Tenuta Monaci delle Terre nere, una lezione di stile sull’Etna




Dall’America alla Sicilia, dalla meccanica di precisione a un orto biologico, un vigneto e un agriturismo di charme sull’Etna. E’ una storia made in Sicily che parla di radici, di ritorni e di fiducia, quella che ha portato Guido Coffa a dare vita a Monaci delle Terre Nere, a Zafferana Etnea. Guido è un ottimista, animato da pensieri sempre positivi e propositivi. Di queste terre si è innamorato dopo averle viste passando in motorino: la villa con palmento, il tipico podere agricolo dell’Etna, era in vendita insieme a qualche ettaro di terreno. Arriva la decisione di acquistarla e di viverci, ristrutturandola e coltivando. Poi, la visione diventa più vasta e Guido decide di aprire un agriturismo: sua l’intuizione di riunire sotto un’unica proprietà un angolo di Etna, prima frammentato, che agli occhi del visitatore appare oggi come un anfiteatro naturale, di fronte alla celebre valle del Bove, osservata dal pennacchio sempre imbiancato del vulcano. Monaci, a mio parere  rappresenta una grande lezione di stile su come si debba fare impresa in Sicilia oggi: rispettando  l’orgoglio di un’isola,  il passato e le tradizioni, guardando al contempo al futuro, alla sostenibilità ambientale, offrendo servizi di alto livello a una clientela globale in un’atmosfera elegante ma familiare.

Guido, nonostante la vocazione agricola, resta a tutti gli effetti un imprenditore, concreto e attento. E capisce che due sono le cose su cui puntare: il recupero delle tradizioni e una offerta di alto livello, che guardi soprattutto a un pubblico internazionale. La Sicilia d’altra parte, e l’Etna soprattutto, si stanno ormai affermando nei grandi circuiti turistici. Ecco che l’antico frutteto della tenuta viene recuperato e vanta oltre sessanta specie di frutti di varietà autoctone, viene allestito un orto biologico e creato un pollaio per avere le uova fresche ogni giorno. Tra le produzioni da segnalare il “Trunzu di Aci”, il cavolo di Aci, una varietà autoctona che è presidio Slow Food. Monaci delle Terre nere opera con un occhio attento alla sostenibilità ed è infatti, uno degli alberghi eco-bio maggiormente certificati in Sicilia.

Continuando ad acquisire piccole porzioni di terreno quando possibile, Monaci delle Terre Nere si ingrandisce: le antiche case coloniche sono state ristrutturate con cura, riutilizzando i materiali originali per arredare gli ambienti e gli spazi comuni e le camere, che  nel 2012 all’apertura erano cinque, ora sono diventate 20 (e sono destinate a crescere in futuro), tutte immerse in una tenuta che comprende 24 ettari, tra vigneti, boschi, aranceti, orti e piccoli allevamenti. E una piscina a sfioro incastonata in mezzo alla lavanda. Nulla è cambiato all’esterno: le strutture coloniche (depositi, stalle, casolari) sono state ristrutturate con grande rispetto e hanno mantenuto la severità delle mura in pietra, delle tegole in cotto, delle vasche per l’abbeveramento degli animali. All’interno, in ampi spazi e soffitti altissimi, il lusso della semplicità: parquet a listoni, bagni di design, meravigliosi camini a riscaldare le stanze, quadri moderni, talvolta dipinti dalla compagna di Guido, Ada Calabrese.

Monaci delle Terre Nere fa anche vino. Due gli ettari vitati, quattro quelli in fase di nuovo impianto. L’azienda produce tre etichette, sotto la guida di Federico Curtaz, enologo di caratura internazionale, entrato a partire dal 2016. La cantina punta sulle varietà autoctone (dal Carricante al Nerello Mascalese) e a ottenere nei vini la massima espressione del territorio di provenienza, grazie ai climi e al terroir unici che il vulcano Etna sa offrire. Nell’antico palmento adiacente la casa padronale, con un soffitto di altezza vertiginosa, c’è uno spazio multifunzionale, il Convivium: riservato alla colazione la mattina, diventa cocktail  bar la sera. Alla lista dei cocktail collabora l’esperto Paolo Sanna. Il risultato sono composizioni che stanno in equilibrio tra i grandi classici della mixology e le nuove tendenze, sempre guardando ai prodotti del territorio e alla stagionalità. Ed ecco che nei calici trovano spazio mandarini, limoni, sciroppi di erbe aromatiche, salamoia di olive locali, miele di acacia, sale di Trapani, ma anche il chai, il cardamomo e profumi orientali. Il tutto accompagnato da finger food originali e golosi.

A colazione il tavolo che domina il Convivium si trasforma nel girone dei golosi: frutta biologica a centimetro zero, crostate, lievitati, biscotti tipici siciliani, confetture e marmellate prodotte nell’agriturismo con la frutta dell’orto, ma anche le buonissime uova del pollaio di Monaci, la provola ragusana, la ricotta e i formaggi locali con il miele dei Nebrodi e i centrifugati di frutta e verdure preparati sul momento, in base alle scelte dell’ospite.

Una delle scommesse più importanti per Monaci oggi è la ristorazione. La Locanda Nerello è stata realizzata all’interno della villa padronale, ristrutturata in modo sapiente: non troppo nuova né troppo rosa, mantiene l’eleganza austera dei suoi anni. All’interno tanta luce, un bel parquet, arredi bianchi e quadri moderni. Libri antichi sui tavoli. E un bagno con una piccola finestra rotonda che guarda sul balcone e il giardino. In tavola il gusto di una Sicilia autentica, fatta di prodotti locali attentamente selezionati dallo staff e direttamente da Guido, che anche su materie prime e carta dei vini ha le idee chiare: farine Molini del Ponte di Castelvetrano, Parrini Pesce (Acireale), miele di ape nera dei Nebrodi di Carlo Amodeo, Castello d’Angió – fattoria Sani sapori.

La tenuta dall’8 gennaio 2018 è chiusa per effettuare alcuni lavori e riaprirà l’8 marzo 2018: tante le novità, soprattutto in cucina, dove arriverà una nuova squadra guidata dallo chef emiliano-romagnolo, Riccardo Cevenini, che dovrà affrontare la grande sfida di interpretare la Sicilia.  Al di là della oggettiva bellezza del luogo, della estrema cura messa nella ristrutturazione e dei  bei principi che stanno alla base della nascita di Monaci delle Terre Nere, quello che mi è piaciuto sono stati l’animo di Guido e l’atmosfera positiva che si respira in questo angolo dell’Etna. Durante la mia visita una tromba d’aria ha abbattuto nella notte diversi grandi alberi provocando danni all’azienda e alle strutture.  Guido, con grande calma, ha detto: ‘poteva andare peggio, adesso impegniamoci a rimetterli in piedi’.

 

(visitato a gennaio 2018)

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