Alla riscoperta di antiche ricette: questi biscotti molto particolari fanno parte del patrimonio gastronomico di Scicli. Sono tipici del periodo natalizio e anche se ormai alcune pasticcerie della città li propongono tutto l’anno, nella preparazione casalinga va scemando la tradizione, probabilmente per la laboriosità del procedimento e per scarsa voglia da parte dei giovani di preparare i biscotti in casa. Per non rischiare di perdere questo prezioso patrimonio ho attinto alla memoria di mia mamma perchè purtroppo le ricette di una volta non sono sempre codificate: ho trovato alcune ricette antiche in un testo del dott. Portelli che anni fa ha svolto una ricerca tra gli anziani del paese (“Il gusto e i sapori” sulle tracce della cucina di Scicli e dintorni dall’800 ad oggi). Questi biscotti si chiamano “iadduzzi” cioè galletti: seguitemi nella preparazione.
Ingredienti per il ripieno: 1 kg di miele (ho usato quello tipico del mio territorio, cioè quello di carrubo), 300 g di farina, 400 g di acqua, scorza d’arancia, cannella, a piacere 200 g di mandorle.
Fare sciogliere il miele con l’acqua sul fuoco;
Aggiungere gradualmente la farina setacciata continuando a mescolare sempre a fuoco lento.
Aggiungere la scorza d’arancia e la cannella.
Quando il composto avrà raggiunto la consistenza semi-gommosa mettetelo su un piatto a raffreddare.
Ingredienti per la pasta esterna dei biscotti: 500 g di farina 00, 2 uova, 50 g di strutto, un pizzico di sale, vino bianco q.b. se l’impasto risultasse duro. Impastate e fate riposare la pasta, altrimenti risulterà difficile stenderla.
Quando il ripieno sarà freddo, mettetelo su una spianatoia e formate tanti rotolini.
Tirate una sfoglia sottilissima e tagliatela a strisce di una larghezza tale da avvolgere il rotolino di miele.
Tagliate ogni biscotto della lunghezza di 10 cm circa praticando del taglietti alle estremità e piegandoli ad esse.
Quella che vedete in foto è un’altra forma che mia mamma fa. Sistemate i biscotti su una teglia e infornate a 180° per 10 minuti circa. Sfornateli e fateli raffreddare.
Preparate la glassa di copertura (in dialetto “marmara”) con zucchero a velo, albume d’uovo e qualche goccia di succo di limone (anche qui le dosi sono vaghe: mia mamma dice “fino a quando è liscia e scorre a filo”); aggiungete quindi poco a poco l’albume. Ricoprite i biscotti con la glassa alcuni interamente alcuni con dei ghirigori.
Dai ricordi di mio padre ho appreso che la copertura veniva ulteriormente decorata con dei colori alimentari spalmati con una penna di gallina per simulare probabilmente la cresta del gallo. Ho cercato di dar vita ai suoi ricordi dando qualche pennellata di rosso sulla glassa.