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Caletta dell’Isulidda – Macari – San Vito Lo Capo |
Finalmente si parte! Era tanto che sognavo una vacanza in Sicilia. Ho visto tanti filmati, documentari, articoli, dai quali intuivo che quell’isola doveva essere meravigliosa, pazzesca, un eccezionale scrigno di infiniti tesori di ogni tipo: ambientale, naturalistico, culturale, storico, eno-gastronomico ed umano. Magica terra benedetta da Dio in cui l’arte e la natura si sono espresse all’ennesima potenza.
Già qualche anno fa provai un assaggio di Sicilia, sfiorando l’isola da Messina a Milazzo, per poi approdare al mitico arcipelago delle Eolie, luogo d’incanto quasi irreale, dove la bellezza di una natura prorompente si manifesta in un insolito connubio fra fuoco e acqua. Un’esperienza straordinaria, ma quella è un’altra storia.
Questa volta, invece, siamo diretti alla scoperta del “continente siciliano” e per quest’anno abbiamo scelto la sua parte Nord-Occidentale tra le province di Trapani e Palermo. Anche il periodo, la seconda metà di settembre, si è rivelato particolarmente favorevole, non troppo caldo, ma con bel tempo, e non eccessivamente affollato, anche se di turisti, soprattutto stranieri, ce n’erano ancora abbastanza.
Allora, siamo partiti in auto da Rimini, domenica 17 settembre alle 9,30, diretti al il porto di Napoli. Al casello di Rimini Sud abbiamo imboccato la A14, percorrendo tutte le Marche fino all’uscita per Giulianova/Teramo in territorio abruzzese, per poi immetterci subito sulla A24, che attraversando la catena appenninica sotto la mole del Gran Sasso, passa per Teramo, L’Aquila, Avezzano. Da qui ci si innesta sulla SS. 690, proseguendo per Sora fino a Cassino, da cui entriamo in A1 per arrivare dritti fino a Napoli, salvo una breve sosta in autogrill per mangiare qualcosa. E’ la prima volta che adottiamo questo percorso per andare verso Napoli e devo dire che le strade sono belle, agevoli e il viaggio scorre piuttosto velocemente. Infatti l’abbiamo scelto anche per il ritorno. Le altre volte, invece, passavamo per la E45 (SS. 3bis) da Cesena, immettendoci poi in A1 ad Orte, poco sopra Roma. Non c’è molta differenza fra le due soluzioni: la prima è un po’ più breve, probabilmente per il fatto che si evita di risalire verso Nord fino a Cesena e dover poi ridiscendere.
Il traffico napoletano è abbastanza caotico ed abbiamo avuto un po’ di difficoltà ad inserirci sulla strada giusta. Finalmente alle 17,30 siamo arrivati sulla banchina del porto dove ci attendeva già la nave “Raffaele Rubattino” della Tirrenia. Poco dopo le 18,00 saliamo a bordo, lasciamo l’auto nei garage, ci sistemiamo in cabina ed andiamo a mangiare al ristorante self-service. Abbiamo già viaggiato piacevolmente con Tirrenia, due anni fa, quando andammo in Sardegna, e devo dire che le navi sono belle, le cabine spaziose, confortevoli e molto pulite, ma il servizio di ristorazione lascia parecchio a desiderare, in quanto le pietanze non sono all’altezza dei prezzi richiesti. Io ho preso una cotoletta… immangiabile, mio marito un arrosto, nervoso e poco saporito, con delle patate al forno, diciamo… accettabili. Decidiamo fin da ora che al ritorno ci porteremo il mangiare da terra.
Dopo cena facciamo un giro negli eleganti saloni e sul ponte.
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Traversata in traghetto Napoli-Palermo - Salone della nave |
Alle 20:15 la nave lascia lentamente il porto ed arrivando in mare aperto avvertiamo un certo dondolio, un po’ fastidioso, dovuto all’agitazione del mare. Io mi corico preoccupata perchè so che Stefano soffre il mal di mare, ma dopo breve tempo tutto si calma e il viaggio prosegue tranquillo. Ci addormentiamo per svegliarci l’indomani alle 6:00 con l’annucio che siamo ormai prossimi al porto di Palermo. Alle 7:00 circa sbarchiamo con la nostra auto sul suolo siciliano.
Riassumendo, il viaggio in nave con Tirrenia dura circa circa 10 ore e mezza, con partenza da Napoli alle 20:15 ed arrivo a Palermo alle 6:30 circa. Bisogna presentarsi al porto di partenza almeno un’ora e mezza prima. Abbiamo prenotato e pagato per andata e ritorno sul sito della compagnia, circa due mesi prima, per € 162,66 a tratta, comprendenti due passeggeri con auto di oltre 4 mt al seguito e cabina doppia esterna. Viaggiare in traghetto ci piace molto, perché ci consente di portare dietro la nostra auto, evitando trasbordi e limiti di bagaglio, problemi di parcheggio, scioperi e cancellazioni improvvise, arrivando così, tranquilli e riposati come dopo una normale notte di sonno.
