Polipetti “affogati”

Oggi il Lungomare di Napoli è uno dei posti più famosi al mondo. Chiedete a chiunque e tutti avranno in mente l’immagine del mare dal quale sembra emergere il Castel dell’Ovo con il Vesuvio che irrompe maestoso alle sue spalle. Sul Lungomare sorgono parte dei lussuosi alberghi napoletani, brulicano trattorie e pizzerie e, da quando è diventata pedonale, è uno dei luoghi di passeggio più gremiti.

Un tempo il mare occupava l’attuale Via Partenope e Santa Lucia era un borgo di pescatori. Su tutta Via Santa Lucia i pescatori allestivano le proprie “Bancarelle” e vendevano il pesce fresco, ordinatamente sistemato in ceste.

In questo luogo brulicante di rumori nascono molte delle ricette della cucina napoletana, ormai divenute famose in molte parti del mondo. Tra queste i Polipetti alla Luciana e i Polipetti Affogati. 
Li trovate in quasi tutti i ristoranti del lungomare e del Borgo Marinari, potete chiederli come primo piatto con spaghetti o linguine oppure come antipasto serviti con pane cafone croccante. Se organizzate un weekend a Napoli vi consiglio vivamente di pranzare al Borgo Marinari, al sole, tra le barche del borgo, ai piedi del Castel dell’Ovo…mangerete gli antipastini e i piatti di mare della cucina napoletana e verrete immersi in un luogo che sembra non avere tempo.

Sono due ricette pressochè identiche, cucinate seguendo lo stesso procedimento. Unica differenza è l’utilizzo o meno delle olive nere e dei capperi, che vengono aggiunti a fine cottura. Se non vengono aggiunte stiamo mangiando i Polipetti alla Luciana. Se si aggiungono stiamo mangiando i Polipetti affogati. Io personalmente li aggiungo e, come molti, li chiamo comunque alla Luciana perchè a casa mia li hanno sempre definiti così ma volevo specificarvi questa differenza letta su un libro molto interessante.

Ma sapete perchè si chiamano cosi?? Le bellissime ed abbronzate mogli dei pescatori, devote a Santa Lucia, cucinavano i polpi e i polipetti che i mariti pescavano ponendo delle anfore di terracotta tra gli scogli di sera e ritirando le anfore piene di polipi il giorno seguente.  Queste donne venivano chiamate appunto le “Luciane”. Da loro nasce la ricetta di questi polipetti che vengono chiamati “alla Luciana” o “affogati” a seconda dell’aggiunta o meno di olive e capperi. Sono entrambi buonissimi e vengono cotti “affogandoli” nel pomodoro dopo averli fatti rosolare a fuoco vivo con aglio e peperoncino. Dopo averli rosolati si aggiunge il pomodoro e si fanno “affogare” lentamente cuocendo nel pomodoro.

Da queste pratiche culinarie è nato uno dei proverbi più utilizzati a Napoli che dice – ‘O purpo se coce ‘int all’acqua soja – (“Il polpo si cucina nell sua acqua“).
Questo proverbio viene usato quando si vuole lasciare che una persona che non accetta consigli faccia esperienza a proprie spese o quando si vuole lasciare che una situazione spinosa si spenga e rientri da sola.

Vi lascio alla ricetta e vi consiglio di provare a cucinarli in entrambi i modi per scoprire come lo preferite. Se ci aggiungete la pasta consiglio vivamente la linguina o lo spaghetto doppio. Se li mangiate come secondo o contorno fate abbrustolire un pò di pane e grattateci sopra un pò di aglio. Vedrete cosa vi mangiate!!!!!

Ingredienti per 4 persone
1 kg di polipetti
500 g di pomodorini (io ho usato quelli del piennolo)
1 spicchio di aglio
peperoncino fresco
sale fino
prezzemolo tritato
1/2 bichiere di vino bianco
150 g di olive nere di Gaeta
50 g di capperi

Pulite i polipetti.
In una casseruola dal bordo alto (ideale di terracotta) soffriggete l’olio extravergine di oliva con l’aglio intero e il peperoncino fresco. Aggiungete i polipetti e fate cuocere a fiamma viva per cinque minuti. Bagnate i polipetti con mezzo bicchiere di vino bianco e lasciate cuocere per altri cinque minuti sempre tenendo la fiamma alta.
A questo punto aggiungete i pomodorini e fate cuocere per circa 35 minuti a fiamma bassa coprendo la casseruola con un coperchio.
Servite con crostini di pane oppure cuocete al dente spaghetti o linguine che condirete con i polipetti affogati.

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