Le mucche mangiano anche di notte

— FedericoCampolattano (@federcampo) 23 ottobre 2016

È iniziato così il mio fine settimana.

Non male devo dire – in verità, mentre scrivo, ho una strana sensazione di dejavu, perché sono esattamente seduto come ieri sera nel video, con lo stesso abbigliamento casalingo, nella medesima posizione e con lo stesso camino ai miei piedi.
Ah, naturalmente  non ho il camino (si era capito, no?). È finto.
È Youtube che offre un vasto catalogo di video della durata di più o meno ore per chi, come me, non ha il lusso di una canna fumaria nel proprio appartamento.

Triste? Sinceramente no.
Alla fine la tecnologia deve venire in aiuto dove le possibilità non arrivano ed io, per il suono della legna che arde ho un vero e proprio debole (agli scout avevo la specialità di fuochista cucita sul braccio; seguì un corso intero di diverse ore sull’accensione di un fuoco nelle più disparate situazioni ambientali e meteorologiche. Ho sempre avuto un lato oscuro da piromane mancato. Quando andavo al ristorante con i miei genitori, da piccolo, avevo quasta cosa di dover dare fuoco ai tovaglioli del ristorante con le candele presenti sui tavoli e scoprire i mille ed uno modi di fusione dei diversi materiali a contatto con una fiamma).

Fire by Federico Campolattano on 500px.com

Domenica è stata una di quelle lunghissime giornate al ristorante, in cui ti dimentichi anche che il tuo organismo ha delle necessità, tipo bere, nutrirsi (non solo di assaggi per capire se la salsa del pesce o la pasta vanno bene di sale) o andare in bagno. Adoro questi giorni, perché il fermento e la velocità con cui si succedono gli eventi, i piatti al pass, i clienti in sala, spingono i sensi del cuoco ad un livello che normalmente non si hanno. È come una droga di cui non puoi fare a meno e l’energia che si vive in cucina è qualcosa di paragonabile ad una finale della propria nazionale di calcio alla coppa del mondo.
Ristorante pieno tutto il giorno, clienti felici, cucina in ordine, birra dopo lavoro, chiavi nella serratura e ciao, ci vediamo mercoledì!
Fuori, il paese è deserto.

La nebbia ricopre buona parte delle case. Le campane suonano i classici rintocchi. Tipica ambientazione da film di M. Night Shyamalan (prima che si rincoglionisse cinematograficamente), quasi come l’altra mattina che sono andato a lavoro.

— FedericoCampolattano (@federcampo) 22 ottobre 2016

Tutto tace insomma.
Le finestre sono sbarrate. Domani è lunedì, incomincia una nuova settimana di lavoro. Fa freddo. Tutti dormono (credo)…tranne le mucche. Loro mangiano, anche di notte. Sulla strada che porta dal ristorante verso casa, immerso nella Schwarzwald, ci sono una serie di pascoli dove ogni sera vedo le mucche che, invece di dormire, mangiano!
Carine le mucche. Hanno una faccia simpatica, alle volte interrogativa, altre volte sembra che ti guardino e ti dicano “Ehi, cazzo vuoi?”.
Fanno il latte buonissimo e credo che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero provarlo appena munto, è tutta un’altra cosa rispetto a quell’acqua sporca color neve che si trova nelle confezioni in tetrapak al supermercato.

Partendo dal presupposto che ormai sono della convinzione di avere addosso una sorta di maledizione per cui ogni volta che sono libero – come giustamente cita la legge di Murphy, “QUANDO PIOVE, DILUVIA” e quindi – è continuamente maltempo, ieri sera ho cucinato l’anatra.
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