Il panpepato è un’arte antica che solo abili artigiani portano avanti e durante il blog tour ne abbiamo visitati due tra i più interessanti: il Forno di Ravacciano, che ha la sede nell’Antica Fabbrica del Panforte Parenti, la più antica tra quelle rimaste a Siena, gestito da oltre 50 anni dalla famiglia Brogi e Giolisca e Fabio, due dei titolari, ci hanno fatto da ciceroni nel racconto e ci hanno fatto vedere come nasce questo dolce.
Dopo il Forno di Ravacciano, la visita alla Pasticceria il Nocino, è stata una scoperta: gli stessi prodotti fatti con cura e maestria, ma resi diversi dalle speziature (ogni artigiano ha la propria che custodisce e tramanda) e da precise scelte stilistiche. Pur restando nella tradizione, ogni artigiano mette nel prodotto la propria manualità e sapienza, dando vita a prodotti sempre originali. Salvaguardando l’artigianalità, si preservano i manufatti dall’appiattimento e se ne consente la trasmissione nelle innumerevoli forme che la “tradizione” riunisce sotto un nome unico, in questo caso il Panpepato.
Era considerato un dolce pregiato per la presenza del pepe, spezia rara e costosa, e la sua importanza era tale che veniva accettato come merce di scambio anche al posto delle monete. Questi pani venivano considerati come “ricostituenti” tanto che la leggenda narra che nella famosa battaglia di Montaperti, i Guelfi Fiorentini, si sarebbero nutriti in modo normale, mentre i Ghibellini senesi, si sarebbero portati molti Panpepati, fortemente energetici, annientando così i nemici, se pur numericamente superiori.
La brigata spendereccia di Niccolò de’ Salimbeni |
Si narra che Niccolò de’ Salimbeni (citato da Dante nella Divina Commedia) animatore della Brigata Spendereccia, molto sensibile ai piaceri della tavola, in atto di pentimento per la sua vita dissoluta, avrebbe donato tutte le sue preziosissime spezie al Convento di Montecellesi. Un giorno una novizia, riordinando il “cellario”, scoprì che alcuni sacchetti di spezie, mandorle, canditi e farina si erano lacerati ed il loro contenuto, sparso sul ripiano. Così per non gettare quel ben di Dio, pensò di gettare tutto in una pentola, con il miele sperando di poterne tirare fuori qualcosa di buono da donare ai poveri. E così fu. Velocemente il dolce fu richiesto anche fuori Siena e ci sono molti documenti che testimoniano come intorno alla metà del 1300, fosse tra i dolci più apprezzati, spesso presente nei menu delle corti. Se la produzione iniziò nei conventi, quasi di sicuro fu proseguita dagli speziali, infatti nel 1599, i 12 speziali allora presenti a Siena, proposero al Granduca Ferdinando de’ Medici, Governatore di Siena, di insegnare la loro arte a chi lo desiderasse per evitare preparazioni scadenti. Esiste poi un documento risalente ai primi del ’700 che indica i 17 ingredienti (17 come il numero delle contrade dal 1675) del panis fortis: miele, farina di grano, noci, nocciole di monte, mandorle, popone (cioè melone) candito, cedro candito, arance candite, scorza di limone candita, corteccia di cannella, coriandolo, pepe aromatico, chiodi di garofano, noce moscata, acqua e fuoco.
Biscotto salato con crema di finocchiona e Panpepato di Siena
Ingredienti per circa 15 finger
- 140 g di farina 00
- 50 g di burro
- 10 g di pecorino toscano DOP
- 1 tuorlo
- 1 pizzico di sale
- alcuni cucchiai d’acqua ghiacciata (all’occorrenza)
- 120 g di finocchiona IGP (Terra di Siena salumi)
- 5 g di colla di pesce
- 500 g di robiola (o altro formaggio spalmabile)
- un pizzico di sale (all’occorrenza)
- 2 cucchiai d’acqua
- Panpepato di Siena del Forno di Ravacciano
- foglioline di maggiorana o altre mini erbe aromatiche
- Polverino del Panpepato
Procedimento
Per la pasta sablé
In un robot da cucina, unire farina e burro a pezzetti, azionare per ottenere un composto molto sabbioso. Unire anche le uova ed il formaggio grattugiato ed azionare per ottenere un composto più corposo. Trasferire su un piano infarinato e lavorare velocemente per ottenere un panetto. Se occorre aggiungere un paio di cucchiai d’acqua. Se serve o no, aggiungere acqua dipende dalla grandezza dei tuorli e dall’assorbimento della farina. Avvolgere il panetto nella pellicola e abbatterlo per una mezz’ora a +4°C o tenerlo in frigo a + 4 per un tempo più lungo.
Per la crema di finocchiona