La pinza veneta per l’Epifania – nuovo inizio e nuove energie

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La mia nuova agenda,  Letts ormai da un po’ di anni,  è arrivata solo ieri con il corriere. Quest’anno non sono andata in montagna dove ero solita comprarla nel mio negozio preferito e ho dovuto quindi ordinarla on line dove però era disponibile solo con copertina rosso sgargiante. Il rosso non è  il mio colore preferito: potendo l’avrei scelta in un bel colore chiaro, molto più vicino ai miei gusti,  ma da qualche settimana, per un motivo o per l’altro, mi ritrovo a non poter scegliere e quindi… mi  “arrendo pacificamente ” alla realtà.pinza-epifanica-01-2

Oltre all’agenda oggi ho comprato un bel quaderno nuovo che ho potuto scegliere, almeno questo, a mio gusto. Agenda e quaderno sono ora qui immacolati a rappresentare un nuovo inizio, una scusa banale per fermarsi un attimo, fare un respiro profondo, ricaricare le energie e ripartire. I nuovi viaggi iniziano sempre così, con la sorpresa di quando, svoltata affannosamente e senza entusiasmo l’ultima curva, ti ritrovi finalmente col “loop” quotidiano alle spalle,  in una strada sconosciuta, ma per questo stimolante, finalmente  con ben delineato l’orizzonte che sentivi di aver perso di vista.pinza-epifanica-04Dopo un po’ ci si riadagia, o forse è quello che ti circonda a costringerti a una sorta di resa che ti smorza…e allora aspetti il nuovo inizio, la nuova agenda, la prossima strada nuova.

La sensazione da agenda nuova, anche se caduca, mi piace e mi porta a fare la “scolara perfetta” che obbedisce alla maestra interiore il più a lungo possibile.pinza-epifanica-03La prima ricetta di quest’anno è la pinza: dolce della tradizione veneta che si prepara in occasione dell’Epifania, festa religiosa che ricorda l’arrivo dei re Magi con i doni per Gesù bambino. Ricorrenza che suggella anche la fine del periodo festivo, e che nella tradizione popolare simboleggia l’inizio, il rinnovamento, insomma… l’agenda nuova!

In veneziano la Befana è chiamata marantega, “madre antica” ,cioè madre natura.  La leggenda vuole che prima di morire la vecchina passasse di casa in casa a lasciare dolci e piccoli doni come per piantare i semi di una nuova rinascita.

Proprio la notte del 6 Gennaio è tradizione, nelle piazze venete, accatastare mobili vecchi e legna che faranno da base per il falò dove brucerà la befana. Intorno ai falò, insieme alla pinza si usa bere vin brulè per scaldarsi: il cosiddetto pan e vin.

La pinza ha antiche origini contadine e le varianti sono tantissime poichè ogni famiglia lo preparava con quello di cui disponeva: avanzi di pane o di polenta mescolati principalmente a frutta secca, strutto e semi di finocchio.  Molti sono i detti dei vecchi che accompagnano questa fredda serata di gennaio e che raccontano come la direzione presa dalle fiamme preannunci l’andamento dell’annata. Una di quelli più popolari che mi aveva molto divertita la prima volta che l’avevo ascoltato recita :

pinza-epifanica-05Falive a matina, tol su el saco e va a farina (se le fiamme vanno a nord o a est, prendi il sacco e vai a elemosinare), se le falive le va a sera, de polenta pien caliera (se la direzione è a nord ovest, il raccolto sarà buono, quindi la pentola sarà piena di polenta), se le falive le va a garbin tol su el caro e va al mulin (se la direzione è sud ovest vai al mulino con il carro perchè il raccolto sarà abbondantissimo).

Vi auguro “falive a garbin” e un buon inizio!

La pinza veneta
Autore: Sandra
 

Ingredienti per uno stampo 25cm X 30cm
Cosa vi occorre:
  • 150 g fichi secchi
  • 100 g uva sultanina
  • 100 g albicocche secche
  • 100 g scorza d’arancia candita
  • 30 g zenzero candito
  • 1 cucchiaio semi di finocchio
  • 1 cucchiaio semi di anice
  • 100 ml grappa
  • 1 lt latte intero
  • 250 ml acqua
  • 1 pizzico di sale
  • 250 g farina di mais macinata fine (fioretto)
  • 100 g farina di segale
  • 80 g burro
  • 100 g zucchero di canna
  • 1 mela renetta
  • la buccia di un limone non trattato grattugiato (io ho messo una fialetta di olio di limone biologico)
  • ½ bustina di lievito per dolci

Come si fa:
  1. Tagliate a pezzettini i fichi e le albicocche secchi, la scorza d’arancia e lo zenzero canditi e metteteli in una ciotola insieme all’uva sultanina, i semi di finocchio e di anice. Versateci sopra la grappa e mescolate per far bene insaporire tutto
  2. In una pentola versate il latte (tenetene da parte mezza tazzina), l’acqua e il pizzico di sale, portate a bollore, quindi versate a pioggia le farine e mescolate, prima con una frusta, per evitare che si formino grumi, e poi con un cucchiaio di legno, per circa 10 minuti. Dovete ottenere una “polenta” piuttosto morbida. Nel caso vedete che il composto è troppo denso diluite aggiungete ancora un po’ di latte
  3. Togliete la pentola dal fuoco e unite il burro tagliato a pezzettini e lo zucchero. Mescolate fino a quando il burro non è completamente sciolto e ben amalgamato all’impasto
  4. Aggiungete quindi anche la mela tagliata a dadini, la scorza di limone grattugiata (io la fialetta di l’olio di limone bio) e la frutta messa a insaporire nella grappa, insieme. Io consiglio di versare anche la grappa che aggiunge più profumo alla pinza
  5. Fate intiepidire la mezza tazzina di latte che avete tenuto da parte e scioglieteci dentro il lievito per dolci, versate nell’impasto
  6. Mescolate accuratamente e versate in uno stampo rettangolare (25cm X 30cm) in cui avrete messo della carta oleata, cospargete la superficie di zucchero e cuocete nel forno a 180° per circa 80 minuti
  7. Fate raffreddare completamente la pinza e poi tagliate a quadrotti

3.5.3226

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