Ad esempio, l’altro giorno ero a Firenze. Al bar. Alle 9 di mattina, provata psicologicamente da un’ora di viaggio in treno da pendolare sfigata quale sono, con i postumi di intere settimane (o meglio, mesi) di lavoro sulle spalle. Ecco, dicevo, stavo al bar, alle 9 di mattina. Volevo prendermi un caffè in santa pace prima di entrare in Galleria a lavorare. Ammorbata dal sonno e dalla sveglia delle 6:30, precisiamo. Insomma, in quell’equilibrio precario di nervi a fior di pelle, si avvicina un tizio: Te lo offro io il caffè, ma dimmi, tu ce l’hai un giorno libero?
Avete presente le balle di fieno che rotolano nel deserto? Ecco, quelle….. Rispondo: No, non ce l’ho.
Chiudo, poggio la tazzina sul bancone, alzo i tacchi e me ne vado. Fine conversazione.
Fine di qualsiasi tentativo di approccio/rimorchio/chiacchierata/scambio di idee/scambio di opinioni/cazzeggio/pausa caffé/pausa sigaretta/seconda colazione al bar/risata… insomma, la fine di qualsiasi cosa potesse esserci tra me e quel povero tizio che mi ha pure offerto quel caffè macchiato, in un anonimo bar di un qualsiasi lunedì fiorentino. Fine di tutto. Siamo seri, gente: lavoro ininterrottamente da febbraio scorso, ho bisogno di una SPA ed ho bisogno che qualcuno mi ci chiuda e butti via la chiave. Ferie? Cosa sono? Un vero e proprio miraggio!– rispondo io. In tutto questo trambusto di cose da fare, mi sento spremuta più dell’olio novo! Una conferenza da organizzare ed un testo da preparare, un lavoro per la Soprintendenza da finire entro il prima possibile, un lavoro dilazionato in turni di 6 giorni su 7, un lavoro a Firenze, ogni lunedì mattina.. Dai via, un delirio di cose da fare e a cui pensare, della serie: domani prendo e scappo in Brasile. Un delirio di cose da fare e a cui pensare che mi spinge a sfanculare (perdonate il francesismo) qualsiasi altra cosa/persona con un si va bene, ciao! silenzioso e glaciale.
Ma in tutto questo cosa c’entrano le apparenze? C’entrano, c’entrano eccome.. perché, seppure provata dallo stress di questo periodo denso di cose da fare, ho un cuoricino tutto mio❤ che batte forte forte e che si emoziona ancora… e pure tanto.❤ Perché, spesso, sotto la buccia dura di un’anima un po’ stanchina, dietro ad un muro alzato, dietro ad ogni difesa, autodifesa, legittimissima difesa, broncio e chi più ne ha più ne metta, sta un cuore gonfio di affetto. Un po’ come questa torta di pane, molto casereccia, ma fatta di ingredienti buoni buoni: una torta dolcissima, dalla superficie ruvida, un po’ scrocchierella ma dal cuore morbido e morbidamente cioccolatoso.