Ragù. Sì, oggi voglio proprio regalarvi la ricetta del ragù, quello di casa mia, quello di nonna, mamma e zia. Nessun ingrediente segreto, nessun effetto speciale, se non quello di essere in grado, semplicemente col suo profumo, di riportarmi alla memoria momenti, suggestioni e teneri ricordi di famiglia. Per farlo voglio cominciare condividendo con voi una piacevole scoperta: quella dell’etimologia della parola ragù.
Etimologia: ← adattamento italiano del francese ragoût, derivato di ragoûter ‘stuzzicare l’appetito’ (da goût ‘gusto’). [Garzanti Linguistica]
Non appena l’ho letta, mi è venuto da sorridere. Non poteva avere un significato più bello e sorprendente; così vero, così azzeccato. Mi sono messo nei panni di chi ha “dovuto” dare un nome a questo sugo a base di pomodoro e carne. E me lo sono immaginato come me, da piccolo, un bambino, appena sveglio, la domenica mattina, ancora in pigiama, un occhio aperto e l’altro no, e un profumo, che sapeva di casa, di famiglia, di domenica. Quello del caffellatte e biscotti? No! Ragù. Era profumo di ragù, quello. Quel profumo cancellava immediatamente la voglia di latte e biscotti, ti proiettava già al pranzo, facendoti sognare quel succulento piatto di pasta…al ragù. Poi il sogno si poteva spingere oltre: “Magari la mamma lo userà per una gustosa pasta al forno o come ripieno per degli stuzzicanti arancini”. Sì, con questo sugo si possono proprio fare dei piatti meravigliosi e irresistibili! E quindi? Come lo chiamiamo? Stuzzica e risveglia l’appetito, no? Lo chiamerò ragoût. Un successone!
Se anche voi, come me, avete una vostra ricetta del ragù di famiglia e avete voglia di condividerla, attraverso storie, ricordi, suggestioni o aneddoti che stanno dietro alla preparazione di questo piatto, non esitate a farlo, lasciando un commento in fondo all’articolo!
Lunga vita al ragù!
INGREDIENTI
- 700 g di passata di pomodoro (io utilizzo la Pummarò Star, fatta con pomodoro Datterino)
- 450 g di carne trita (scegliete voi tra quella di vitellone, di suino o mista; l’importante è che non sia una carne troppo magra)
- 1 cipolla media
- 1 carota
- 1 costa di sedano
- olio extravergine d’oliva q.b.
- sale q.b
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1/2 bicchiere di vino rosso
- acqua q.b.
PREPARAZIONE
Preparo la base per il soffritto tritando finemente la cipolla, il sedano e la carota.
Verso in un tegame un generoso “filo” d’olio e, una volta caldo, vi soffriggo le verdure appena tritate.
A questo punto aggiungo la carne, la faccio rosolare per qualche minuto e poi sfumo con mezzo bicchiere di vino rosso.
Quando il vino sarà evaporato, verso la passata di pomodoro e la stessa quantità di acqua (solitamente prendo come unità di misura la bottiglia stessa della passata). Non appena riprende il bollore, abbasso la fiamma al minimo e copro con un coperchio.
Chiedo a mia mamma quanto deve cuocere il ragù, e lei mi risponde: “Il ragù te lo devi dimenticare, più cuoce, meglio è. Ti accorgi che è pronto quando in superficie vedi galleggiare dell’olio, che poi è il grasso della carne che si è sciolto!”. Grazie mamma, ma ai miei lettori preferirei dare un tempo un po’ più preciso. Decido di cronometrare e, dopo due ore, il ragù è pronto. A fine cottura, regolo di sale e aggiungo lo zucchero, che toglie quel pizzico di acidità del pomodoro.
Ricordatevi di mescolare di tanto in tanto e, se il ragù si dovesse asciugare troppo durante la cottura, basterà aggiungere dell’acqua.
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