La Bibbia in cucina

“Non di solo pane vivrà l’uomo” è una delle frasi più belle pronunciate da Gesù nel corso della sua predicazione alle genti. E’ la risposta che egli dà al tentatore quando viene punzecchiato affinchè ceda alle pressioni della carne (e della fame) e trasformi le pietre in pane. La parte più apprezzabile e teologicamente rilevante è ciò che a questa frase segue (se ne sei curioso, puoi scoprirlo scorrendo il Vangelo di Matteo, 4,4) ma noi ci accontenteremo di queste parole per approfondire una questione più terrena: si parla di cibo nella Bibbia?

Partiamo dall’inizio. Se dal punto di vista del credente il testo sacro dei cristiani parla di Dio, della sua ira e delle sue punizioni (Antico Testamento) della sua alleanza con gli uomini, della benevolenza, del sacrificio del suo unico figlio (Nuovo Testamento) dal punto di vista storico-culturale rimane un apprezzabile documento per approfondire usi e costumi delle popolazioni antiche nei territori istraelo-palestinesi.

Nei primi passi della Genesi, Dio crea la terra e quanto contiene (Sal. 24) ed indica al neonato essere umano: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. (Gen. 1,29). Una dieta vegana, dunque, nel giardino dell’Eden, il cui unico frutto proibito è appartiene all’albero del Bene e del Male, unico da non mangiare ma sappiamo tutti com’è andata.

Bisognerà attendere la fine del diluvio perché Yahweh dia indicazioni per un’alimentazione di stampo diverso, introducendo le carni: Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe (Gen 9,3). Eppure, le indicazioni sulla cottura farebbero venire i capelli bianchi agli estimatori delle carni poco cotte, perché il precetto si affretta ad aggiungere: soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Niente carni poco cotte, dunque. Al di là del senso spirituale, il precetto di evitare il sangue (così come quello di proibire alcol e carne di maiale nel Corano) è dettato dalle condizioni ambientali: il caldo del deserto e la difficoltà nella conservazione del cibo portavano all’insorgere di problemi di salute. Ma se nel Deuteronomio il popolo ebraico, liberato da Mosè dalla schiavitù egizia, riceve la promessa che il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna;  paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele; paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato. (De. 8,7-10) al contempo rimpiange la terra dei faraoni per i suoi cocomeri, meloni, porri, cipolle, aglio (Nu, 11-5).

Ovini, equini e pesci sono riccamente utilizzati nella tradizione biblica, presenti nelle tavole dei ricchi e dei meno ricchi. Se Giovanni il Battista, cinto di pelli di cammello, si cibava di locuste e di miele selvatico, nell’ultimo pasto consumato in terra d’Egitto (la Pasqua ebraica) il cibo indicato da Yahweh agli Ebrei è l’agnello. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! (Eso. 12,1-12).

Il cibo più consumato, tuttavia, rimane il pane. E’ citato in numerosi punti dell’Antico e del Nuovo Testamento. E’ preparato anche con farine diverse: farina d’orzo in Giovanni, Giuditta, Secondo Libro dei Re, farina di frumento in Matteo e Luca. Pane da consumare con del buon vino (inutile citare il miracolo delle Nozze di Cana) poiché, oltre ad essere considerata bevanda pura diviene simbolica del sangue della riconciliazione del Dio con l’uomo. L’esempio più emblematico è L’ultima Cena, con lo spezzare del pane (azzimo) unito al vino (sapendo che avrebbe riconciliato tutto in sè, nel sangue sparso sulla croce, cfr Preghiera Eucaristica, Messale romano).

Ci sono cibi che proprio non si possono mangiare?

La Bibbia ha un nutrito decalogo di cibi impuri che è sacrilego consumare con precise descrizioni delle caratteristiche fisiche e somatiche che l’animale deve presentare. E se lo struzzo, il barbagianni, il gabbiano e ogni specie di sparviero; il gufo, lo smergo, l’ibis; il cigno, il pellicano, l’avvoltoio; la cicogna, ogni specie di airone, l’upupa e il pipistrello non ci risultano così strani, fa più specie leggere il divieto di ingerire lepri, maiale, crostacei, incentivando, invece, a consumare grilli, locuste, ogni genere di cavallette.(cfr Le 11,1-47)

Certo, non è possibile avere sempre a disposizione la manna dal cielo, ma delle locuste facciamo volentieri a meno!

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