Ragù veg di lenticchie, ceci e quinoa.. ed un’etichetta!

image

Questa sera per cena ho scelto un ragù Veganok, si, un menù con l’etichetta, perché è grazie ad un’etichetta che sono nate tante delle mie riflessioni e di conseguenza scelte. Vi sono un’infinità di etichette di genere, e questo post non lo dedico alle certificazioni che si pagano e che attestano che gli alimenti non  contengono ingredienti e additivi di origine animale, contaminazioni, o non nascondono sfruttamenti, multinazionali o esperimenti sugli animali. Lo dedico piuttosto al gruppo sociale con un’identità ben precisa, quelli che spesso vengono di fatto catalogati come fossero un bollino. Se da una parte avere un’etichetta è rassicurante perché da un senso di appartenenza, dall’altro può essere anche frustrante perché può essere oggetto di discriminazioni. Pensiamo ad esempio ai bimbi che a scuola richiedono un menù religioso, vegano, vegetariano o che escludono alimenti per motivi di salute  etc, spesso etichettati come i diversi, o pensiamo addirittura alle scherzose battutine a schernire chi di diverso ha solo i propri princìpi, le proprie visioni. Etichetta che poi, con un travestimento diverso, è la stessa con la quale il marketing richiama l’attenzione degli appartenenti alle caste che siano vegani, vegetariani, celiachi, intolleranti al lattosio, anti palmisti etc, anche quando non ve ne sarebbe propriamente la necessità, perché spesso, diciamo la verità, occorrerebbe solo leggere le etichette nutrizionali (le vere etichette) per capire cosa si sta acquistando.  Ed è la stessa che mi sopraggiunge ogni qual volta dico alla gente che non mi nutro più di carne, che talvolta  allibisce, a volte infastidisce o stupisce, sino a dilungarsi anche in una prosopopea sulle mode del momento. Per il rifiuto, la negazione, per l’uscita di scena si chiede la giustificazione, la motivazione, esattamente come il “non contiene” stampato in bella vista sulle confezioni dei biscotti. Non lo si chiede però per chi ‘rimane’, come fosse reato sdoganare un classico, tradizionale e forse oramai superato modo di alimentarsi. Perché elogiare le qualità dei ingredienti contenuti se ci si distingue catturando l’attenzione su quello che il prodotto non contiene? Non solo siamo ciò che non mangiamo, siamo soprattutto ciò  che mangiamo, per cui ci portiamo inevitabilmente con noi la nostra etichetta, ad ogni pasto, ad ogni fila alle casse con il carrello della spesa, con il menù in mano per la comanda al ristorante, ecco a mostrarla in bella vista.  Ed ecco così, cambiando prospettiva, che la nostra etichetta, dalle varie sfumature di appartenenza, non appare più tanto isola da emarginare. Non sono vegana, seppur ne apprezzi profondamente l’etica e la filosofia nè completamente vegetariana. Salutista, per lo meno nella quotidianità, questo sì, che spesso trova qualche espressione in quella vegan o veggie. Etichetta attenta alle scoperte scientifiche, consapevole del mondo che si cela dietro l’alimentazione, un po’ più compassionevole, verso gli animali ed il prossimo. In continua evoluzione, suscettibile ai cambiamenti, sempre in balia di un percorso in cui le abitudini, dei grandi così come dei più piccini, con piccoli gesti quotidiani possono davvero dare un’espressione positiva. Etichetta che si nutre di speranza, anche laddove  il sostenibile, buono e sano allo stesso tempo  divengono quasi  utopia. Etichetta che ha un sogno e che crede che la compassione sia la soluzione di molti mali, che non si ferma al bollino e che crede nel cambiamento. La mia etichetta sa che ci sarebbero un milione di motivi per optare un ragù vegetale anziché un ragù di carne per questioni che spaziano dallo sfruttamento animale, all’aspetto salutistico per trattare poi temi sul surriscaldamento globale. La mia etichetta sa anche che non vi sarebbero motivi, invece, per non opzionare un ragù vegetale. Ecco perché per cena ho scelto il mio ragù, la mia etichetta Veganok.

image

Ingredienti:

Per 4/5 persone

  • Passata di pomodoro De Rica, 500 gr
  • Lenticchie lessate, 250 gr
  • Quinoa Probios (Toscana), 250 gr
  • Ceci lessati, 50 gr
  • Misto soffritto fresco (carota, cipolla, sedano), 125 gr
  • Rosmarino, qb
  • Olio evo, qb
  • Sale, qb
  • Pepe, qb

Procedimento:

Lessare la quinoa in acqua bollente con il doppio del volume per una decina di minuti, lasciandola al dente. Scolarla, raffreddarla in acqua fredda ed oliarla un filo.

In un tegame, ammorbidire il misto soffritto con mezzo bicchiere d’acqua. Non appena sarà sbianchito, unire i ceci, le lenticchie e per ultima, la passata di pomodoro. Far andare a fuoco dolce per una quindicina di minuti, salare, pepare e profumare con qualche ago di rosmarino.

Spegnete il fuoco, passare per pochi secondi il minipimer in maniera non regolare nel ragù vegetale. Unire in fine la quinoa e l’olio evo.

Servire caldo con del buon pane o a contorno di qualche pasta.

image

Altre ricette simili a questa:

VAI ALLA RICETTA


Nessun commento...

Inserisci un Commento

Devi effettuare il Login per inserire un commento.

[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]