In un dedalo di vicoli nella zona di S. Maria di Castello, svoltato l’ennesimo angolo, ti imbatti nei sapori che ti riconciliano con la cucina: sapori genovesi, forse anche un po’ aspri, ma genuini come le persone, come la “Gianna”, che offrono con consapevole modestia il loro cibo a chi ha il piacere di sedersi al tavolo. Spartano, certo, ma dal quale ci si alza con il piacere del gusto e dei sensi direttamente proporzionale al dispiacere che quella odissea palatale sia giunta al suo ultimo giro di pagina.
Un libro che se vi siete seduti ai tavoli della Gianna, in vico delle Camelie, sarete disposti a riaprire subito e dentro ci troverete un po’ di quello che abbiamo trovato noi.
Occore dire subito che siamo stati assecondati con complice naturalezza nell’approfondire la conoscenza di almeno una parte dei piatti proposti quella sera dalla cucina.
Allora diciamo del tris di primi di pesce composto non da assaggi ma da “primi” effettivi nel segno della buona tradizione che vuole sostanza, insomma la “sgiatta” piena.
Partenza con ravioli tuffati in un succoso intingolo di mare dai giusti equilibri senza prevalenze se non quella della freschezza del pescato.
Secondo round con gli immancabili spaghetti: cottura al punto giusto e anche qui il sugo di mare nella sua apprezzabile struttura.
Terzo, ma non per questo meno gustosa, la portata di gnocchi che sempre si sposano al mare ma in misura maggiore in questo caso di specie.Generosa la porzione e di pari grado il condimento. Anche qui l’equilibrio come linea guida di un sugo comunque delicato anche nella sua ruvida robustezza.
Approfittando della cortese attenzione della titolare molto partecipe, insieme alla nipote, nell’ illustrare i piatti e mettersi a disposizione per aggiustamenti in corso, abbiamo nuovamente moltiplicato per tre. Triade di gusto personalissimo composta da zucchine ripiene, acciughe identicamente acconciate e frittelle di baccalà
Il tutto lo abbiamo accompagnato con un generoso Roero Arneis di interessante corpo e non eccessivamente ricaricato come dimostrerà poi il conto finale.
Vasta la proposta dei desserts e da qui abbiamo tratto un tiramisù destrutturato, realizzato in modo conveniente con crema separata. Apprezzabile, sciuramente, ma ormai è maturata in noi la convinzione che i cuochi non siano pasticceri e stiamo ormai esimendoci dall’ordinare dolci al ristorante.
Alla fine il cafè ed un Santa Maria strappato all’ultima goccia da una bottiglia finita con tante scuse della per non aver proceduto al “rabbocco”: scusati per simpatia..!
Ricapitolando: tris di primi, piatto riccco di acciughe, frittelle e ripieni, dolce e vino per un totale di 42 euro. Ci pare un prezzo soddisfacente e congruo rispetto alla qualità offerta da questo locale che, lo diciamo subito a beneficio di degustatori “foresti”, va accettato per la sua genuinità anche se gli spazi nella sala d’entrata e nella saletta interna (38 coperti in tutto) sono tipici della trattoria d’epoque genovese: pochi fronzoli , si mangia…
Per il posteggio: o lasciate l’auto nel silos della Marina e procedete verso Ponente salendo una rampetta di scale, oppure lasciate l’auto nei posteggi del Porto Antico e , procedendo verso Levante per pochissimo , raggiungerete la “Gianna” in vico delle Camelie.
Vico delle Camelie, 16128 Genova
010 246 8659