FUNA IL VIAGGIATORE ROMANTICO│Dormire sul fieno
Parva sed apta mihi… Quando faccio una citazione in latino mi gonfio di orgoglio per la mia cultura, ma poco dopo i rumori poco gradevoli di quanti mi conoscono come asino di razza dalla 4° B del liceo classico mi riportano alla realtà.
Alla stessa maniera, non so se capita anche a voi, ma quando cerco una sistemazione su Booking.com almeno la prima ricerca la prendo come viene e quindi passo una decina di minuti a guardare a bocca aperta quotazioni di castelli immersi nel verde pure nel deserto del Kalahari, chalet con cuoco che cucina gamberoni alla crema a 3000 metri (una volta, decine di migliaia di anni fa lì probabilmente c’era il mare…) a soli €… O mammamia! Mi viene un singhiozzo lucchese e vado più in giù, ma poi non basta e devo usare il filtro per prezzo e allora, anche qui, torno alla realtà e la freccetta si posa sul filtro 0-50, alias “sei il solito pidocchio…”. Ecco che “parva sed apta mihi” suona più dignitoso.
Luglio 2015, devo andare per una fiera di biciclette a Friedrichshafen, un bellissimo posto con un lago che divide la Germania dalla Svizzera, uno Shanghai di stradine ordinatissime che toccano con equa precisione ora la Svizzera, ora l’Austria, ora la Germania, le piste ciclabili piene di biciclette, le autostrade con le auto, le zone pedonali solo con pedoni, meleti con le mele misti a fragolai (oh… non lo so come si chiamano i posti dove ci sono solo fragole) con piante e piantine piantate pare con una squadra di precisione a filo, lati finemente rettificati e lappati per tolleranze di rettilineità, parallelismo e planarità. Insomma l’avete capito, terre teutoniche, dove tutti gli italiani, in riga pure loro, fanno solo gelati.
I miei occhi tornano a viaggiare sulla pagina Booking, dopo iperboli sibaritiche di euro 1378 per una suite vista lago (ex 1510), una lieve flessione a 830(ex 930) ancora senza quota di proprietà del maniero… per una doppia uso singolo; Schloss hotel Wasserburg, Gottlieber, Anker, sembra di leggere i discorsi in gramelot di Chaplin de “Il grande dittatore”, così, prima che mi costringano a pagare la vista della vista lago, scendo, scendo, scendo e fra le spire del risparmio, giù giù 167, 110, colazioni non incluse, colazioni a pagamento, 73, stanze senza finestre, 65, 50, 48 bagno in comune…hop! 26.
26? Mia. Bauernhof Tschannen. Categoria: dormire sul fieno. Ho appena dato l’ok automatico e ora, a gambero, vado a vedere cosa ho prenotato. Il posto promette bene, Lengwil, in Turgovia, ci deve essere un principe. Suona bene … “il Principe di Turgovia…”
La principessa sul pisello, il principe… sotto la principessa? No. Lui sul fieno. Che bischero…
Arrivarci non è facile ma la strada è bellissima, dall’Italia Chiasso, Svizzera, San Bernardino e poi si costeggia il Liechtenstein, stop all’autogrill per fare plin plin (€ 1 a rendere se compri qualcosa, e mi convincono facile facile con Kaminwurst e Bundner Nusstorte da applausi. L’area di sosta si chiama Heidiland, dove le caprette ci sono e hanno la targa alle orecchie. Non so se CH vuol dire Capra Helvetica o forse proprio Capra di Heidi… Poi giù in discesa come nelle quotazioni di Booking verso i 3 confini e il lago, in pari, ché laghi in discesa non si sono mai visti.
Il posto è su un declivio tale che si ha una bella vista in lontananza del lago e dei suoi hotel pluristellati, campi dappertutto, alberi tanti e bellissimi, aria e luci come un passato remoto, trattori per le strade, sterrati qua e là, anche là dove arrivo finalmente dopo qualche telefonata. Mi attendono marito, moglie e figlia, 2 cavalli, 17 mucche, 4 conigli, 2 maiali, cane, gatto, galline in ordine sparso (una colonia anarchica). Ci devono essere anche dei nipotini da qualche parte, hanno lasciato tracce di giochi di gesso.
Mi mostrano gli acquartieramenti. Portone scorrevole in legno, scale in legno, un misto fra un mini ostello, un paio di camere doppie foderate in legno perlinato e coperte fatte in casa, poi le camerate dabbasso, due stanzoni con finestrina inversamente proporzionale. Una piccola panchina per sedere e spogliarsi, un attaccapanni, una sponda in legno e… come una piscina piena di fieno e la serie di rumori attutiti-ingigantiti dal legno, odore di stalla poco lontano misto al fieno mi fa fare come un giro istantaneo di giostra nei ricordi. Se avete mai avuto la fortuna di giocare a nascondino fra le pannocchie di granturco rumorose, o baciare qualcuno, principe o principessa, sdraiati nell’erba alta, sapete cosa intendo. Se invece seduti su una balla di fieno avete scoperto di essere allergici, beh… allora qui siete fottuti.
