La voglia di questo dolce tipicamente campano, mi è tornata vedendo il post di Fausta. Così ho rispolverato una vecchia agenda dove avevo una ricetta che è molto simile a quella proposta da Fausta. Come ogni ricetta tradizionale, ci sono tante versioni quante sono le famiglie. Ma cos’è il Migliaccio?
Per chi non lo conoscesse, in Campania indica una torta bassa di semolino ed è generalmente proposta per il Martedì Grasso sia nella versione dolce con ricotta, latte, scorza di limone, che in quella salata con ciccioli di maiale, provola di bufala e pezzetti di provolone.
Il termine deriva dal latino miliaceus che indicava la farina di miglio, che al tempo dei romani era l’ingrediente principale per un pane dei poveri, una sorta di schiacciata, chiamata miliaccium.
Negli anni in varie regioni italiane come in Toscana, Emilia e Marche il Migliaccio indicò una torta contadina composto di farina di miglio e sangue di maiale, realizzata nel periodo di macellazione dell’animale.
Sembra che anche in Campania in origine fosse una torta di sangue di maiale e miglio, sostituito quest’ultimo dal semolino nel XVIII.
Ingredienti:
125 g di semolino
150 g di ricotta di pecora
130 g di zucchero
125 ml di latte intero
125 ml di acqua
20 g di burro
2 uova
la scorza grattata di un limone
scorze candita di limone o cedro a piacere
pizzico di cannella
zucchero a velo per guarnire
Preparazione:
In un tegame si mette il latte, l’acqua, il burro e parte della scorza del limone. Si porta a bollore e si versa a pioggia il semolino, si mescola continuamente fino a quando il composto si stacca dalle pareti del tegame.
Si setaccia la ricotta, si aggiungono le uova, lo zucchero, la cannella, la restante scorza grattata del limone, le scorze candite a piacere.
Si unisce il semolino con la ricotta formando un impasto cremoso. Si verso il tutto in una stampo e si cuoce in forno caldo a 200° C per circa 40-45 minuti fino a quando la superficie sarà cotta.
Si toglie dal forno e si fa raffreddare, infine si spolverare con lo zucchero a velo.