Ogni tanto sento il “dovere” di pubblicare piatti toscani. E’ un gesto che mi riavvicina alle mie radici, anche se in realtà me ne discosto sempre poco. I piatti poveri sono quelli che mi sono più cari, mi ricordano i miei nonni, i loro racconti di cibi antichi, di lunghe cotture, di cucine vissute per ore ed ore in attesa di un unico piatto e di condivisione dei pasti tra tante persone. Quindi oggi che è la giornata della pasta e fagioli per il Calendario del Cibo Italiano, mi è proprio venuta voglia di festeggiare questo piatto povero, che mi è così caro.
Da bambina mangiavo poco e di malavoglia, così mio nonno mi raccontava le storie che lui stesso inventava per me, per intrattenervi durante il pasto. Le sue storie erano sempre autobiografiche e dato che mio nonno faceva il mediatore del bestiame e girava per mercati da solo, nessuno ne ha mai confermata una, ma ho la certezza che fossero tutte frutto di una fantasia fervida. Ma da bambina le adoravo. Le sue erano sempre storie buffe e mi facevano ridere, mentre le fiabe classiche mi facevano una paura terribile. Poi lui le inventava ad hoc per le varie situazioni, per i vari cibi che si portavano in tavola, per dormire, per calmare i miei pianti o per farmi fare cose che non desideravo fare. Insomma mio nonno era il mio cantastorie personale e l’aneddoto sulla pasta e fagioli, me lo ricordo ancora.
Mio nonno ed un suo amico erano in albergo a Firenze e condividevano la camera per risparmiare dato, che dovevano restare diversi giorni per una fiera del bestiame. Una sera andarono a cena in una trattoria in Santa Croce e la cuoca, una certa Rosa (bravissima cuoca secondo mio nonno, ma se lo conoscevo bene, anche una bella donna, di sicuro, perché ne parlava davvero con entusiasmo!) consiglia loro di prendere il piatto del giorno: la pasta e fagioli. Mio nonno e l’amico si fecero convincere e Rosa ne portò due piatti giganti. Ne mangiarono in realtà 2 a testa (mio nonno era un gran mangiatore!) e tutti questi fagioli in nottata si fecero sentire, generando una certa flatulenza per entrambi. A metà nottata, il vicino di stanza infastidito dai rumori e dal russare dell’amico di mio nonno urlò: “O che vu’ siete di’ Maggio?” Tradotto: ” Ma che siete musicisti del Maggio Musicale Fiorentino?” Qui partivano le risate incredibili che mi faceva fare, anche perché secondo mia nonna non erano storie adatte ad una bambina ed io mi sentivo grande solo ad ascoltarle. E dopo l’amarcord, la ricetta di Paolo Petroni da “Ricette della cucina toscana”.
Pasta e fagioli alla toscana – per 4 persone
Ingredienti
- 200 g di fagioli cannellini secchi
- 2 spicchi d’aglio
- salvia
- rosmarino
- 1 rametto di rosmarino
- 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
- olio extra vergine di oliva
- una puntina di peperoncino
- 200 g di pasta secca tipo “ditali”
- sale
- pepe
Preparazione
Lessare i fagioli, precedentemente ammollati per una notte in un litro e mezzo di acqua fredda con uno spicchio d’aglio,un po’ di salvia e 2 cucchiai d’olio. Quando saranno cotti passarli al passatutto e rimettere la crema ottenuta nell’acqua di cottura dei fagioli. In un’altra pentola rosolare in 5 cucchiai d’olio uno spicchio d’aglio intero, un po’ di rosmarino e una puntina di peperoncino. Appena l’aglio prende colore, unire il concentrato di pomodoro diluito in poca acqua, far cuocere alcuni minuti e poi versarla sul brodo di fagioli. Cuocere 10 minuti, eliminare aglio ed erbe aromatiche, aggiustare di sale e unire la pasta. Aggiungere acqua o brodo vegetale bollente se serve. Portare a cottura la pasta e servire la minestra calda o tiepida, servita con un filo d’olio extra vergine di oliva e una macinata di pepe.