Mi mostrano gli acquartieramenti. Portone scorrevole in legno, scale in legno, un misto fra un mini ostello, un paio di camere doppie foderate in legno perlinato e coperte fatte in casa, poi le camerate dabbasso, due stanzoni con finestrina inversamente proporzionale. Una piccola panchina per sedere e spogliarsi, un attaccapanni, una sponda in legno e… come una piscina piena di fieno e la serie di rumori attutiti-ingigantiti dal legno, odore di stalla poco lontano misto al fieno mi fa fare come un giro istantaneo di giostra nei ricordi. Se avete mai avuto la fortuna di giocare a nascondino fra le pannocchie di granturco rumorose, o baciare qualcuno, principe o principessa, sdraiati nell’erba alta, sapete cosa intendo. Se invece seduti su una balla di fieno avete scoperto di essere allergici, beh… allora qui siete fottuti.
Dotazione della camera: 1 asciugamano + 1 lenzuolo da stendere sotto il sacco a pelo (mio).
Il fieno prende la forma del corpo, tranquilli… L’interruttore della luce non c’è, solo una torcia a pile appesa al muro: qui un corto circuito farebbe davvero molto fumo ma voi, arrosto, dareste un rating basso su booking, e questo non è bello.
Purtroppo il cuoco non c’è stasera (davvero, non scherzo) e dovrò andare sulla statale verso il paese a uno dei 2 ristoranti. Peccato perché la cucina comune, con tettoia vista lago, prometteva bene. Alle pareti le foto delle mucche con i record di produzione latte. Sarà per domattina a colazione. Come aperitivo mi bevo un vino locale… di mele: la traduzione sarà “melino? Bah, noi in Italia abbiamo il fragolino.
Il fieno prende la forma del corpo, tranquilli… L’interruttore della luce non c’è, solo una torcia a pile appesa al muro: qui un corto circuito farebbe davvero molto fumo ma voi, arrosto, dareste un rating basso su booking, e questo non è bello.
Purtroppo il cuoco non c’è stasera (davvero, non scherzo) e dovrò andare sulla statale verso il paese a uno dei 2 ristoranti. Peccato perché la cucina comune, con tettoia vista lago, prometteva bene. Alle pareti le foto delle mucche con i record di produzione latte. Sarà per domattina a colazione. Come aperitivo mi bevo un vino locale… di mele: la traduzione sarà “melino? Bah, noi in Italia abbiamo il fragolino.
A malincuore mi assento da quel paradiso e vado a cercare cibo per cena (ormai mi sento più animale anche io). Sulla deviazione trovo una piccola osteria rialzata. Alcune auto ricche fuori, proprietari con fami popolari dentro. Mi prendo insalata mista con vinaigrette, Leberkas con uovo sopra, birra e pane nero. Sui tavoli giornali da poco con starlette in prima pagina e riviste di trattori vintage. Intorno a me il dessert più gettonato è una torta multipiano piena di fragole. Io prendo una mega fetta di torta di mele che fa contenta la squadra a filo: ho bilanciato ammodo i consumi, sacrificando la voglia della torta di fragole. Sì lo so che non credete ai vostri occhi… un eroe… grazie, grazie.
Torno alla fattoria. Alla vista sul lago che sfuma nella sera estiva dopo poco preferisco quella sulle stalle e sullo stallino dei 2 maiali, accanto al casottino di legno che è il locale wc. Già, per 26 euro il bagno è in comune e fuori del capannone. I maiali, meno pidocchi di me, hanno la suite con il bagno in camera, anche se loro non sembrano fare differenza fra i 2 locali…
Rumori estivi di grilli e cicale mi rilassano più di un massaggio shiatsu. Sono pronto per il mio sonno di fieno. La mattina mi alzo con la sveglia del sole che sale. Ho dormito come un sasso e sotto di me fieno e lenzuolo hanno la mia forma. Ok non lo dico “come una Sindone”… vabbè era solo una battuta via, non fate i baciapile… Ah, la pila, già: evito le docce accanto a dove sono i cavalli (comunque pulite) e mi lavo nel bagno all’aperto, una pila con specchio appeso sopra. Ci mancano gli squilli di tromba dell’adunata e quasi sembra di essere tornati militari. Però allora manca il più e il meglio: mes fradis alpins che avrebbero riempito di altre lenzuola e sacchi a pelo quello stanzone. E di vino d’uva.
Finalmente la colazione, e non per me soltanto.
Finalmente la colazione, e non per me soltanto.
Dai formaggi al caffè tutto protetto da una pellicola che tiene lontane le mosche, anch’esse km0, come il resto preparato dalla figlia dei fattori. Gli affettati inducono a pensare che prima c’erano altri maiali al posto di quelli che ho conosciuto nella suite. Cose che capitano. Quasi sempre i maiali che vedete non sono quelli della volta prima… Succo di mela, yogurt di Ribes (Meertrubeli se vi sentite svizzeri, Johannisbeeren tedeschi, Ribiseln austriaci) con marmellate di vari gusti e colori faccio un panino stile Mondrian. Latte appena munto come se piovesse.
Esco dal quadro e saluto tutti, aufwiedersehen, muuuh, oink oink, bau, miao, iiihhiii, coccodè, ………. silenzio (dei conigli).
Francesco Funaioli