Immediataente ci accorgiamo che Palermo è una città molto popolosa, piena di palazzoni, con un traffico caotico ed intenso. Perciò accendiamo subito il navigatore che ci aiuterà a raggiungere la nostra destinazione: l’Agriturismo “Antico Baglio – Porti Calazzo” a Paceco, nelle campagne di Trapani, prenotato attraverso Booking.com al prezzo di € 65,00 a notte per appartamento, colazione inclusa. Imbocchiamo quindi una comoda autostrada, la A29 senza pedaggio, ed in un’ora e mezza circa arriviamo al nostro alloggio.
La struttura si trova in aperta campagna tra agli uliveti, in zona tranquilla e silenziosa, ideale per il relax, ma allo stesso tempo vicina alle principali vie di comunicazione, oltre che a pochi minuti di auto dal centro di Trapani. Appare come un’antica fattoria fortificata, rispondente alle foto viste in internet. Il cortile presenta la tipica pavimentazione a riquadri che nei prossimi giorni ritroveremo in molti siti di questa parte di Sicilia.
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Agriturismo Antico Baglio – Paceco – Trapani |
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Agriturismo Antico Baglio – Paceco – Trapani |
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Agriturismo Antico Baglio – Paceco – Trapani |
Siamo accolti dalla proprietaria, una signora molto affabile e gentile, che ci invita ad accomodarci per la colazione. Poiché siamo ancora digiuni, accettiamo volentieri, attirati dal ricco buffet assortito con golose torte fatte in casa (che scopriremo variare ogni mattina), stuzzicanti bruschette con olio, origano, pomodoro, e poi buonissime marmellate di arance, limoni, mandarini e fichi, anch’esse home made, oltre che pane fresco, biscottini tipici al sesamo, al mosto, e paste varie. Tutto ottimo e di qualità. Capiamo subito che nei giorni futuri la colazione diventerà un piacevole appuntamento per iniziare al meglio la giornata, con il gusto del buon cibo e la simpatia della signora Rosa e di sua figlia Manuela che scambiano sempre volentieri quattro chiacchiere coi loro ospiti.
Siamo arrivati presto ed il nostro appartamento non è ancora pronto. Cosa fare nell’attesa? Decidiamo di andare a vedere la spiaggia di San Giuliano a Trapani. In poco tempo siamo lì. La spiaggia è grande e bella, ma la giornata seppur soleggiata è molto ventosa ed il mare molto mosso. Non ci si riesce a stare, per cui ci dirigiamo a Sud, verso Marsala, sperando di trovare condizioni più favorevoli. Lungo la strada la nostra curiosità viene attirata dalla segnaletica per le Saline e l’Isola di Mozia. In pochi minuti le raggiungiamo e ci si apre dinnanzi un paesaggio molto particolare, caratterizzato dai colori pastello delle scacchiere d’acqua, pittoreschi mulini a vento e candidi cumuli di sale.
Vicino casa nostra, in provincia di Ravenna, abbiamo anche noi le famose Saline di Cervia, ma queste sono diverse.
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Saline di Mozia – Marsala |
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Saline di Mozia – Marsala |
Data la bellezza e la particolarità dell’ambiente riteniamo che questo luogo meriti una visita più approfondita e siccome la stanchezza del viaggio comincia a farsi un po’ sentire, decidiamo di tornare all’Antico Baglio per prendere possesso del nostro alloggio. Con nostra soddisfazione constatiamo che l’appartamento composto da cucina, bagno e camera è bello e spazioso. Dopo aver mangiato qualcosa comprato fuori, disfiamo i bagagli e ci riposiamo un po’, in modo da ricaricarci per la serata. Il programma prevede cena a San Vito a base di cous-cous e dopocena al concerto gratuito di Mario Venuti.
Infatti in questi giorni a San Vito Lo Capo si sta tenendo il Cous Cous Fest, ossia il Festival dedicato alla famosa pietanza, eredità gastronomica dell’antica dominazione araba.
Quindi verso le 17,00 saliamo in macchina, coi costumi indossati (non si sa mai); infatti, durante il percorso veniamo attratti da una piccola baia rocciosa visibile dall’alto. Come non fermarsi? Ci affacciamo e il paesaggio é splendido! Si tratta della caletta dell’Isulidda, in frazione Macari, chiamata così per via di uno scoglietto emergente che sta lì di fronte. Si scende!
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Caletta dell’Isulidda – Macari – San Vito Lo Capo |
Sulla spiaggetta incombe un massiccio roccioso con un’antica torre di avvistamento e sotto delle grotte.
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Caletta dell’Isulidda – Macari – San Vito Lo Capo |
Data l’ora e forse anche il periodo c’è poca gente. L’acqua limpidissima ci invoglia a fare il bagno e ci divertiamo a nuotare da un’insenatura all’altra.
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Caletta dell’Isulidda – Macari – San Vito Lo Capo |
Poi usciamo e ci crogioliamo lì fino al tramonto.
