Il filo che lega il cibo alla storia La nuit des temps ad Introd in Valle D’Aosta

antiche gesta alla latteria ternaria lanuit des temps Introd Ao
Nelle notti senza luna, come quella dello scorso 1º settembre, nel piccolo paese di Introd, in Valle d’Aosta ai piedi del Gran Paradiso, noto per essere stato meta delle vacanze estive dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si sono aperte porte invisibili che mi hanno permesso di viaggiare nel tempo. Un viaggio, a piedi, a ritroso nei secoli, a lume di lanterna, per scoprire angoli di architettura alpina e ascoltare testimonianze storiche: racconti, leggende, assaggi di vita dal ’900 al ’400 attraverso quel filo che lega il cibo e la storia.

Il comune di Introd è situato tra la Dora di Rhêmes e il torrente Savara, i corsi d’acqua che solcano rispettivamente la Val di Rhêmes e quella di Valsavarenche, le quali appartengono al Parco Nazionale del Gran Paradiso, che proprio a Introd ha inizio. La particolare posizione geografica ha dato origine al nome Introd: entre les eaux cioè “tra le acque”. Abitato fin dall’era neolitica, Introd è uno dei 74 comuni della Valle d’Aosta. I suoi abitanti ancora oggi, accanto al francese e all’italiano, le due lingue ufficiali della Valle d’Aosta, utilizzano il patois, dialetto franco-provenzale comune alle tre regioni alpine ai piedi del Monte Bianco: Valle d’Aosta, Svizzera Romanda e Savoia. Paese di media montagna, occupa la parte inferiore delle valli di Rhêmes e di Valsavarenche, proprio all’imbocco del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
dal campanile i rintocchi del vecchio paiolo di Giorgio il pazzo la nuit des temps Introd Ao

Sergio prepara la polenta concia come a inizio secolo la nuit des temps Introd Ao

Da Introd si snodano una rete di sentieri per il trekking, passeggiate e gite in mountain-bike, che nel periodo invernale si tramutano in splendidi itinerari per passeggiate con le “ciaspole” ed è inoltre a due passi dalle principali stazioni di sci alpino e nordico della Valle d’Aosta. Ma in rare notti senza luna Introd si trasforma, e come per magia è possibile attraversare delle porte invisibili, che permettono di viaggiare nel tempo. 
i saluni del territorio preparati da Delia lanuit des temps Introd Ao

Queste notti sono dette: le notti dei tempi o meglio ancora la nuit des temps. Un modo diverso per conoscere le radici delle tradizioni alimentari che  nelle zone montane, dove la terra riposa per lunghi mesi e non è coltivabile durante tutto l’anno, la popolazione ha trovato sistemi per conservare gli alimenti di cui nutrirsi tra un raccolto e l’altro utilizzando principi fisici e chimici diversi: il freddo, la salatura, l’essicazione, l’affumicatura, l’isolamento dall’aria e dalla luce. 
la vecchia latteria lanuit des temps Ao

la vecchia latteria lanuit des temps Introd Ao

Un viaggio a ritroso nel tempo partito con un assaggio dei prodotti tipici e della immancabile polenta concia alla Maison Breuil, in località Ville Dessus di Introd, che è uno dei maggiori esempi di architettura rurale del Gran Paradiso, tutti gli spazi necessari alla sopravvivenza di persone e animali erano infatti raggruppati sotto un unico tetto. Il castello secolare, la chiesa, il forno e la vecchia latteria raccontano la storia di grandi conquiste e antiche famiglie, a cui si intreccia quella della tradizione e della tipicità architettonica valdostana.
la conservazione del cibo nel rascard (fienile) la nuit des temps Introd Ao

il burro colô (chiarificato) per la lunga conservazione la nuit des temps Ao
Storie narrate non soltanto attraverso i luoghi che hanno fatto loro da cornice ma anche e soprattutto ricorrendo alle testimonianze orali dei protagonisti, la tradizionale veillà delle lunghe sere d’inverno quando intorno al focolare gli anziani raccontavano leggende e storie vissute. Così gran parte delle tradizioni valdostane sono giunte sino ad oggi. Silvie racconta di quanto fosse faticosa la sua giornata: la sveglia all’alba per la prima mungitura, i figli da accudire, la grande casa e i lavori nei campi. 
Daniel, la guida nel tempo la nuit des temps Introd Ao

il registro antico della latteria turnaria la nuit des temps Introd Ao

il pane cotto una sola volta l’anno nel forno comune lanuit des temps Introd Ao

Nell’oscurità, rischiarata solo dalla luce delle lanterne, Daniel narra di strani personaggi che nei secoli hanno abitato in questi luoghi: la donna di stracci, la guaritrice che conosceva mille rimedi naturali per ogni dolore e l’emblematico Giorgio detto ‘santo’ ma anche ‘il matto’. Si tratta di un abitante di Introd, vissuto nell’’800, e considerato da tutti un po’ strano ma anche estremamente altruista, intraprendente e a suo modo geniale, che parti a piedi alla volta di Milano con il suo paiolo per la polenta in spalla con cui si fece fabbricare una campana, che ancora oggi regala i suoi rintocchi agli abitanti di Introd. 
la chiesa la nuit des temps Introd Ao

la guardia al castello la nuit des temps Introd Ao

Il cammino a ritroso nel tempo si è concluso al Castello che risale probabilmente al XII secolo e in origine consisteva in un mastio quadrato circondato da una cinta di mura. Verso il 1260, Pierre Sarriod d’Introd ampliò il castello primitivo che, in seguito alle modificazioni del XV secolo, assumerà la forma poligonale quasi arrotondata che tuttora lo distingue dagli altri castelli valdostani. 
la nuit des temps Ao

la vita a corte la nuit des temps Introd Ao

Uno spaccato della vita di corte nel 1400, la nobiltà e il popolo e una degustazione guidata dei sapori del tempo che vedeva sulle tavole nobiliari la comparsa della prima Fontina, pare infatti che la prima citazione della Fontina risalga al 1477 nella Summa Lacticinorum del medico vercellese Pantaleone di Confienza, mentre la prima classificazione è del 1887 con “Le Fontine di Val d’Aosta” nell’annuario della Stazione Sperimentale del caseificio di Lodi. 
la degustazione guidata al castello la nuit des temps Introd Ao

i formaggi La nuit des temps Introd Ao

la nuit des temps Introd Ao

Altro antico latticino già presente all’epoca è Il Seras: l’ultimo formaggio che si ricava nella catena di caseificazione del latte intero, dopo la produzione della Fontina o della toma. E’ una pregiata ricotta, di colore chiaro e dal sapore leggermente acidulo e sapido. Le sue origine sono antiche, tanto che il suo nome compare su manoscritti e documenti risalenti al 1268: pare, infatti,  che i casari di allora lo producessero per le nobili famiglie che dimoravano nei castelli valdostani. Immancabile, già da allora, la presenza del vino prodotto in loco, vista la vocazione vitivinicola di di questa piccola regione già attiva allora.
foto www.aostapanoramica.com

Un ultimo sguardo al cielo che nell’oscurità  dà spettacolo con la miriade di stelle.
E piano mi incammino verso il futuro, arrivederci Introd grazie.

Altri momenti di questa e altre esperienze le puoi vedere seguendomi qui

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