Due mesi di assenza!! Sono tantissimi oibò ma negli ultimi tempi faccio davvero fatica a sedermi davanti ad un pc e a scrivere. E’ già sufficiente il tempo che trascorro davanti allo schermo per lavoro e per staccare ho bisogno di fare altro…e poi, a dirla tutta, mi sento sempre meno a mio agio in un mondo virtuale fatto di condivisioni esasperate di consigli e ricette e di un esibizionismo oltre ogni limite. C’è davvero bisogno di tutto questo?
Vi chiederete allora perché sia tornata. Perché rinchiudermi in questo spazio tutto mio ha il sapore di un’evasione e ogni tanto sento il bisogno di prendere una boccata d’aria.
Chi mi segue sa che amo la vita di campagna e che porto quasi esclusivamente in tavola il cibo che raccolgo nell’orto e nel frutteto; credo che il senso di indipendenza (e di indiscussa genuinità) che derivi dal mangiare, ad esempio, le proprie fragole e nel condire la propria insalata con il proprio olio sia in assoluto uno dei piaceri e delle soddisfazioni più grandi della vita (oltre che un beneficio per il portafoglio!).
Questa volta il mio ritorno è merito 1) della cicoria catalogna che troneggia ancora per poco nell’orto del mio papino, 2) del Calendario del Cibo Italiano che dedica a questo semplice, quanto straordinario, piatto della cucina romana un’intera giornata celebrata appunto oggi 17 aprile attraverso il post di Daniela Ceravolo del blog La forchetta sull’atlante.
La cicoria catalogna è detta anche cicoria asparago perché nella sua parte centrale di forma un infiorescenza simile al turione di un asparago nella quale si nascondono tanti piccoli germogli conosciuti con il nome di puntarelle. Si tratta di un piatto ancora poco diffuso dalle mie parti, apprezzato magari da chi come me ha parenti a Roma e non ricorda vigilie di Natale senza ciotole traboccanti di questi germogli amarognoli generosamente conditi con acciughe ed aglio.
Realizzarle è semplicissimo, forse molto più semplice che trovare i cespi di catalogna perché molti supermercati ne sono sprovvisti. Di fatto si tratta di sfogliare (con un po’ di pazienza) le cime della catalogna ottenendo tante striscioline che vanno immerse per qualche ora in acqua fredda in modo tale che si arriccino ben benino. Ottenuti tanti piccoli trucioli, questi vanno tamponati con uno strofinaccio da cucina per eliminare l’acqua in eccesso prima di condirli con un pesto di aglio, acciughe, aceto e olio extravergine di oliva.
Oggi, oltre al classico coltellino, ci si può armare persino di uno strano strumento (immaginate un telaio con fili di metallo intrecciati a scacchiera) che in pochi secondi sfiletta i singoli germogli trasformandoli in striscioline.
INSALATA DI PUNTARELLE ALLA ROMANA (per 4 persone)
- un cuore di cicoria catalogna (circa 400gr)
- uno-due spicchi di aglio
- 5-6 (anche di più, se vi piacciono) alici del Cantabrico, più saporite e con una carne più consistenza di quelle locali
- olio e.v.o.
- sale marino integrale
Mondiamo il cespo interno della catalogna recuperando tutti i germogli. Ricaviamo da ciascun germoglio tante striscioline che andiamo a versare in una ciotola capiente e a ricoprire di acqua fredda. Lasciamo stare per qualche ora fino al loro avvenuto arricciamento. Sciacquiamo accuratamente e trasferiamo su uno strofinaccio pulito da cucina, tamponiamo con cura per rimuovere ogni eccesso di acqua. Trasferiamo in una ciotola e condiamo con un emulsione di olio e aceto alla quale uniremo aglio in piccoli pezzi e acciughe (in alternativa possiamo far soffriggere l’aglio e le acciughe in un padellino con olio, lasciar intiepidire e quindi versare sopra le puntarelle). consiglio: una volta lavate se non condite subito vanno riposte in un contenitore ermetico in frigorifero perché le puntarelle tendo ad annerire.
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