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Caletta dell’Isulidda – Macari – San Vito Lo Capo |
Si è fatta proprio ora di andare, anche perchè cominciamo a sentire un po’ di languorino. E allora via alla volta di San Vito… il cous cous ci aspetta!!!
Poco prima del paese ci imbattiamo nella graziosa Cappelletta di Santa Crescenza risalente al XVI secolo.
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Cappelletta di Santa Crescenza - San Vito Lo Capo |
All’inizio di San Vito ci sono due grandi parcheggi liberi e quindi non ci sono problemi per lasciare la macchina. Più avanti invece i posti auto sono quasi tutti riservati e diventa più difficile. Siamo al 18 settembre, un lunedì, quindi c’è gente, ma non troppa e si gira bene. Ci sono vari punti di distribuzione del cous cous e questo è il primo che incontriamo.
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
Ogni paese, in cui questo piatto è di tradizione, ha un suo spazio in cui propone la sua versione di cous cous. C’è ad es. quello del Senegal, del Marocco, dell’Algeria… e quello di San Vito.
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
E’ molto piacevole girare per le vie del Festival. C’è tanto colore, folklore,allegria, tanta gente che si diverte gustando le prelibatezze del posto. Non solo cous cous, ma anche arancini, sfincioni, cannoli, cassatine, dolci alle mandorle e quant’altro.
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
Il cous cous si ottiene mediante la tecnica “dell’incocciatura” che consiste nello sfregamento fra le mani della semola di grano duro insieme a poca acqua per volta, fino a che si agglomera in tanti granellini. Poi si cuoce a vapore nella cuscussiera insieme a vari aromi ed in seguito si condisce con intingoli di carne, pesce o verdure. Tra una fase e l’altra vanno rispettati i tempi di riposo. Il cous cous non è un piatto semplice, la sua preparazione è quasi un rito.
Lungo le strade della manifestazione ecco una dimostrazione dell’incocciatura del cous cous.
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Incocciatura del Cous Cous – Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
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Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
Ed ora è arrivato il momento di scegliere il nostro. Con 10 € si acquista un buono che dà diritto a un piatto di cous cous, un dolcino e una bevanda. Siamo molto indecisi, ci piacerebbe assaggiarli tutti, perché sono tutti diversi, ma alla fine optiamo per quello di San Vito che è a base di pesce con mandorle e aromi vari. Da bere io prendo una bevanda al mandarino verde, molto buona, così come il vino scelto da Stefano. Come dolce una cassatina monoporzione.
Mi dispiace dover dire che il cous cous non ci è piaciuto, in quanto abbastanza anonimo, insapore e poco condito. Sinceramente ci aspettavamo qualcosa di più. Io non sono riuscita a finirlo. Anche la foto non è invogliante… peccato!
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Cous Cous di pesce di San Vito Lo Capo - Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo |
Sedute vicino a noi, invece, c’erano due ragazze che mangiavano quello del Senegal, bello condito e colorato, che mandava un bel profumino, a loro dire molto buono. Infatti, sono convinta che, se fatto bene, possa essere un buon piatto. Nei giorni seguenti, a Mazara, ne abbiamo assaggiato un altro alle verdure che era decisamente migliore.
Comunque sia, ci alziamo e ci godiamo una passeggiate tra le vie. Il monumento principale è senz’altro il Santuario di San Vito, incrocio tra chiesa e fortezza, molto bello anche all’interno. La prima cappella da cui è sorto risale al 300, subito dopo la morte del Santo. (Foto presa dal web, le mie di notte non sono venute bene).
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Santuario di San Vito |
Continuando il nostro giro verso il mare ci imbattiamo nella” Gelateria Sirena” e, per rifarci del cous cous, ci sediamo ed ordiniamo il “Caldofreddo”, dolce tipico di San Vito costituito da gelato alle creme con un fondo di pan di Spagna bagnato al liquore, panna montata e una colata di cioccolato caldo. Ci arrivano due belle coppe, golose ed abbondanti, tanto che si potrebbe cenare solo con quelle. Conto totale € 12,00.
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“Caldofreddo” di San Vito Lo Capo |
Come da programma, concludiamo la nostra serata sanvitese assistendo al concerto gratuito di Mario Venuti, uno dei nostri cantanti preferiti. Non è troppo conosciuto dal grande pubblico, ha uno stile piuttosto personale, sia nella musica che nei testi, un po’ di nicchia, e meriterebbe sicuramente di più. Lo spettacolo è stato molto bello, in un crescendo di emozione ed energia, mentre l’apprezzamento del pubblico aumentava sempre più col procedere dell’esibizione.
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Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo – Concerto di Mario Venuti |
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Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo – Concerto di Mario Venuti |
Felici per la giornata appena trascorsa, molto intensa direi, per essere solo quella di arrivo, salutiamo San Vito e facciamo ritorno a Paceco, al nostro baglio.
(Nei giorni successivi torneremo a San Vito e vi racconterò altro sul suo Cous Cous Fest… ma questa volta niente cous cous… continuate quindi a seguirmi per altre Impressioni di Sicilia).
Alla prossima “Evasione”…dentro o fuori la mia cucina!
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