata la mitica bevanda all’interno di tazze d’oro massiccio. Erano chicchi di cacao, frantumati e polverizzati, mescolati a farina di mais, cotti e allungati con acqua, peperoncino e spezie varie. La bevanda non piacque al conquistatore e neanche agli spagnoli, una volta portata nel Vecchio Continente. Gli europei, erano abituati a gusti più morbidi e la bevanda azteca era molto amara, ma l’aggiunta di zucchero di canna la rese presto celebre e ricercata.
Uno di questi narra di una principessa, che preferì farsi uccidere, piuttosto che rivelare il nascondiglio in cui il marito, il re guerriero, aveva nascosto il tesoro. Dallo scorrere del suo sangue, sarebbe nato il cacao che, a memoria del tragico evento, avrebbe conservato il colore rosso scuro ed il sapore amaro.
Bellissimo anche il mito legato al dio Quetzalcoatl, il “serpente piumato”, divinità creatrice, raffigurato con una maschera con becco di uccello e denti di serpente. E’ lui che porta la pianta sulla terra, donandola ai suoi abitanti, ed insegnando loro a preparare la bevanda schiumosa a base di cacao e acqua, chiamata xocoatl, cioè acqua amara, ovvero cioccolata. Secondo la leggenda Quetzalcoatl (dio della luce) fu messo in fuga dal dio delle tenebre Tezcatlipoca. Ma il suo ricordo rimase vivo e fu ripreso sia dai Toltechi che dagli Aztechi che pensavano ad un ritorno del dio che li avrebbe fatti trionfare sul mondo. Il dio veniva rappresentato con tratti somatici diversi da quelli degli indigeni: pelle chiara e capelli biondi. Così per ironia della sorte quando Cortés, sbarcò con i suoi uomini, sulle coste americane, al re Montezuma, dovette sembrare il divino serpente che avevano tanto atteso. Quindi Cortés fu accolto come un dio dalla corte atzeca e in onore dell’ospite fu preparata la mitica bevanda all’interno di tazze d’oro massiccio. Erano chicchi di cacao, frantumati e polverizzati, mescolati a farina di mais, cotti e allungati con acqua, peperoncino e spezie varie. La bevanda non piacque al conquistatore e neanche agli spagnoli, una volta portata nel Vecchio Continente. Gli europei, erano abituati a gusti più morbidi e la bevanda azteca era molto amara, ma l’aggiunta di zucchero di canna la rese presto celebre e ricercata.
Cosa successe al cioccolato nei secoli successivi ve lo racconterò con la prossima ricetta cioccolatosa. Intanto godetevi questa che è una vera e propria golosità.
Ingredienti per una tortiera da crostata diametro 25 cm
Pàte sablée
- 120 g di burro
- 2 g di sale fino
- 90 g di zucchero a velo
- 15 g di farina di mandorle
- 1 uovo medio
- 240 g di farina 00
Ganache al cioccolato fondente
- 350 g di cioccolato fondente al 70%
- 250 g di panna fresca
- 1 cucchiaio di miele
- 50 g di burro
Preparazione
In una ciotola, miscelate bene il burro a pezzetti con il sale, 60 g di farina, lo zucchero a velo, la farina di mandorle e l’uovo. Aggiungere poi, la restante farina. Fare una palla e stenderla tra 2 fogli di carta forno fino allo spessore di 3 mm e metterla in freezer per 30 minuti. Dopo il riposo, foderare lo stampo da crostata dopo averlo imburrato ed infarinato. Mettere in freezer ed accendere il forno a 160°. Appena il forno è a temperatura, punzecchiare il fondo, coprirlo con la carta forno e distribuirci i fagioli o i pesi di ceramica ed infornare per 20 minuti o fino a doratura.
Nel frattempo sciogliere il cioccolato a bagno maria o nel micro-onde, scaldare la panna con un cucchiaio di miele. Quando il cioccolato sarà fuso e ben liscio e la panna calda, unirli e mescolare bene con la spatola. Far raffreddare fino a 35° ed unire il burro. Mescolare finchè non si è sciolto del tutto.