L’asparago selvatico è uno dei primi frutti che la natura ci regala, testimone del suo risveglio primaverile.
Il suo nome ha origini controverse…
per alcuni deriverebbe da asper : ruvido , aspro;
per altri da spargao: turgido riferito ai suoi getti commestibili;
per altri ancora il termine viene da non spargo: cioè non semino per il fatto che questa pianta non si semina ma si moltiplica per via vegetativa.
Noto sin dall’antichità come pianta officinale dal grande potere diuretico, da sempre considerato un prodotto per palati fini.
Per preservare le sue qualità è necessaria una breve cottura, una buona norma già nota ai tempi dell’imperatore Augusto, il quale, quando desiderava che un suo ordine fosse eseguito in breve tempo recitava il proverbio “celerius quam asparagi cocuntur” ossia “più rapido della cottura degli asparagi”.
Materiale occorrente.
vasi sterilizzati
Ingredienti:
- 1 mazzo di asparagi selvatici ( volendo si possono usare anche quelli coltivati ma il risultato non sarà lo stesso.
- preparare una soluzione costituita da:
- 1 bicchiere olio extra vergine d’oliva ( per me un monovarietale Mignola)
- 1/2 bicchiere di vino bianco
- 1/2 bicchiere di aceto bianco
- 1 cucchiaio raso di sale fino
- alcuni grani di pepe nero
Portare ad ebollizione la miscela e tuffarvi le punte di asparagio, lasciare cuocere per alcuni minuti, gli asparagi dovranno rimanere al dente; poi scolarli.
Disporre le punte nei vasetti e poi coprire con il liquido bollente, chiudere i vasetti e mettere sottosopra per creare il sottovuoto.