Amaretti di Sant’Angelo Lodigiano

Prima delle vacanze estive vi avevo promesso che vi avrei portato nuovamente a spasso nel Lodigiano, a conoscere i suoi luoghi e la sua cucina, e oggi mi si presenta un’occasione unica e bellissima perchè il Calendario del Cibo Italiano di AIFB celebra la giornata nazionale degli amaretti (qui trovate l’articolo introduttivo dell’ambasciatrice Cristina Tiddia). Ho più di un buon motivo per sfornare gli Amaretti di Sant’Angelo Lodigiano e, magari, andare a fare due passi al castello. 

Gli Amaretti di Sant’Angelo sono dei dolci da forno croccanti e dal retrogusto amarognolo a base di zucchero, albumi, mandorle armelline e cacao che vengono gustati intingendoli nel vino, accompagnati al mascarpone o alla crema lodigiana oppure vengono usati come elemento base per la preparazione di altri piatti (esempio per condire la pasta al burro, le polpette alle melanzane, i tortelli) o per fare torte, al posto del pan di spagna; sono altresì una variante locale del tiramisù, preparato sostituendo i savoiardi con gli amaretti. Da ciò si evince quanto sia grande il legame di questo dolce con il territorio.
L’ingrediente principale è la mandorla amara di albicocca, l’armellina, che proviene da Damasco in Siria. Gli amaretti di Sant’Angelo si caratterizzano dall’uso del cacao amaro, mentre le altre ricette degli amaretti italiani (di Saronno, di Sassello,..) si differenziano nella composizione degli aromi.
Andiamo in cucina a prepararli. Sono facili e veloci da fare e si possono tranquillamente impastare con i bambini.

Ingredienti:
  • 300 g di zucchero semolato
  • zucchero a velo quanto basta per spolverizzare 
  • 100 g di mandorle armelline
  • 1 cucchiaio di cacao amaro
  • 2 albumi

Lavoriamo tutti gli ingredienti in un mixer e poi formiamo con le mani tante palline di impasto, che dovranno essere adagiate su una placca foderata con carta forno, spolverate con zucchero a velo e cotte a circa 170°C per 15/18 minuti. 

Sono davvero ottimi. Uno tira l’altro… Provateli.

Vi saluto con questi scatti fatti al Castello di Sant’Angelo (Castello Morando Bolognini) e, come di consueto, con qualche informazione storico-artistica al riguardo, sperando di non annoiarvi e dandovi qualche spunto per una gita da queste parti.





E’ uno tra i castelli meglio conservati in Italia ed è forse tra quelli meno conosciuti. Fu costruito in questo luogo perché Sant’Angelo si trova alla confluenza di due fiumi, il Lambro vivo e il Lambro morto, che fin dall’antichità erano utilizzati per il trasporto delle merci. I bracconieri che risalivano il fiume carichi di sale, di spezie e di altri oggetti preziosi, provenivano dal Po, da Venezia e da tutte le città d’oriente affacciate sul mare e preferivano navigare su queste acque, per andare a rifornire le città di Lodi e Milano, piuttosto che percorrere le strade infestate dai predoni. Quale posto migliore quindi per innalzare una fortificazione? 
L’antico castello sorge in un posto chiamato Cogozzo che, dal punto di vista militare, era strategico in quanto si trovava in un lembo di terra fra il Lodigiano, il Pavese, il Milanese e a pochi km dal Piacentino.
La rocca di Cogozzo non esiste più perché fu abbattuta a seguito della Pace tra Milano e Lodi siglata nel 1198, ma venne gradualmente riedificata nel luogo dove sorge il castello attuale, quando Milano entrò in guerra con Federico II invadendo il Lodigiano.
La storia del castello è lunga, è complessa, ha visto periodi di grandezza così come di declino, ha attraversato i tempi e gli eventi come potete immaginare e come è successo a tutti gli edifici antichi.
Dato che qui parliamo di cibo e di cultura legata ad esso, vi segnalo al suo interno, tra le varie sale da visitare, anche il Museo del Pane, dove sono esposti oggetti antichi per la panificazione e vari tipi di pani quotidiani o rituali, mentre nei sotterranei è possibile visitare il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura, il cui percorso si articola partendo dall’invenzione dell’aratro.

Buon tuffo nel passato e buona degustazione di amaretti.


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