Dalle regole per fare un castello di sabbia perfetto al significato dei numeri sulle creme di protezione solare. In dieci domande, ecco svelate molte delle curiosità della vita al mare.
Mare e spiaggia sono sinonimo di vacanza. Ma tra sdraio e crema abbronzante, è anche il momento di far spaziare la mente e soddisfare qualche curiosità. Ne La scienza sotto l’ombrellone,il giornalista scientifico Andrea Gentile affronta una miriade di temi scientifici tutti in qualche modo legati alla vita delle vacanze al mare. Tra i tantissimi argomenti con le relative spiegazioni, che spaziano dalla fisica, alla chimica, alla biologia, abbiamo scelto dieci domande che probabilmente tutti ci siamo posti senza (forse) avere mai trovato la risposta.
Come nasce una spiaggia di sabbia? Le spiagge sono di fatto delle discariche naturali dove vanno ad accumularsi i detriti delle rocce erose da vento, sole, gelo e acqua. I fiumi li trasportano verso il mare e le onde li depositano lungo la costa. Perché le nostre spiagge siano proprio dove sono dipende dal punto in cui si è stabilizzato il livello del mare alcune migliaia di anni fa, e il loro colore varia a seconda della composizione. Le spiagge di sabbia chiara sono formate per la maggior parte da granelli di quarzo, con varie sfumature a seconda dell’età del minerale. Ci sono anche spiagge di origine organica, formate da ciò che resta di conchiglie e coralli.
Perché in acqua si sente peggio? In acqua i suoni si propagano più velocemente, a 5300 chilometri l’ora, contro i 1200 dell’aria. Il motivo per cui però noi sentiamo molto peggio ha a che fare con la nostra anatomia e fisiologia. Sott’acqua, il nostro padiglione auricolare, che come quasi tutti i tessuti del corpo ha praticamente la stessa densità dell’acqua, non riesce a svolgere la sua funzione, quella di raccogliere le vibrazioni e trasmetterle all’orecchio medio e interno. Le ossa del nostro cranio, però, più dense dell’acqua possono ricevere e trasmettere le onde sonore all’orecchio interno. In pratica “sentiamo con le ossa”, che è anche il meccanismo su cui si basano alcuni apparecchi per le persone affette da sordità, anche se questo sistema è meno efficace, per cui per sentire lo stesso suono serve un volume più alto.
Che cosa fare se ci si sente portare via da una corrente? Quelle pericolose per i bagnanti sono le cosiddette correnti di ritorno, causate dall’energia delle onde che si infrangono quando il mare è mosso, e che possono trascinare verso il largo. Di solito si riconoscono perché si presentano come una striscia di mare calmo in mezzo al mare più mosso. Se si finisce in una corrente, la cosa migliore da fare è spaventarsi, cercare di attirare l’attenzione con un braccio e, intanto, cercare di nuotare “fuori” dalla corrente, che significa di solito andare parallelamente alla spiaggia. Nuotare controcorrente direttamente verso la spiaggia non è invece una buona idea, perché se la corrente è forte ci si stanca subito, e ci si mette in ulteriore pericolo.
Perché le dita in acqua raggrinziscono? Non c’è una spiegazione del tutto sicura. Secondo la teoria prevalente, quando stiamo per molto tempo a mollo, lo strato più superficiale della pelle assorbe molecole d’acqua, si gonfia e, essendo attaccato allo strato sottostante, si increspa. Succederebbe solo a mani e piedi perché è qui che lo strato corneo è più spesso. Secondo una teoria più recente, però, nelfenomeno entra anche l’azione delle terminazioni nervose. Alcuni scienziati sostengono che il raggrinzimento sia un tratto selezionato dall’evoluzione: renderebbe più facile maneggiare gli oggetti dentro l’acqua.
Che cosa significano i fattori di protezione delle creme solari? È un numero che mette in relazione il fattore di tempo che la pelle impiega a scottarsi con il tipo di filtro della crema. Esempio: se normalmente il nostro fototipo impiegherebbe dieci minuti ad arrossarsi, con una protezione trenta ne impiegherà 300, cioè cinque ore (si moltiplicano i minuti per il fattore di protezione). È però solo un’indicazione approssimativa, molto dipende anche dall’ora dell’esposizione al sole, dalle condizioni meteorologiche, dal sudore, dal fatto di essersi bagnati.
Perché nelle conchiglie si sente il mare? È la tipica domanda dei bambini, a cui la maggior parte degli adulti non sa rispondere. Quello che si sente è un rumore ambientale: tutte le onde sonore che si diffondono nell’aria, anche quelle troppo basse da percepire o a cui non facciamo caso, entrano nella conchiglia, che amplifica alcune frequenze. La stessa cosa che fa la cassa di risonanza di una chitarra.
Qual è il mix giusto per un castello di sabbia perfetto? Un gruppo di ricercatori si è cimentato da un punto di vista scientifico al problema. Secondo loro, la stabilità massima della costruzione si ottiene quando l’acqua non supera l’uno per cento del volume della sabbia. Mentre l’altezza massima cui può arrivare una colonna di sabbia è pari alla radice cubica del quadrato del raggio della sua base
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