“Semel in anno licet insanire”, dicevano gli antichi romani, che tradotto significa “una volta all’anno è lecito impazzire”. Questa espressione, divenuta proverbiale nel Medioevo, indicava una sorta di festa collettiva ricorrente in molte culture occidentali. In un periodo ben definito dell’anno erano ammessi comportamenti eccentrici e fuori dalle convenzioni sociali e religiose. Si trattava di un gioioso cerimoniale liberatorio che permetteva alla comunità di prepararsi all’adempimento dei normali doveri sociali. Nel nostro Paese questa tradizione è tutt’ora legata alla celebrazione del Carnevale che precede l’inizio della Quaresima.
Coriandoli, stelle filanti, frittelle e chiacchiere… mascherine, Colombine, Arlecchini, Balanzoni e Pantaloni… Tutto questo unisce l’Italia nel festeggiare il Carnevale. Giorni che, oggi come nell’antichità, portano la simbolica ondata di caos e di eccesso che travolgono l’ordine costituito. La bellezza vera del Carnevale la ammiriamo nella teatralità dei costumi, alcuni spettacolari nei colori e nelle rifiniture, sia che richiamino fatture storiche, sia che riprendano personaggi moderni. L’idea del travestimento è il fulcro della festa stessa, la cui peculiarità diventa, in alcune città, la sfilata delle maschere e dei carri allegorici. I grandi spettacoli sono conditi da tanta allegria e l’imperativo è divertirsi.
Tra i più famosi, in Italia, per la regalità e la sfarzosità delle sue maschere è il Carnevale di Venezia, che sembra risalire a…Continua a leggere »
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